Comunque vadano i nuovi processi, dopo la condanna e a prescindere dal voto del Senato, è ormai chiaro che Berlusconi non sarà mai più lo stesso e che per la destra si tratta di trovare, ed in fretta, un nuovo leader attorno a cui aggregarsi, prima della frana totale. In attesa (ad horas) dei lavori per la “decadenza”, per ora concentrati sul voto palese o segreto (in cui spera), Berlusconi è raggiunto da un nuovo processo per accertare se davvero, come pensa la Procura, lui e Valter Lavitola abbiano corrotto Sergio De Gregorio, convincendolo a passare da Italia dei Valori a Forza Italia per dinamitare la già fragile maggioranza di centrosinistra a Palazzo Madama durante il Governo Prodi nel 2006.
Il Cav e l’ex direttore dell’Avanti sono stati, infatti, rinviati a giudizio ieri dal gup Primavera in relazione alla presunta compravendita del senatore dipietrista che ha chiesto, e ottenuto, invece, di patteggiare venti mesi di carcere, con il processo che inizierà l’11 febbraio davanti alla IV sezione del Tribunale di Napoli e che potrebbe portare ad una nuova, pesante condanna.
Non è passata la linea difensiva del Cav (rappresentato in aula dal penalista Michele Cerabona, non presente però al momento della lettura della sentenza da parte del gup) che si era imposta in occasione della richiesta, da parte della Procura, di giudizio immediato a carico degli imputati, e questo perché secondo il gip mancava la prova che il passaggio di De Gregorio dal centrosinistra al centrodestra fosse la “controprestazione” per il pagamento della tangente; trattandosi – nel caso dell’ex senatore – di un soggetto politico da sempre legato agli ambienti di Forza Italia.
E non basta questa tegola a riempire di guai giudiziari l’agenda del leader del Pdl: all’orizzonte si delinea anche il cosiddetto “Ruby ter” con, entro Natale, la deposizione delle prime trascrizioni nel registro degli indagati delle Olgettine, a partire da Karima El Mahroug (che nel processo Ruby bis ha continuato a sostenere che non aveva fatto sesso con Berlusconi) iscritte per: “intralcio alla giustizia” o “induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria” oppure “corruzione in atti giudiziari” o “subornazione di testimoni” i primi, per falsa testimonianza le seconde. Nel mirino degli inquirenti ci sono gli stipendi da 2500 euro alle ragazze, l’acquisto di case come nel caso del pianista Mariani e del cantante Apicella e anche l’inserimento nelle liste elettorali del Pdl come nel caso della moglie del pianista Mariani o l’ex consigliere diplomatico Bruno Archi, ora vice ministro degli Esteri del governo Letta.
C’è poi l’altro filone del processo Mediaset (per il quale, dopo l’ultima rimodulazione, è già stato condannato a due anni), per i tentativi, raccontati dall’ex senatore Sergio De Gregorio, di bloccare la rogatoria di Hong Kong per impedire ai pm di proseguire nelle indagini che poi hanno portato alla condanna definitiva in Cassazione.
E c’è anche il problema procura di Bari, che lo scorso 20 luglio ha chiuso le indagini nei suoi confronti e su Lavitola per un filone del ‘caso escort’, con l’accusa, è anche in questo caso, di induzione a mentire all’autorità giudiziaria. Per i pm l’ex premier per due anni avrebbe pagato l’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini in cambio del suo silenzio su una serie di informazioni di cui era a conoscenza e delle bugie che avrebbe raccontato nel corso degli interrogatori cui è stato sottoposto dai magistrati baresi (tra luglio e novembre 2009) che stavano indagando. Tarantini oltre a mezzo milione di euro, avrebbe ottenuto la promessa di un lavoro e la copertura delle spese legali per i suoi processi (anche nel processo Ruby bis Nicole Minetti ha ricevuto questo aiuto). I pm non hanno ancora chiesto il rinvio a giudizio perché sono stati delegati altri accertamenti. Da Bari potrebbero arrivare anche altri guai perché la procura ha ricevuto dai colleghi romani una segnalazione di Bankitalia su quattro bonifici ‘sospetti’ per complessivi 1,5 milioni di euro fatti alla società ‘Moon & Stars’. Parte della somma, circa 600mila euro sarebbe stata utilizzata per acquistare l’appartamento romano, in via Baccina, intestato a Sabina Began, l”ape regina’ delle feste organizzate nelle residenze romane del Cavaliere. Began è imputata a Bari assieme a Tarantini e ad altre persone nel procedimento escort, ora in fase di udienza preliminare. I magistrati baresi potrebbero avviare accertamenti per verificare se l’acquisto dell’appartamento sia servito in qualche modo ad edulcorare le dichiarazioni della donna, in passato legata sentimentalmente all’ex premier, durante l’inchiesta per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione delle giovani ragazze portate da Tarantini a Palazzo Grazioli.
