“La vendetta non fa parte di noi. Vogliamo solo i veri colpevoli”, è quanto hanno detto i genitori di Stefano Cucchi, Rita e Giovanni, sul libro ‘Mi cercarono l’anima’ scritto da Duccio Facchini che sarà presentato questa sera, martedì 22 ottobre alle ore 18.00 presso la sala Ambracadabra, Teatro Ambra Roma. Una ricostruzione puntigliosa e fedele della vicenda di Stefano Cucchi nel giorno del quarto anniversario della morte del 31enne geometra romano.
Una settimana prima era stato arrestato per possesso di stupefacenti. Stefano trascorrerà sette giorni “nelle mani dello Stato”, dai Carabinieri alla Polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici del carcere, dell’ospedale e del Pertini.
Morirà a Roma il 22 ottobre 2009 in un letto del presidio ospedaliero protetto Pertini. “Presunta morte naturale” c’è scritto sul suo certificato di morte. Ma non c’è nulla di naturale nella sua morte: la famiglia – che l’aveva lasciato una settimana prima in buona salute – lo rivedrà dietro a una teca di vetro. Sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Ma dopo tre anni e mezzo, lasentenza del processo, commina condanne lievi ai medici, assoluzione per tutti gli altri, compresi i tre agenti di Polizia penitenziaria accusati di averlo pestato. Un libro scritto con l’aiuto della famiglia di Stefano, dell’avvocato Fabio Anselmo e con importanti contributi di numerosi esperti su temi quali l’“esercizio esclusivo della forza” da parte dello Stato, la situazione delle carceri italiane, il reato di tortura, la legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
A Pescara dall’8 al 10 novembre sara’ steso in piazza Salotto un tappeto di 100 metri quadri e non sara’ un tappeto qualunque: sara’ composto da centinaia di foto inviate da tutti gli italiani che tramite Instagram, Twitter o Facebook partecipano all’iniziativa #iosonocucchi, promossa dal graphic designer Luca Di Francescantonio e dalla community di Igersabruzzo.it, e sposata dal Festival delle Letterature di Pescara. Sabato 9 novembre, infatti, il Festival ospitera’ a Pescara Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano. “Il tappeto comporra’ il volto di Stefano Cucchi, che per la Corte di Assise di Roma e’ morto per malnutrizione, mentre presentava molti segni di pestaggio – spiegano i promotori -. Nella sentenza viene riportato che ‘forse potrebbe essere stato picchiato immediatamente dopo l’arresto’. Quindi forse meglio non vedere, meglio non sentire? Una giustizia che non sente e che non vede e’ una giustizia senza voce”. All’evento si puo’ partecipare fino al 27 ottobre. E’ sufficiente pubblicare su Instagram, su Facebook o su Twitter un primo piano del proprio volto bendato, imbavagliato o con le orecchie tappate, e aggiungere il tag #iosonocucchi con, eventualmente, un commento. La foto sara’ inclusa nel tappeto. Si possono vedere le foto gia’ inserite nel tappeto virtuale su www.iosonocucchi.it
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