Dopo la folgorante partenza del 1° settembre all’Auditorium del Parco, con La Macha Duo che ha entusiasmato il nutrito pubblico con flamenco, tango e contaminazioni fra musiche popolari, valzer e blues, la XX edizione del Festival Internazionale della Chitarra, evento organizzato dalla Società Aquilana dei Concerti “B. Barattellli”, dalla Accademia Chitarristica Aquilana e dalla Associazione Festival Internazionale della Chitarra, con direzione artistica e coordinamento a cura del M° Agostino Valente, prosegue il 6 e 10 settembre, nella Chiesa di San Giuseppe Artigiano e nell’Oratorio di S. Giuseppe dei Minimi, in via Sassa a L’Aquila, venerdì con il concerto per voce e chitarra di Manuel Custer e Massimo Felici e domenica, con quello di Jorge Cardoso, maestro indiscusso della milonga, compositore ed esecutore di fama mondiale.
Il concerto di venerdì 6, con inizio alle 21, si aprirà con “La Rossiniana n.2 opera 120”, scritta da Mauro Giuliani all’inizio del XIX secolo, inserita in una serie di fantasie su alcuni motivi di Rossini, dove si dimostra che il grande compositore di Bisceglie eccelleva, principalmente, nel saper creare una linea melodica piacevole e armonicamente significativa e di saperla sviluppare in complessi brani virtuosistici, di straordinario ed immuttato impatto emotivo. Seguirà una scelta di opere per voce e chitarra sempre di Mauro Giuliani, riscritte per l’occasione dal M° Felici secondo una visione filologicamente fedele all’originale, diversa dalla unica incisione in commercio in Italia, con Cristina Curti come voce e Aldo Vianello alla chitarra, prodotta da Tactus alcuni anni fa.
Sarà poi la volta di brani diversi (ballate, romanze, ecc.) di Mario Caterlnuovo-Tedesco, autore particolarmente studuatio dal M° Felici che su sue musiche originali ha un inciso un CD dall’attomo esito, già nel 1995.
Nato a Firenze nel 1985, Catelnuovo-Tedesco è senza dubbio da annovera fra gli autori ri che più hanno legato la propria immagine alla musica per chitarra, compositore precoce ed apprezzato dai contemporanei (Toscanini , Piatigorsky, Casella, Heifetz, Gieseking e Segovia), le cui numerose opere (se ne contano più di duecento) sono oggi in fase di rivalutazione, dopo un lungo periodo di oblio, mentre le uniche che hanno sempre potuto godere di una costante presenza concertistica e discografica sono proprio quelle scritte per la chitarra.
Dopo l’intervallo, il concerto aquilano del 6 settembre contnuerà con “Homenajie pour le tombleau de Debussy” di Manual De Falla, dove riecheggiano suggestioni dell’Andalusia e quelle specificità della musica popolare di cui sono pervase città come Granada, Siviglia e Córdoba. L’opera è l’unica composizione scritta da De Falla per chitarra, poi riproposta anche in versione per pianoforte e orchestra: probabilmente la prima composizione del novecento scritta da un compositore che non fosse chitarrista. Il successo della Danza in Mi Maggiore – composta prima del 1920 da Moreno Torroba – ispirò, quasi certamente, Falla a scrivere l’Homenaje fra il 1920/21, e il brano fu eseguito per la prima volta da Pujol, per poi essere eseguito e registrato da Segovia. Lo spirito della chitarra, il fascino dei suoi timbri accattivanti, delle sue armonie “barbare”, continuò a vivere nelle successive opere come confermato da Joaquin Rodrigo, con un fluido melodico che porta con sé melanconie andaluse dal ritmo mesto e calmo dell’habanera e del cante jondo (antico canto popolare andaluso dal quale, in seguito alla contaminazione di elementi gitani e zingareschi, ebbe origine il flamenco), che consente di accostarsi e riappropriarsi dei paradigmi del linguaggio più propriamente emozionale. Sul piano concettuale Falla attinge, invece, al laboratorio della musica francese, soprattutto a Debussy, la cui musica è intrisa, secondo Jankelevitch, di staticità, istantaneismo, e della presenza incombente dell’idea della morte.
