Italiani rimpatriati dalla Libia: al via uno studio

Storia dell’emigrazione, problemi dell’integrazione, aspettative, dinamiche e interazioni sociali, e infine il rimpatrio obbligato, nel 1970, con la confisca dei beni ad opera del regime Gheddafi. Sono questi i temi contenuti nel questionario a risposta aperta che il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’’Università “Gabriele d’’Annunzio” di Chieti ha avviato su scala nazionale in collaborazione con Airl, […]

Storia dell’emigrazione, problemi dell’integrazione, aspettative, dinamiche e interazioni sociali, e infine il rimpatrio obbligato, nel 1970, con la confisca dei beni ad opera del regime Gheddafi. Sono questi i temi contenuti nel questionario a risposta aperta che il Dipartimento di Lettere, Arti e Scienze Sociali dell’’Università “Gabriele d’’Annunzio” di Chieti ha avviato su scala nazionale in collaborazione con Airl, l’ ’Associazione italiana rimpatriati dalla Libia.
Presentata nel convegno nazionale svoltosi lo scorso 6 ottobre a Roma, presso l’’Università urbaniana, la collaborazione si traduce in un questionario realizzato dall’’équipe di ricerca della Cattedra di Storia Contemporanea. È in distribuzione fra i rimpatriati iscritti all’’Airl e mira a raggiungere anche quegli italiani non censiti, per un lavoro mai svolto prima di conservazione della memoria di una storia italiana poco e mal raccontata.

Il primo degli eventi programmato a tal fine avrà luogo presso l’Università nel mese di dicembre, con un convegno aperto a tutti i rimpatriati italiani dalla Libia. Gli Italiani rimpatriati che volessero partecipare alla ricerca possono contattare il DILASS allo 0871/3556500 o scrivere a info.lettere@unich.it.

«Il questionario è uno strumento per ricostruire e salvaguardare la memoria dell’esperienza vissuta di coloro che hanno scritto una parte dimenticata della storia degli Italiani in Libia – spiega il direttore del Dipartimento prof. Stefano Trinchese. È una vicenda poco raccontata, molto sofferta e pressoché sconosciuta. Arricchiremo così il patrimonio delle fonti orali disponibile per gli studiosi, ricollocando nella corretta dignità umana e storica gli eventi compresi tra il 1938 e il 1970. Le risposte lasciano spazio alle suggestioni ed emozioni che i ricordi dovessero suggerire, intorno a ciò che definiremmo il vissuto personale in terra libica».

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