Forse le cose stanno prendendo una piega imprevista e una sorta di boomerang si sta rilevando la presa di posizione del di solito molto scaltro e accorto Berlusconi.
Il segretario del Pdl e vicepremier Angelino Alfano, nonostante il silenzio mantenuto prima e dopo l’assemblea di ieri pomeriggio, ha detto chiaro e tondo al Cavaliere che la crisi in questo momento sarebbe una scelta incomprensibile e “devastante”.
Se davvero nelle prossime ore si sancirà la rottura, bisognerà capire quanti parlamentari e in particolare quanti senatori saranno disposti a seguire la pattuglia dei ministri dissidenti. Napolitano risente Letta e si prepara alle bordate (iniziate già nella note) del Cavaliere ormai infuriato che procede a testa bassa nonostante i distinguo e le parole di Cicchitto ed altri.
Daniela Santanchè è disponibile a “offrire la propria testa ad Alfano” in nome dell’unità del partito, con le colombe che sembrano sormontare i falchi, dopo i convulsi fatti degli ultimi giorni.
Silvio Berlusconi ha incontrato lo stesso Alfano nella sua residenza romana di palazzo Grazioli, in un faccia a faccia durato alcuni minuti, che ha seguito la riunione durata oltre un’ora con i capigruppo Pdl di Senato e Camera Renato Schifani e Renato Brunetta, il coordinatore del partito Denis Verdini e il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
E adesso tutto si gioca in casa sua, perché se ci fosse una scissione nel partito c’è chi giura che una quarantina di senatori potrebbe votare mercoledì la fiducia all’esecutivo.
E non è detto pche anche in caso di riconciliazione tra Berlusconi e quello che una volta era il suo “delfino”, il Pdl rimanga compatto. Sul fronte cattolico infatti molte sono le perplessità dei parlamentari legati al ministro Maurizio Lupi. Si parla di una quindicina di senatori Pdl pronti comunque a votare la fiducia. Ipotesi fondate o pure fantasie? Solo mercoledì sapremo la risposta. Ma una tappa molto importante si corre in queste ore.
Napolitano intanto si prepara e riceve al Quirinale, oltre a Letta, il ministro per i Rapporti con il Parlamento e coordinamento attività di governo, Dario Franceschini, per sapere quali orientamenti si delineano in parlamento, prima di suggerire a Letta che tipo di fiducia debba chiedere alle Camere domani, anche perché il presidente del Consiglio non può chiedere un voto di fiducia prima di aver sciolto il nodo delle dimissioni dei cinque ministri Pdl, come sostiene Brunetta che, comunque, non è neanche lui tutto dalla parte di Berlusconi per lo strappo.
Fra le ipotesi più accreditate che circolano in queste ore, spunta l’ipotesi di un gruppo autonomo, denominato Pdl-Ppe al Senato, che potrebbe essere rappresentato da una trentina di senatori provenienti dalle file del Popolo della Libertà, per un patto di legislatura fino al 2015.
Dalla parte del mantenimento del governo si schiera anche il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, il quale dichiara che la crisi politica mette a rischio la ripresa ed ha aggiunge che: “L’Ocse ritiene che l’Italia stia recuperando e che la crescita possa riprendere a fine anno” ma “l’attuale instabilità politica non aiuta questo cammino”.
Intanto l’idea di Berlusconi di votare le leggi essenziali in 7 giorni e poi di aprire i comizi elettorali è stata subito definita come “assolutamente irricevibile”, da Dario Franceschini, che dichiara apertamente che è poco serio proporre, come fa Berlusconi in queste ore, le dimissioni dei sottosegretari e di spingersi fino a dettare un calendario per le prossime mosse del governo, del Parlamento e (sia pure indirettamente) della Presidenza della Repubblica , alla quale sola spetta lo scioglimento del Parlamento.
Franceschini dice che è esecrabile chiedere, come ha fatto Berlusconi, che nel giro di una settimana o poco più si voti la Legge di Stabilità, per poi ridare “la parola agli elettori”, perché “la linea di politica economica di Letta è minimalista e rinunciataria”.
Il Cavaliere dice “no a governicchi con maggioranze raffazzonate, transfughi e con gente scappata di casa”, ma stavolta rischia che il governo si rafforzi con i suoi transfughi e lui si riduca ad un partiticchio a forza di settarismi e scelta ad personam.
A Perugia, fra pochi giorni, un simposio in cui interverranno i maggiori esperti italiani del settore, si farà il punto sul binomio acne -cioccolato e si dimostrerà che, contrariamente a ciò che si riteneva, la prelibatezza proveniente dal cacao non è affatto nemica della pelle.
E può darsi che dopo mercoledì si scoprirà che le continue richieste di Berlusconi al suo partito e alla politica italiana, dopo venti anni, hanno prodotto non solo molti guasti, ma anche una provvidenziale maturazione ed un senso si responsabilità che altrimenti sarebbero tardivi a venire.
I primi studi che scagionano il cioccolato risalgono a quasi a cinquant’anni fa., quando una ricerca, condotta tra il 1960 e il 1970, criticata per le metodiche e il tempo di osservazione, concluse che cioccolato e noccioline non contribuiscono a peggiorare l’acne. Per qualche decennio l’argomento non riscosse particolare interesse fra i ricercatori fino a qualche anno fa, quando alcuni studiosi hanno iniziato ad indagare sul legame fra alimentazione e acne.
Solo Berlusconi può distruggere Berlusconi scrisse Montanelli quasi 4 lustri fa e nessuno lo considerò attendibile, tranne poi ricordarlo ogni volta che un fatto riguardante il Cavaliere si ripercuote (come accade molto spesso) sull’intera Nazione.
Nel 2001, nel suo “L’Italia di Berlusconi”, il grande Indro, accusato di essersi venduto alla sinistra, perché aveva dichiarato di non votare più a destra ed aveva partecipato alla trasmissione di Santoro, dove – capo d’imputazione gravissimo -aveva persino dato ragione ad una delle tante ricostruzione fatte da Marco Travaglio; scrisse che “Berlusconi è una malattia per la quale ci vuole un vaccino”.
E siccome i vaccini si allestiscono dagli stessi germi che combattono, alla fine è proprio Berlusconi, a forza di tirare la corda, che sta allestendo una sorta di distruttivo autovaccino.
Scriveva il mai troppo citato Montanelli che ciò che fa paura in Berlusconi non sono gli appetiti sessuali e di guadagno, ma piuttosto a e la facilità, la spontaneità con cui mente, con menzogne che ripetute vengono bevute dagli altri.
Però stavolta la menzogna di voler far cadere un governo perchè tassa troppo non sta in piedi e la successione temporale degli eventi sembra aprire gli occhi anche ai più ciechi.
Carlo Di Stanislao
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