In chiusura: “Siete Conciones Populares Espanolas”, nella versione per voce e chitarra di Miguel Llobet, concertista che a Parigi ebbe contatti con Claude Debussy, Manuel de Falla e Isaac Albeniz, indirizzando la sua ricerca sui colori e timbro della chitarra che lo portarono nell’impressionismo e contribuirono all’evoluzione della tecnica insegnatagli da Francisco Tárrega, suo maestro.
Per quanto concerne il terzo appuntamento della edizione 2013 (la numero venti) del Festival Intrnazionale della Chitarra, nell’Oratorio di S. Giuseppe de’ Minimi a L’Aquila, con inzio alle 18, domenica 10 settembre, sarà di scena Jorge Cardoso, argentino, autore di 400 opere per chitarra sola, vincitore del Grammy Award nel 2004 con il CD “Aire Latino”, che ci delizierà, suonando come suo solito, in piedi, unico esempio di questo tipo nel mondo della chitarra classica, con le sue straordinarie milonghe, ma presentando anche brani di Gumaraes, Barrios, Ramirez, Lucas B. Areco, Piazzolla e di Mariano Mores, autore di splendidi tango che ricordano da un lato la milongha, dall’altro il flamenco, con netta distinzione, grazie proprio alla chitarra, dala rumba, poiché, in questa distinto dalla la chitarra va molto liberamente, laddove nel Tango gli accenti sui beat 2, 3 e 4 sono marcati chiaramente con un duro strimpellio.
Fra i brani presentati, particolare interesse mostra quello di Ariel Ramirez “Alfosina y el mar”, scrtitta nel 1969 e come le precedenti “Navidad Nuestra” (1964), “La Peregrinación” (1964); “Los caudillos” (1965); “Mujeres Argentinas” (1969), con il poeta Félix Luna, senza dubbio la sua opera più bella (è scomparso a 88 anni, nel 2010), al pari della più celebre “Misa Criolla”, messa per due solisti, coro misto, percussioni, tastiera e strumenti andini.
Il concerto si aprirà con lo splendido “Sons de carrhoes” del brasiliano Texeria Gumaraes, detto João “Pernambuco”, figlio di un’india e di un portoghese, validissimo compositore, che ha scritto di cento musiche tra chôros, valsas, jongos, maxixes, emboladas, toadas, cocos, preludios ed estudios, cantante ed un ottimo suonatore di viola, di cui Villa Lobos dichiarò che: “Bach non si sarebbe vergognato di aver firmato gli studi di João Pernambuco”, studi composti da uno che non sapeva né leggere né scrivere la musica.
Di Piazzolla Cardoso eseguirà “Adio nonino”, spartito per pianoforte che lui ha riadattato alla chitarra era il il cui titolo si rifà al nomignolo affettuoso con cui Astor si rivolgeva a Vicente, suo padre, composto nel lontano 1959 a New York, pezzo tra i più rappresentativi del compositore argentinom e che, in una intervista del 1990, lo stesso Piazzolla definisce il suo tango numero 1.
Cardoso presenterà anche sue otto brevi milonghe, risultato eccelso della fusione di vari ritmi tradizionali come le cubane Habanera e Macumba, la Mazurka e la Polka, con ritmi ora vorticosi ed ora molto lenti.
Fatta di ricordi e dubbi, incertezze e spavalderie, sempre figlia di una melodia bastarda, la milonga ha tocato vertici di rappresentazione e tessitura con Cardoso, tanto che è stata la sua musica al centro della ispirazione del grande progetto “Sulle rive del tango”, che lo scorso luglio ha dato appuntamento ogni giovedì al Lido Marechiaro di Napoli, agli appassionati della musica argentina d’ ispirazione africana.
Carlo Di Stanislao
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