Quali sono le origini dell’omofobia? Come e perché l’orientamento sessuale viene stigmatizzato? Esistono differenze culturali e temporali nell’attribuire significato alle esperienze omosessuali? A partire da queste domande la psicologa e psicoterapeuta Margherita Graglia in “Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento” (Carocci editore 2012, pagine 286, euro 27,00) presenta un’analisi dettagliata sull’origine dell’omofobia – termine oggi in parte superato e sostituito con quello di “omonegatività” – e sulle conseguenze individuali, sociali e culturali che la tendenza a distinguere le persone in base al proprio orientamento sessuale ha comportato nel mondo moderno.
A partire dalla descrizione delle usanze degli antichi greci e romani, la Graglia adotta uno sguardo antropologico e ci invita a riflettere sulle differenti rappresentazioni culturali dell’omosessualità, sui concetti di “natura” e “contro natura”, sugli stereotipi e sui pregiudizi che influenzano la nostra percezione della realtà incoraggiandoci a disattivare il “pilota automatico” che ci rende schiavi di schemi, categorie e conoscenze pregresse. Per raggiungere questo obiettivo – sostiene l’autrice – è fondamentale attivare politiche di sensibilizzazione nei principali luoghi di socializzazione, la scuola in primis, e in altri contesti a rischio discriminazione come l’ambito lavorativo e quello sanitario generale, prevedendo l’inserimento dell’orientamento sessuale nella programmazione didattica, corsi di aggiornamento sul tema per gli insegnanti, azioni di contrasto al bullismo, collaborazione con le associazioni gay e lesbiche locali e incontri formativi specifici rivolti ad operatori, datori di lavoro, insegnanti e lavoratori tutti per rispondere in maniera efficace ai bisogni delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali, transessuale/transgender) in ogni ambito della loro vita quotidiana, riconoscendole quindi anche nelle loro capacità e funzioni genitoriali.
Per contrastare l’omonegatività – conclude la Graglia – è dunque fondamentale interrompere la spirale del silenzio e agire sulla visibilità sociale, sul riconoscimento istituzionale e sulla conoscenza reciproca attraverso un intervento di ampia portata di natura prima di tutto culturale che promuova e riconosca la policromia dell’essere umano e la piena consapevolezza che “ognuno di noi è costruttore di mondi”.
Federica Onori -RS
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