«Come oramai ampiamente documentato e di nuovo ribadito al congresso europeo delle malattie respiratorie, tenutosi dal 7 all’ 11 settembre a Barcellona», spiega il Dott. Vittorio Cardaci, responsabile del Reparto di Pneumologia Riabilitativa dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma, «la BPCO, Broncopneumopatia cronica ostruttiva, rispetto alle principali cause di morte, è stabilmente in aumento e soprattutto, per quanto riguarda questo triste primato, unica in controtendenza rispetto alle patologie cardiache e neurologiche.Tale preoccupante ascesa avrà ovviamente un impatto negativo negli anni a venire sia in termini di qualità di vita della popolazione, sia sui costi sanitari».
Nei 28 Paesi della Comunità europea le malattie respiratorie sono responsabili di un caso di morte su otto, ovvero 661.000 morti l’anno. E il futuro non sarà di certo clemente: le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il 2030 stimano infatti che polmoniti, tubercolosi, BPCO e cancro del polmone saranno responsabili di un caso di morte su 5 a livello mondiale. Un impatto enorme sulla salute e sulle tasche dei cittadini, dal momento che in Europa i costi per le malattie respiratorie ammontano a 390 miliardi di euro l’anno. Sono questi solo alcuni dei dati pubblicati nel Libro Bianco Europeo del Polmone, presentato a Barcellona in occasione del congresso della Società Europea di Malattie Respiratorie (ERS).
«I fattori di rischio», sottolinea lo pneumologo, «sono ampiamente noti e taluni per certi versi aggredibili: inquinamento ambientale e fumo di sigaretta in tal senso la fanno da padrone. E’ altrettanto vero che è ancora necessario fare una importante campagna di informazione sulla popolazione, al fine di poter effettuare una diagnosi corretta della malattia e così assicurare un intervento precoce ed efficace. Per tale ragione non bisogna mai sottovalutare sintomi quali aumento del catarro e dispnea. Una visita specialistica pneumologia ed una spirometria possono aiutare a svelare situazioni in fase “borderline” che adeguatamente trattare possono limitare i danni di una malattia altrimenti inesorabile».
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