Nel 2012 sono stati 23.878 i contatti con persone vittime di tratta da parte delle unità operative coinvolte nell’indagine Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”, presentato oggi a Roma. Di queste, 21.491 sono donne e ragazze, 781 uomini e ragazzi e 1.606 transgender. Perlopiù si tratta di persone sfruttate nella prostituzione e, in misura minore, in agricoltura e nell’accattonaggio. Le unità di contatto indoor hanno invece effettuato 2.936 contatti, (2.617 donne, 29 uomini e 290 transgender). Il 61% di persone contattate si trovava al Nord (dove è anche più capillare la rete dei servizi), il 25% al Centro e il 14% al Sud e nelle Isole.
Oltre la metà delle donne costrette a prostituirsi sono under 25 provenienti da Nigeria e Romania. In costante crescita il Brasile, il Marocco, la Cina e si registra il ritorno dell’Albania. I clienti sono perlopiù uomini di tutte le età, le professioni, le nazionalità e le religioni. Ma anche donne che cercano altre donne o madri di figli disabili che vogliono procurare loro un’esperienza sessuale. Sempre più diffusa la richiesta di rapporti non protetti: nel 2013 sette uomini su dieci hanno pagato di più per questo. “Disinformazione, assenza di prevenzione e paura di essere individuati fanno sì che il mondo dei clienti sia particolarmente esposto al rischio di contagio dall’Hiv e dalla sifilide” si spiega nel report. Con la crisi sono aumentate le rapine e le violenze a scopo di estorsione, così come gli atteggiamenti razzisti.
Nella maggior parte dei casi la scelta di espatriare è volontaria, ma il debito contratto diventa un fattore di vulnerabilità decisivo. A gestire la tratta sono sempre più gruppi criminali radicati nei paesi di destinazione, con collegamenti transnazionali e notevoli capacità di abbinare la tratta ad altre attività illecite e lecite. Per lo sfruttamento sessuale e lavorativo i principali canali d’ingresso in Italia sono l’Europa dell’Est e il Maghreb-Sicilia, mentre per la tratta a scopo di accattonaggio la rotta attraversa l’Europa dell’Est.
I luoghi di sfruttamento si sono moltiplicati. Non ci si prostituisce più solo in strada e nei classici luoghi al chiuso, ma anche in aree di grande scorrimento e flusso come stazioni e centri commerciali. Chi mendica lo fa sempre più in prossimità dei centri commerciali, nelle aree di flusso e sui mezzi pubblici. Sempre più rilevante anche il web come punto di incontro della domanda e offerta di prestazioni sessuali, di lavori stagionali in agricoltura, di cura o di altro tipo. Le vittime sono costrette a subire condizioni di vita e di lavoro disumane e vivono forme di disagio multiple: povertà, abuso di alcool o di sostanze, problemi di salute mentale, discriminazione e di violenza. (gig-RS)
Prostituzione, 7 clienti su 10 chiedono rapporti non protetti
Nel 2012 sono stati 23.878 i contatti con persone vittime di tratta da parte delle unità operative coinvolte nell’indagine Punto e a capo sulla tratta. 1° Rapporto di ricerca sulla tratta e il grave sfruttamento”, presentato oggi a Roma. Di queste, 21.491 sono donne e ragazze, 781 uomini e ragazzi e 1.606 transgender. Perlopiù si […]
In ambito di prostituzione tra soggetti maggiorenni, io mi domando il motivo per il quale a cadere vittime della tratta di persone a sfondo sessuale debbano essere sempre le donne straniere, mentre quelle italiane ne debbano essere quasi esenti, sia in Italia, sia all’estero ed il motivo per il quale i marciapiedi del sesso a pagamento si svuotano durante le vacanze natalizie e pasquali. La risposta è quella che la schiavitù del sesso a
pagamento non è molto diffusa.