Salute psichica: sedute low cost e a chilometri zero

La salute psichica non è un lusso ma, proprio come la salute fisica, è un bisogno primario e un diritto fondamentale che va garantito a tutti. E’ questa la filosofia che sta alla base delle attività dell’associazione InVerso, fondata a Roma da un gruppo di giovani psicologi, con l’intenzione di “abbattere le barriere” della psicoterapia. […]

La salute psichica non è un lusso ma, proprio come la salute fisica, è un bisogno primario e un diritto fondamentale che va garantito a tutti. E’ questa la filosofia che sta alla base delle attività dell’associazione InVerso, fondata a Roma da un gruppo di giovani psicologi, con l’intenzione di “abbattere le barriere” della psicoterapia. Come? Praticando “costi sociali” e “portando la psicoterapia e la psicologia nelle case”. A spiegarci il progetto più nel dettaglio sono Gian Luca Banini, Lia D’Angelo e Laura Dominijanni, che un paio d’anni fa hanno partecipato alla fondazione di InVerso.
Con quale intento nasce la vostra associazione?
Il punto di partenza è la convinzione che il diritto alla salute debba estendersi anche a quella psichica, andando a compensare una delle aree meno coperte dal Servizio sanitario nazionale. Proprio per garantire il diritto alla salute psichica a più vaste fasce sociali, la psicoterapia non deve più rappresentare un lusso per pochi, ma un’opportunità concreta per molti. Nostro obiettivo principale è quindi far sì che non si debba più essere costretti a rinunciare, per difficoltà economiche o per condizioni di ridotta mobilità, alla possibilità di migliorare la qualità della propria vita emotiva, accrescere il proprio benessere psicologico e curare disagi psichici di varie entità.
In che modo?
Proponendo una terapia a costi “sociali” ed entrando nelle case delle persone. Quest’ultima, in particolare, è una formula che ci permette di andare incontro anche a quelle persone che, o a causa di una disabilità fisica o per un blocco psicologico, hanno difficoltà ad avvicinarsi a uno studio professionale… Allora ci muoviamo noi verso l’interno delle case, per favorire poi un rinnovato movimento verso l’esterno. E’ questo il senso del nome dell’associazione InVerso: spostare la psicologia dagli studi (“in”) per entrare nelle case della gente (“verso”). Invertiamo il nostro senso di marcia per permettere che, in un secondo momento, siano le persone che seguiamo ad invertire il proprio.
Esistono esperienze del genere?
In Italia la psicoterapia a domicilio è ancora poco conosciuta e poco diffusa. Tuttavia, ultimamente l’idea di erogare servizi domiciliari sta diventando qualcosa di pensabile anche per gli psicologi, per lo più restii a svolgere i propri interventi in situazioni che escano dal cosiddetto “setting classico”. E’ evidente infatti che non tutte le persone si trovano nelle condizioni di rivolgersi a un professionista e raggiungerlo presso il suo studio privato.
Quali sono quindi i potenziali utenti della psicoterapia a domicilio?
Innanzitutto i malati oncologici o con traumi ortopedici (per esempio post-incidente), costretti a casa per lunghi periodi, che chiedono che il professionista li raggiunga proprio dove è necessaria una riorganizzazione non solo pratica, ma in primo luogo emotiva delle proprie giornate. Ma pensiamo anche a chi ha vissuto un lutto recente e si trova schiacciato da sentimenti depressivi che possono togliere anche la forza di dirigersi all’esterno in cerca di un aiuto. Ci sono poi le donne nella delicata fase post-partum, che potrebbero avvertire un forte senso di fatica a lasciare il proprio “nido”. Proponiamo in questi casi un sostegno alla maternità in loco e un lavoro sui sentimenti depressivi e ambivalenti che spesso accompagnano questa nuova fase del ciclo vitale. La psicoterapia a domicilio si presta poi molto bene ai bisogni dei minori, spesso reticenti ad andare a studio, oppure ai pazienti con disturbi psichici importanti, che comportino cioè una severa restrizione dell’autonomia personale rendendo impensabile o molto difficoltoso il contatto con l’esterno. E poi, tutta la platea di persone con disabilità motoria.
Come avviene la presa in carico?
Il primo contatto è generalmente di tipo telefonico. In questa fase professionista e utente hanno la possibilità di “annusarsi a distanza”: solitamente la persona che chiama fa una serie di domande (per lo più relative agli aspetti pratico-organizzativi del servizio) ed espone il motivo della richiesta, mentre lo psicologo, attraverso una schede d’accoglienza, prende le informazioni necessarie a orientarsi. Il passo successivo è la convocazione, per un primo colloquio a studio, anche qualora l’intervento richiesto sia di tipo domiciliare preferiamo infatti, laddove possibile, fare una prisma analisi della domanda “a casa nostra”, dove possiamo muoverci al meglio e presentarci. C’è poi il rimo incontro a domicilio, che è molto delicato e denso di emozioni: generalmente ci rechiamo in due, sia per “presentarci” come associazione, sia per poter meglio valutare la complessità del sistema in cui ci troviamo immersi. Se poi si decide di intraprendere un percorso – sia esso di sostegno psicologico o di psicoterapia – questo prosegue per lo più con un unico professionista. Il setting delle sedute ha chiaramente delle differenze rispetto a quello classico: è importante che la stanza scelta non cambi tra un incontro e l’altro e che, durante la seduta, lo spazio venga tutelato il più possibile nei confini e nella privacy (concordiamo per esempio di spegnere i cellulari, non rispondere al citofono o delegare qualcun altro se presente in casa, etc.).
E i costi?
Parliamo di costi “sociali” e adeguati ai bisogni di ciascuno: la priorità di questo servizio è offrire a tutti l’opportunità di prendersi cura di sé, prevenendo e contrastando condizioni di disagio e solitudine. (cl-RS)

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