Hanno molte affinità e varie “assonanze” chitarra e clavicembalo, la prima esplosa nel repertorio classico dal finire dell’800, il secondo che si avvia in Italia nel corso del XVI secolo ed evolve nel XX, con lo sviluppo di due diversi metodi di costruzione, una derivata dal pianoforte moderno e l’altra basata su principi storici, rispettando proporzioni, tecniche e strutture originarie, in modo da avvicinarsi il più possibile agli strumenti antichi. E sarà un clavicembalo fatto secondo il modello antico quello che affiancherà la chitarra nel quarto concerto del XX Festival Internazionale della Chitarra, con protagonisti il chitarrista francesco Mancini ed il clavicembalista Filippo Proietti, entrambi giovanissimi e talentuosi, impegnati da alcuni anni al recupero della musica dal XVI al XIX secolo.
Operazione complesa ma cvoronata da largo consenso di critica e dal favore del pubblico che, a L’Aquila, nell’Oratorio di S. Giuseppe de’ Minimi, potrà ancora applaudirli giovedì 12 settembre con inizio alle 21.
La serata si apre con Antonio Vivaldi ed il celebre “Concerto in Re Maggiore”, con chitarra e clavicembalo a sostituire gli orginari luito ed orchestra d’archi, in una riscrittura imprevista e molto briosa.
Seguiranno tre branni per cembalo solo: il primo intitolato “Brande Champagne” di anonimo del XVI secolo, il secondo della fine del ‘500, intitolato “Balletto del Granduca” di Jan Peterszoon Sweelinck ed il terzo “Sonata III per chitarra e basso continuo”, scritto a metà del ‘700 da Rudolf Straube.
Poi, per la sola chitarra, “Varaciones sobra el tema Gaudame las Vacas” de Luis de Narvez, compositore spagnolo vissuto nel XVI secolo, autore principalmente di musica polifonica vocale e soltanto di poche musiche per vihuela (un antica forma di liuto) per le quali è più conosciuto al giorno d’oggi e “Fantasia X” di Alonso Mudarra, anche lui spagnolo e del ‘500, grande innovatore nella composizione di musiche strumentali ed anche vocali ed il primo di cui ci siano pervenute musiche scritte per la chitarra.
Si conclude in duo, clavimbelo e chitarra, per “Introduzione e Fandango” di Luigi Boccherini, prolifico compositor di musica da camera, che fu il maggior rappresentante della musica strumentale nei paesi neolatini europei durante il periodo del Classicismo.
Dallo scorso anno e dalla XIX edizione del Festival Internazioonale della Chitarra, l’aquilano ferancesco Mancini, allievo dei Maestri Agostino Valente, Massimo Felici, Goran Listes, Francesco Cuoghi, David Tanebaum, Philippe Villa, Pavel Steidl e Jorge Cardoso, suona una le due chitarre donate alla Associazioone Chitarristica Aquilana dai maestri liutai Franco Di Filippo e Leonardo Petrucci, realizzate nei corsi di liuteria del Meeting 2010 di Sarzana, dove lo stesso Mancini si è esibito con grande successo. Premiato in vari concorsi nazionali ed internazionali, svolge attività artistica regolare dal 2003 in diverse orchestra da camera e si è esibito in vari concerti, anche come solista, in diverse regioni italiane, oltre ad aver inciso per la regione Marche “Asturias” di Isaac Albenitz.
Il clavicembalista Filippo Proietti, diplomato in pianoforte nel 1999 e vincitore, lo stesso anno, della borsa di studio della “International Inner Wheel”, diplomato in musica sacra e, nel 2007, in direzione d’orchestra e in composizione (2008), ha diretto l’orchestra baroccas del conserrvatorio “A. Cascella” de L’Aquila e, ancora, l’Orchestra Sinfonica Abbruzzese, l’Orchestra Giovanile “il Palcoscenico2 di Orte, l?Orchestra Interammia di Teramo. L’Orchestra da Camera Fiorentina e quella ARTeM di Rieti.
Ha collaborato con il Cantiere Internazionalwe d’Arte di Montepulciano e si esibito come concertista in Italia, francia, inghilterra, Malta ed Austria.
Celebre la sua trasscrizione per Quintetto della “Cenerentola” di Rossini e la colonna sonoro originale del documentario “Narni sotterranea”, uscito nel 2011 e realizzato con la collaborazione degli Archivi Vaticani e del Trinity College di Dublino, finanziato dalla Associazione “Subterranei” di Narni e dalkla Banca Popolare di Spolweto, Comune di Narni e Camera di Commercio di Terni. Di particolare interesse in quel documentario, con musiche perfettamente illustrative, Il la lettura della simbologia esoterica lasciata da Giuseppe Andrea Lombardini nella cella del carcere dell’Inquisizione. Più che un documentario si tratta di un docu-film, in cui si racconto di un gruppo di giovani speleologi che scoprono a Narni, in un sotterraneo dimenticato, una cella tappezzata dai graffiti di un prigioniero dell’Inquisizione. Quei momenti di concitata emozione vengono bruscamente interrotti da due occhi comparsi per un istante, nel buio. Il terrore ha il sopravvento! Durante la fuga uno di loro scompare ma la paura è tanta che nessuno ha il coraggio di tornare indietro a cercarlo, nonostante che Annamaria, l’unica ragazza del gruppo, cerchi di convincerli. Marco perde il suo orologio con inciso il proprio nome. Il foro dal quale erano entrati frana e sigilla l’ingresso. Passano gli anni, del ragazzo scomparso non si ha più notizia, nonostante le intense ricerche della polizia. Una mattina il pavimento della chiesa di San Domenico cede e sotto di esso compare il buio del sotterraneo, scoperto molto tempo prima. I ragazzi, ormai grandi, si ritrovano, dentro di loro conservano la tragica verità di quella notte. Non si erano più visti da allora. Hanno paura che il segreto si riveli. Tra essi Roberto, archeologo affermato, Annamaria, impegnata nel sociale per il recupero degli emarginati, Marco, divenuto frate francescano, Riccardo, consigliere comunale, preoccupatosi di avvisare tempestivamente gli altri amici. Marco vorrebbe rientrare in possesso del suo orologio per evitare di essere accusato della morte del loro amico ma ha paura di scendere. Debbono fare in fretta prima che arrivi la polizia e scopra tutto. Riccardo si offre volontario per non distruggere la sua carriera politica ma, una volta dentro. La storia si sviluppa intorno a quella strana e inquietante presenza nel sotterraneo.
E’ l’autore dei graffiti fatti nel 1759 che si era firmato Giuseppe Andrea Lombardini? Cosa c’entra la Sacra Lancia, la preziosissima reliquia con la quale il centurione Longino trafisse il costato di Cristo, ritenuta capace di conferire un potere immenso a chi la possiede e che fu portata dal cardinale Giulano della Rovere a Roma nel 1492, prendendola in consegna proprio nella rocca di Narni? Perché la sacra Lancia è graffita sulle pareti della cella? Sempre alla ricerca della Verità Roberto troverà documenti dimenticati sia a Dublino che in Vaticano,dai quali riesce a scoprire l’identità del prigioniero dell’Inquisizione. Una Verità sconvolgente che condurrà ad un finale a sorpresa.
Mi auguro che fra i bis che certamente saranno richiesti a Mancini e Proietti nel concerto del prossimo 10 settembre, possano accennare al tema della colonna sonora, davvero molto avvincente.
Carlo Di Stanislao
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