Nino, un liutaio alle porte dell’Aquila

C’è una storia che vale la pena raccontare. Una storia che inizia a Villa Gioia (L’Aquila) dove, fino all’aprile del 2009, Maurizi Nino abitava insieme alla sua famiglia. In quella casa è nato e ha vissuto i primi anni della sua fanciullezza. In quella casa era tornato due anni prima del terremoto. Adesso quel palazzo, […]

C’è una storia che vale la pena raccontare. Una storia che inizia a Villa Gioia (L’Aquila) dove, fino all’aprile del 2009, Maurizi Nino abitava insieme alla sua famiglia. In quella casa è nato e ha vissuto i primi anni della sua fanciullezza. In quella casa era tornato due anni prima del terremoto. Adesso quel palazzo, che includeva il suo appartamento, è stato abbattuto, e l’attività autonoma che Nino svolgeva si è infranta insieme a quell’angolo della nostra città. Non è facile ricominciare tra le difficoltà che il sisma e la precaria situazione economica attuale hanno di fatto accresciuto. Soprattutto avendo una piccola famiglia da sostenere. Ma, Nino non si è dato per vinto e ha fatto di necessità virtù. Ha unito la sua passione per la musica con quella di artigiano, mestiere appreso osservando il padre lavorare il legno. E così, nel 2012, grazie all’incontro con il maestro Marco Di Natale, di Montorio al Vomano, è nata in lui l’idea di costruire i Bassi elettrici, strumenti musicali che la genialità di Leo Fender e il talento del “mancino” dei Beatles, McCartney, hanno reso leggendari. Il laboratorio artigianale si trova a Scoppito, nella casa paterna. Entrando in quella bottega si apre un piccolo mondo che ci racconta frammenti di storia dal sapore antico, quando il mestiere dell’intagliatore era scandito dalla metodica precisione e dalla genuinità del lavoro dell’artista che manovrava sapientemente gli arnesi su ogni piccolo pezzo ligneo, dall’iniziale aspetto disadorno, fino a trasformarlo in un autentico capolavoro. In quell’ambiente sono distribuiti in maniera uniforme i macchinari utili alla lavorazione e i legni grezzi (noce, ontano…), di provenienza esclusivamente abruzzese, dai quali prenderanno poi forma gli strumenti. Anche se l’approccio con gli attrezzi da lavoro non è stato per lui motivo di difficoltà, Nino ha dovuto apprendere le modalità costruttive dei bassi, che poi avrebbe dovuto realizzare, acquistando modelli rovinati che ha scomposto e poi ricomposto per capire le modalità di fabbricazione. Ha cercato di carpirne i segreti per rimuovere i difetti e migliorare, là dove possibile, l’aspetto qualitativo. Nelle sue opere emerge l’ottimo connubio tra l’abile manualità del liutaio e le salde competenze nel campo dell’acustica acquisite in tanti anni di consolidata esperienza musicale. I manici, di alta qualità, forniti di tastiera (anche fretless), li acquista a parte, per poi innestarli nel corpo (sistema bolt-on) con il quale fanno un unicum insieme alla circuiteria perfettamente sistemata negli appositi incavi ricavati nel legno massello. Nino ci tiene a precisare che ogni strumento realizzato sarà unico, numerato e datato in tutte le sue parti, senza possibilità di replica. L’amore e la passione per il basso è grande. Una passione iniziata agli albori degli anni Ottanta e che oggi si sta trasformando in intraprendenza artigianale avallata dall’esperienza e dalla professionalità del maestro Di Natale. Ci spostiamo in una stanza attigua dove l’amico, e ottimo bassista, dr Piergiovanni Battibocca, prova un paio di strumenti realizzati da Nino: uno composto da un corpo massiccio unico e l’altro da due strati. Le impugnature sono ottime. Dalla qualità dell’intarsio e dalla sonorità bisogna riconoscere che il nostro liutaio aquilano ha fatto davvero un buon lavoro. Il sorriso di approvazione di Piergiovanni ce lo conferma.

 Fulgenzio Ciccozzi

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