L’unica cosa che per ora non preoccupa il Cav è l’udienza per decidere dove e come potrà prestare la sua opera per scontare la pena comminata per il caso Mediaset, che potrebbe essere fissata in primavera.
Tutti gli altri fatti sul tavolo della giustizia sono più che scottanti ed alquanto immediati.
Bruciano anche, mediaticamente parlando, le dichiarazioni di Dragomira Ianeva Boneva, in arte Michelle Bonev, l’attrice che negli studi di “Servizio pubblico” ha parlato delle serate di Arcore e che sul suo blog aveva attaccato la fidanzata di Berlusconi, Francesca Pascale e che Libero ha cercato di delegittimare pubblicando a piene pagine di un suo pre-contenzioso con un noto industriale pratese che fino a poche settimane fa era anche il suo compagno, in modo che sembri inattendibile e solo rancorosa e vendicativa.
Comunque, le dichiarazioni saffiche della Bonev sulla Pascale (attuale compagna di B), hanno costretto la discesa in campo della parte dura e pura del Pdl (in testa la Santanchè, naturalmente), soprattutto quando ha detto che: “Berlusconi vive nella menzogna e nel ricatto”, con la ricostruzione di un corrivo da starletta dello spettacolo, rimasta stritolata da un ingranaggio più grande di lei e che ora si vuole semplicemente vendicare di quel mondo che l’ha usata e gettata via.
E mentre la Pascale sta “valutando se chiedere alla sua presunta ex-amante” un risarcimento di 10 milioni, lei, la Bonev, scrive su ai suoi numerosi followers di essere serena, perché ora ha vuotato il sacco ed è finalmente riuscita a dire la verità, a raccontare che grazie a Berlusconi e a ministri del suo governo è riuscita ad avere un contratto con la Rai e finanziamenti a favore del suo film che è stato addirittura presentato a Venezia e lì premiato con lo speciale “Action for Women”, riconoscimento conferitole dal Ministro della Cultura Sandro Bondi il 3 settembre 2010 in occasione del 60º anniversario della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali; un film, che ha scritto ed anche interpretato, sinossi tipica dell’era berlusconiana, sgangherata, vuota ed appariscente, sintesi del momento di gloria (prima dell’abbandono) di una avvenente ragazza bulgara fuggita dall’est ex comunista, che giunta in Italia riesce a ingraziarsi pezzi importanti di Governo e della tv di Stato, dove, con rozzezza comunicativa, per mostrare i buoni fa vedere sulla scrivania una foto del Papa e una di Berlusconi e quando deve illustrare i crudeli gli mette vicino la foto di Stalin, con una storia demente che neanche Carolina Invernizio avrebbe inventato.
Ho letto tempo fa il romanzo d’esordio del reporter e fotografo di Sky Tg24 Riccardo Romamni, intitolato “Le cose brutte non esistono” e vi ho imparato un concetto interessante: anche se ci sforziamo di essere ottimisti questo resta un mondo con bruttissime storie e brutte persone, ma che conserva ancora isole intatte con un sapore ed un colore innocenti, un sapore ed un odore ancora intatti; ma queste isole vivono in luoghi remoti e comunque lontani da quelli frequentati da gente nota o potente.
Carlo Di Stanislao
Lascia un commento