13mila persone sono ad oggi ancora assistite nel progetto Case, circa 2800 vivono nei Map, 5600 sono in autonoma sistemazione, tra le 250 e le 300 persone sono in affitto concordato e più o meno lo stesso numero di cittadini vive in appartamenti del fondo immobiliare.
Il buon senso vorrebbe che con il liberarsi degli alloggi di Case e Map si smaltissero le forme di assistenza più onerose. Sarebbe logico che le 6mila persone ancora assistite con autonoma sistemazione, affitto concordato e fondo immobiliare si trasferiscano nelle unità abitative libere costruite dopo il terremoto al fine di contenere le spese.
Invece, si sta agendo diversamente, purtroppo si continua a “sprecare” denaro pubblico che potrebbe essere utilizzato nella ricostruzione.
Non bisogna dimenticare che ci sono persone che vivono a Roma, Pescara o sulla Costa che hanno comprato casa, che non torneranno più a L’Aquila in futuro e che, comunque, continuano tranquillamente a percepire il contributo mensile di autonoma sistemazione.
Non è accettabile esordisce Mancini, consigliere comunale dell’Aquila: “Bisogna offrire loro un alloggio nel progetto Case o nei Map e, all’eventuale rifiuto, revocargli immediatamente il mensile. Bisognerebbe prima sistemare i cittadini che vivono ancora di assistenza onerosa e solo in seguito aprire le porte degli alloggi alle altre categorie previste”
L’Aquila è quindi un paradosso del tipico post-terremoto all’italiana dove le ingiustizie sociali regnano sovrane e sono favorite soltanto determinate categorie di cittadini, come spiega la signora Grazia Schiavi,intervistata questa mattina da tiKoTV: “Al 6 aprile abitavo a L’Aquila e abito ancora in città. Ho una casa a Rocca di Mezzo e, per questo, non ho diritto ad alcuna forma di assistenza”.
Vedi il video: http://www.tikotv.it/video/Comunicazione_e_Partecipazione/Assegnazione_CASE_e_MAP_sprechi_e_disservizi/2010
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