Il caso Priebke mi ha ricordato “Le tre sepolture”, unica (sin’ora) regia del noto protagonista di “Men in Black” e “Il fuggitivo” Tommy Lee Jones, pieno di humor nero e come quello capace di coprire di ridicolo un apparato incapace di non commettere errori in ognuna delle sue funzioni pubbliche e cruciali, sia se si tratti della chiamata del Capo dello Stato a deporre in un processo sulla Mafia, che per la sepoltura di un gerarca nazista, questione in cui solo ora si è giunti, dopo divieti vaticani e sommosse popolari ad una discreta soluzione “top segret”, che doveva essere invece scelta fin dall’inizio.
Addirittura il ridicola si tramuta in orrore quando, nella trasmissione ‘La zanzara’, su Radio24, l’europarlamentare leghista, Mario Borghezio, ha commentato il video con l’intervista a boia delle Ardeatine dicendo che: “I tedeschi commisero l’errore imperdonabile di cadere nella trappola della resistenza comunista, la parte più schifosa, che se ne fregò delle conseguenze”, perché, ha continuato: “ Che i Gap volevano la rappresaglia, non lo dice solo Priebke, ma anche la storia. Ed è un fatto storico che Priebke e i nazisti furono dei coglioni a cadere nella trappola dei partigiani”.
Così se il funerale già previsto e con parroco “paramentato” è stato bloccato da una folla giustamente inferocita, da Genova un’altra caduta rovinosa, che stavolta riguarda l’arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e già protagonista di un gesto definito “pietra dello scandalo” durante il funerale di Don Andrea Gallo, con il quale non ha negato la comunione a Vladimir Luxuria e alla rappresentante del movimento transgender italiano Regina Satariano e che ora si duole vivamente nei confronti del primo cittadino di Albano Laziale, a capo della protesta che ha impedito la cerimonia religiosa con successiva inumazione, affermando che si trattava di un rito religioso, non civile o politico e che doveva essere comunque consentito.
Una serie di interventi fuori luogo e soprattutto, uno stato fuori luogo, che si è fatto sorprendere da un evento da tempo annunciato: la morte di un centenario agli arresti domiciliari dopo essere stato estradato dall’Argentina, con una ridda di affermazioni e smentite ed entrate fuori luogo e fuori tono, per un balletto francamente indecoroso, visto che era a Roma da anni e l’età era quella che era si sarebbe anche potuto prevedere che a un certo punto sarebbe morto nella capitale; si poteva pianificare il tutto con calma nel rispetto delle vittime di allora, ma anche di una salma che, pur essendo quella di un gerarca nazista non pentito, non merita un pubblico oltraggio.
Invece, anche in questo caso, politica, società e curia hanno vestito di fronte al mondo i panni del pendolo oscillante, con i lefebvriani che si mostrano più misericordiosi del misericordioso Papa attuale, senza però che si ricordi che essi hanno annoverato nelle loro fila tale monsignor Williamson, il quale negava l’Olocausto e don Floriano Abrahamowicz, che ha definito Priebke un “eroe”.
Facendo il punto della situazione. Erich Priebke, che ha contribuito a uccidere 335 italiani alle Fosse Ardeatine nel 1944, è morto l’11 ottobre, giusto in tempo per poter incombere sul 70mo anniversario della deportazione degli Ebrei di Roma avvenuta il 16 ottobre del 1943. Il 14 ottobre scorso, con una nota, il Vicariato di Roma ha deciso di applicare il canone 1184 del Codice di Diritto Canonico che permette di non concedere le esequie nel caso di pubblico scandalo derivante dal funerale del morto (e quanto è accaduto ad Albano Laziale qualche giorno dopo, col carro da morto di Priebke preso a calci, pugni e sputi, ne è la riprova) che non si sia mai pentito dei suoi peccati. In compenso, però, ha offerto una preghiera in forma strettamente privata (comunque non un funerale in casa). Proposta che all’avvocato di Priebke, dottor Paolo Giachini, non è sembrata gradita.
Ora lo stesso dice che il suo assistito sarà sepolto in un luogo segreto e senza clamori e tutti paiono contenti, anche perchè, per colmo di ipocrisia, tutti affermano di non sapere dove si trova tale luogo, ma di essere soddisfatti perché si è rispettato il cordoglio di una comunità (l’ebraiaca) e di una Nazione (l’Italia) ed insieme provveduto a tutelare il ricordo di amici e parenti di Priebke.
Carlo Di Stanislao
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