Alcune specie della savana africana e delle foreste asiatiche rischiano l’estinzione. Il bracconaggio – che alimenta il commercio illegale – sta decimando il numero delle tigri, dei rinoceronti e degli elefanti. Lo dicono i numeri del WWF: alcune specie animali che vivono in Vietnam, Laos e Mozambico sono a rischio. Rimangono solo 3.200 tigri in natura. In Italia invece la crescita della domanda di avorio tramite web a preoccupare e l’esponente italiano del WWF,per il Programma specie, Massimiliano Rocco, ha consigliato di monitorare soprattutto la domanda dei mercati europei.
Il rapporto presentato a Ginevra a fine 2012, in occasione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, riporta come in Africa meridionale il bracconaggio abbia sterminato 448 rinoceronti e nei primi sei mesi del 2012 addirittura 262.La normativa scaturita dalla Conferenza delle Parti della Convenzione Cites (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) del 2004 non solo ha ingiustificabilmente riaperto alla caccia sportiva, ma si è persino dimostrata piena di cavilli e scappatoie utili a bracconieri, contrabbandieri e consorterie criminali di ogni tipo. Ciò ha generato negli ultimi anni un aumento esponenziale di cittadini vietnamiti stabilmente residenti in Sud Africa che richiedevano permessi di caccia quando, in realtà, spesso non sapevano neanche sparare ma erano invece molto interessati al corno di questi animali ben conoscendone il valore che esso ha sul mercato del proprio paese dove, da un lato, è sinonimo di elevato status symbol e, dall’altro, è utilizzato per la purificazione del corpo, contro i postumi dell’ebbrezza, come droga per i più giovani o persino vergognosamente “proposto ai malati terminali di cancro che pagano per una cura miracolosa che non funzionerà mai” come affermato da Tom Milliken di Traffic. In seguito ad un giro di vite che il Sud Africa ha attuato nei confronti dei permessi ai cittadini vietnamiti, che restano comunque ancora numerosi nel paese, si è scoperto un fatto tanto inquietante quanto desolante: si è registrato, infatti, un picco di richieste anomale da parte di cittadini polacchi e della Repubblica Ceca che sono stati in seguito scoperti agire come prestanomi dei cacciatori vietnamiti.
Pertanto, come sottolineato a Strasburgo da Human Society International, è auspicabile che durante la prossima Conferenza delle Parti si approvi un emendamento che garantisca un ritorno ad una protezione completa del rinoceronte e, ove ciò non fosse possibile, quanto meno si stabilisca una data certa entro la quale si dovrà giungere ad una quota zero di esportazioni di trofei di caccia. Altrimenti un mercato che garantisce un continuo incremento della domanda, inesorabilmente spingerà molti cacciatori a vendere illegalmente i propri – comunque orribili e vergognosi – cimeli.
Il giro d’affari della vendita illegale sopratutto di avorio e corno di rinoceronte è pari a 19 miliardi di dollari Usa all’anno. Ai bracconieri un corno di rinoceronte è pagato 60 mila dollari al chilo; questo poi passa di mano in mano fino a triplicare il suo valore. L’avorio è considerato al pari dei diamanti, come bene rifugio e il suo valore cresce del 30% di anno in anno.
Inoltre, l’ultimo rapporto del grannio 2013 del WWF pone l’accento sul fatto che il bracconaggio sia usato come sistema di finanziamento di gruppi terroristici.
Il vero business dell’avorio illegale muove interessi milionari in Asia, soprattutto in Cina e in Giappone dove le zanne degli elefanti diventano bacchette, pettini e altri oggetti ornamentali. Ma spesso il prodotto finale è un oggetto ancora più piccolo la cui diffusione è però immensa in estremo oriente: in quei paesi la tradizione vuole che agli uomini adulti sia regalato un ciondolo che se fino a pochi anni fa era in legno ora, con il boom economico, è in avorio.
I bracconieri usano il machete per tagliare le proboscidi degli elefanti che spesso vengono lasciati agonizzare; inoltre, l’elefante, essendo un animale sociale, vive in branco e ha un forte senso di appartenenza anche dopo la morte e per questo gli aguzzini attendono vicino alle carcasse il ritorno dei compagni guidati dall’istinto ed ignari della terribile sorte alla quale vanno incontro.
Nell’ultimo decennio la situazione è decisamente precipitata e sopratutto manca un approccio globale al problema. A mancare è la certezza della pena: i bracconieri nel nord ovest del Sudafrica al massimo pagano una penale da 14 mila dollari contro ad esempio, i cinque anni di prigione per chi traffica con 5 grammi di cocaina. Molta responsabilità è da attribuire anche ai paesi che accettano, chiudendo un occhio, di ricevere la merce illegale, come Vietnam, Cina e Thailandia che hanno incrementato la richiesta di avorio e corno di rinoceronte. La Cina ha recentemente legalizzato la vendita di avorio che però proviene da commercio illegale mentre la falsa credenza sopratutto in Vietnam, che la polvere di corno rinoceronte possa curare il cancro alimenta l’assurda caccia a questi animali.
Nel solo Sudafrica, nel 2012, sono stati uccisi illegalmente 618 rinoceronti su una popolazione totale di circa 25′000 individui. Gli animali abbattuti nel 2011 sono stati 448 e solo (si fa per dire) 13 nel 2007.
Nel 2011 sono state sequestrate oltre 5.250 zanne di elefante (23 tonnellate) ed il numero di elefanti africani è passato da 5 milioni nel 1940 a circa 600.000.
Nel luglio dello scorso anno Il Wwf ha dato i voti a 23 Paesi africani e asiatici che si trovano ad affrontare i massimi livelli di bracconaggio e traffico illegale di avorio, corno di rinoceronte e parti di tigre. Coinvolta anche l’Italia, per gli oggetti in avorio di dubbia provenienza acquistati anche online. Il Vietnam, come visto, è al primo posto della lista per quanto riguarda il commercio di corna di rinoceronti e parti di tigre, ma è la Cina a ad essere la principale per il commercio illegale di avorio. Pechino è stata invitata a migliorare i propri controlli per l’applicazione delle norme sul commercio dell’avorio e comunicare ai cittadini cinesi in Africa che chi pratica l’importazione illegale di fauna selvatica in Cina sarà perseguito e, se condannato, fortemente penalizzato.
In un panorama generalmente sconfortante, ci sono però alcune buone notizie. Per esempio il Gabon ha bruciato la sua riserva di avorio per garantire che le zanne non sarebbero tornate nel commercio illegale e in Nepal nel periodo 2011-2013 non si è registrato alcun caso di bracconaggio ai danni dei rinoceronti, ciò grazie al miglioramento delle iniziative di contrasto al bracconaggio messe in atto.
Carlo Di Stanislao
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