Erich Priebke, capitano delle Ss che il 24 marzo del 1944 partecipò all’eccidio delle Fosse Ardeatine. “Non rinnego il mio passato”, ha detto in un’intervista-testamento resa nota dal suo avvocato, Paolo Giachini, che ci tiene a fare sapere: “si è spento di vecchiaia ed è stato lucido fino alla fine”. “E’ morto un assassino mai pentito”, sono le parole dell’Anpi. Grande eco alla notizia in Israele. Sarà sepolto accanto alla moglie a Bariloche, in Argentina, dove aveva vissuto per decenni fino al 1994, quando era stato ‘incastrato’ da un tv americana ed estradato in Italia. Si chiude cosi una vicenda che ha profondamente scosso l’opinione pubblica italiana. Il massacro delle Fosse Ardeatine, deciso dai tedeschi come ritorsione per l’attentato partigiano di via Rasella (10 italiani uccisi per ogni soldato tedesco morto), è una ferita che continua a sanguinare. Priebke era tra gli ufficiali che lo pianificarono ed eseguirono, sotto il comando del colonnello Herbert Kappler. Occhi celesti gelidi, in buona forma fisica, fin dalla sua estradizione in Italia nel novembre 1995 – quando aveva già 82 anni – l’arzillo ex nazista non ha mai mostrato pentimento per l’eccidio, rilasciando anche dichiarazioni sprezzanti. “Responsabili di tutti quei morti sono stati i comunisti con l’attentato di via Rasella”. “Io ero solo un ufficiale di collegamento con la polizia. Il 24 marzo Kappler ci comunicò che dovevamo fare l’esecuzione. Tutti abbiamo protestato, ma Kappler ci disse che l’ordine veniva direttamente da Hitler”. E, ancora recentemente, nella sua ultima intervista risalente al luglio scorso, alla domanda se si senta ancora nazista, risponde: “la fedeltà al proprio passato è qualcosa che ha a che fare con le nostre convinzioni”. Nega poi l’Olocausto definendo “falsificazioni” i lager e le camere a gas. La storia di Priebke è legata all’Italia fin dalla sua gioventù quando studia la lingua e la perfeziona con viaggi sulla costiera ligure dove si avvia alla professione alberghiera. Tornato in Germania abbandona però il turismo e si arruola nelle Ss. Allo scoppio della seconda guerra mondiale viene inviato a Roma sfruttando la conoscenza della lingua. Dopo la sconfitta, l’ufficiale – come molti altri gerarchi nazisti – fugge in Sudamerica e trova riparo in Argentina, vivendo a Bariloche, dove presiede la locale associazione culturale tedesco-argentina, quando viene individuato, arrestato ed estradato a Roma. Dal 1995 l’ex Ss è al centro di un intricato procedimento giudiziario chiuso nel novembre del 1998 con la conferma, da parte della Cassazione, della condanna all’ergastolo decisa dalla Corte d’appello militare, poi condonata agli arresti domiciliari a causa del’età avanzata. Dal 2009 ottiene di poter uscire per ‘indispensabili esigenze’. E la presenza di quel distinto anziano che scontava l’ergastolo a passeggio aveva causato non poche polemiche nel quartiere Aurelio, in cui ha vissuto. Il 29 luglio scorso, giorno in cui ha festeggiato i 100 anni, sui muri di varie zone della città sono apparsi slogan inneggianti al capitano, auguri e svastiche.
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