Sotto una pioggia battente, senza nessuna protezione ne’ ombrello, Papa Francesco ha compiuto un lungo giro tra i settori di piazza San Pietro, gremiti da centomila fedeli, arrivando in piazza Pio XII, dove ci sono altri gruppi di fedeli in preghiera e li ha esortati a rivolgere le loro supplice a Lampedusa e le sue tragedie, mentre Letta accompagna Barroso dentro lo scenario del dramma che interroga l’Europa ed in mondo intero.
Sono stati accolti da proteste e i fischi, appena atterrati a Lampedusa, con al seguito anche il vice Alfano, con manifestanti che urlavano: “Vergogna! Vergogna!” prima che si riparassero nell’hangar dove sono le bare: “Andate al centro di accoglienza. Andate a vedere come vive questa gente. Assassini!”, hanno aggiunto i manifestanti, gelando il sangue di tutti.
Ieri l’isola che è la porta Sud della migrazione disperata di questi anni, spalancata solo in apparenza, ha dovuto affrontare un altro problema: la protesta dei migranti rinchiusi nel Centro di accoglienza, esplosa dopo due notti di pioggia che hanno trasformato i loro giacigli all’aperto in un blob puzzolente e fradicio.
I migranti hanno gettato all’esterno della struttura i materassi e hanno tentato di bloccare i pullman con chi stava partendo per essere trasferito nei centri sulla terraferma. La tensione è rimasta alta per buona parte della mattina, ma fortunatamente non è esplosa in rivolta. Che però non è affatto scongiurata, visto che le condizioni di vita all’interno del Centro – dove ci sono oltre 800 persone a fronte di poco meno di 300 posti – restano indegne di un paese civile, nonostante lo sforzo dei volontari e la pulizia straordinaria degli ultimi giorni. Condizioni denunciate ancora una volta dall’Alto commissariato per i rifugiati dell’Onu che ha chiesto “misure urgenti” per una struttura che versa in un “degrado inaccettabile”.
E di inaccettabile degrado a causa del sovraffollamento, parla Naplitano a proposito delle carceri, indicando fra i rimedi straordinari l’amnistia, l’ indulto e una “decisiva depenalizzazione”, o meglio un combinato disposto di amnistia e indulto, che potrebbe favorire una significativa riduzione della popolazione carceraria, chiarendo che l’indulto inciderà sulla popolazione carceraria mentre l’amnistia può accelerare i tempi della giustizia e anche sulla custodia cautelare.
Il nostro Presidente cita i dati ufficiali sulla popolazione carceraria nel suo messaggio alle Camere sottolineando che nel 2011 c’erano 64.758 detenuti con una capienza che invece arrivava solo a 47.615 posti.
Il vecchio Presidente ha chiesto al Parlamento di affrontare in tempi stretti l’emergenza che va affrontata con concretezza e determinazione, insiste il capo dello Stato, che parla di malfunzionamento cronico delle carceri in Italia.
E mentre Letta dice che il governo è pronto, il M5s, con il deputato Riccardo Fraccaro, tweetta che: “Napolitano è sotto ricatto del Pdl e diventa il padrino di un salvacondotto per Berlusconi”.
Immediata la replica della ministra Cancellieri e dura la risposta di Napolitano che scrive: “Coloro i quali pongono la questione in questi termini vuol dire che sanno pensare a una sola cosa; hanno un pensiero fisso e se ne fregano degli altri problemi del Paese della gente” e conclude: “Quelli che dicono così, non sanno quale tragedia è quella delle carceri. Non ho altro da dire”.
Tutti i principali quotidiani sono con Napolitano e Avvenire critica il no anche della Lega ed anche quanto scrivono i grillini sulla pagina ufficiale Facebook dei deputati alla Camera, dove si rilanciano le parole di Matteo Mantero che scrive “Il caimano sta per salvarsi ancora una volta e per tutto questo dobbiamo ringraziare il Partito Democratico che invece di scegliere il professor Rodotà ha preferito inginocchiarsi davanti a quello che sta per passare alla storia con il peggior Presidente della Repubblica che l’Italia abbia mai avuto. Ancora un volta ha vinto Berlusconi. Ancora un volta stiamo per perdere tutti noi. Vergogna”.
Contrario all’amnistia-indulto anche l’esiguo drappello di Fratelli D’Italia, con Giorgia Meloni che dichiara che il suo gruppo: “non voterà mai a favore dell’amnistia e dell’indulto, che fanno pagare agli italiani l’inadempienza dello Stato, rispetto a un sistema carcerario incapace di conciliare la certezza della pena con i diritti dei detenuti di scontare il loro debito con la giustizia in condizioni di umanità e vivibilità”.
Intanto a Lempedusa continua la visita fra fischi e proteste di gente stanca ed adirata, insoddisfatta dei risultati ottenuti a prezzo di molte vite ed infiniti disagi, con, nll’ambito della manovrina, 190 milioni stanziati per rafforzare il fondo immigrazione e altri 20 per aiutare i bambini e in Consiglio dei ministri un decreto legislativo per l’attuazione della direttiva europea 51 del 2011 sui beneficiari di protezione internazionale; poiché sull’asilo, l’Italia non ha ancora una legge organica e la pressione migratoria di popoli in fuga da guerre e regimi dispotici – dalla Siria al Corno d’Africa – sta mettendo a nudo le falle del sistema.
Delle oltre 30mila persone sbarcate quest’anno sulle coste italiane, i migranti per motivi economici sono infatti in minoranza. Si tratta per lo più di profughi, che hanno diritto alla protezione internazionale ed il piano su cui il Governo intende muoversi – in prima fila i ministeri dell’Interno e degli Affari europei – è proprio quello di adeguarsi alle normativa europee, a cominciare dalla direttiva 51 che prevede la concessione dello status di soggiornante di lungo periodo ai beneficiari di protezione internazionale. Si tratta di un permesso a tempo indeterminato che, oltre ad equiparare il cittadino extracomunitario a quello italiano per le prestazioni socio assistenziali, consente la mobilità all’interno degli Stati Ue. Il titolare del permesso per lungo soggiornanti può infatti andare in un altro Paese europeo e stabilirvisi, ad esempio per lavoro o studio.
Ma ora dalle parole occorre rapidamente passare ai fatti ed ottenere, al più presto dalla Ue, anche per i riscontri di apertura avuti dai Paesi del nord, la possibilità di compensare i maggiori costi sostenuti dall’Italia per i soccorsi in mare.
Di Carlo Di Stanislao
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