Non c’è nulla di più sconvolgente della morte, inattesa e tragica, d’un amico caro. Annichilisce i sensi e la ragione. Così è stato per l’immatura scomparsa di Angelo Bonanni. Solo dopo aver ascoltato, durante la cerimonia funebre, le parole di suo figlio Domenico – intime, belle, serene – e aver visto la dignità nel dolore di Rossella e Luca, riesco a riordinare un pensiero che abbia il senso di definire la testimonianza civile di Angelo in seno alla comunità aquilana. Una testimonianza, dunque, che ha incarnato valori esemplari, in una società difficile qual è quella del tempo che viviamo.
Angelo è figlio della nostra terra, di Onna, di una famiglia contadina. Di queste origini è stato sempre orgoglioso. Da esse ha tratto la tenacia, il senso del dovere, l’impegno a migliorarsi, che hanno costituito la sua formazione interiore, l’assiduità e il rigore nello studio, le sue qualità di pubblico dirigente, che ha fatto affidamento solo sulle proprie forze e sul desiderio di migliorare. E insieme la voglia di contribuire alla crescita della propria comunità. E’ già questo il primo aspetto da segnalare, in un tempo in cui la fiducia nel futuro, specie ai giovani, sembra persa. Angelo questo invece ha fatto lavorando sodo, affermandosi in disparati settori, con la sua competenza, la capacità di relazione e la sapienza nel comporre le soluzioni ai problemi.
Abbiamo vissuto diversi anni avendo insieme una comune visione dell’impegno sociale e politico, nella concezione più attenta al servizio verso la comunità. Ho verificato le sue doti negli anni della mia esperienza d’amministratore civico. Ma se devo ricavarne un tratto ulteriore, che abbia un valore più lato, vorrei di Angelo segnalare l’educazione, il garbo, il rispetto verso gli altri, l’onestà, l’apertura al dialogo e l’amore per la nostra città che hanno distinto la sua opera in seno alla comunità aquilana.
Doti e valori che vanno assunti a testimonianza, in un periodo complesso come quello che il nostro Paese vive. Un modo di interpretare la propria responsabilità, quello di Angelo, denotato da rigore, pacatezza e signorilità. Sempre. Un modo esemplare, che stride con certe manifestazioni urlate e sguaiate talvolta presenti anche in seno alle massime istituzioni del Paese. In questo senso l’esempio che Angelo ha lasciato rincuora, e gliene siamo grati. E sebbene tale sua eredità non possa ora mitigare il dolore per la sua scomparsa, sarà comunque un viatico che accompagnerà il futuro della sua famiglia, nell’andarne fiera ed orgogliosa.
Goffredo Palmerini
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