A Genova le cure palliative per i malati oncologici terminali hanno una forza in più: la compagnia e l’assistenza degli animali. La città ligure diventa il laboratorio del nuovo corso di formazione in Pet therapy nella sede dell’Hospice Gigi Ghirotti Albaro.
Una nutrita equipe multidisciplinare ospedaliera coadiuvata dagli esperti della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – il dott. Pier Luigi Castelli, medico veterinario comportamentalista e l’etologa Graziana Moretti, pet partner, che partecipano al programma – saranno impegnati per i prossimi mesi nell’attento studio delle procedure mediche e delle leggi che regolamentano la Pet therapy in Italia. Obiettivo dell’iniziativa è migliorare le condizioni di vita dei pazienti in fase terminale.
Il progetto dall’inequivocabile titolo: “Mi affido a te – la Pet Therapy in Hospice”, si articola in due cicli formativi.
Il primo appena iniziato, della durata di sette incontri, prevede l’approfondimento delle nozioni di base per le cure palliative: dalla fisiopatologia del dolore alla gestione della relazione tra co-terapeuta (il cane) e paziente. I temi affrontati, oltre a riguardare aspetti medici, evidenzieranno l’aspetto normativo ed etico.
Il secondo ciclo di quattro incontri, che partirà a gennaio, si concentrerà sugli aspetti etologici e psicologici degli animali impiegati e sui principi di base degli “interventi animali assistiti”.
“La pet therapy ha lo scopo di favorire il benessere e la migliore qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie. – spiega Graziana Moretti, Coordinatore Nazionale Guardie Zoofile LNDC – Il cane diventa un catalizzatore di emozioni, capace di donare stimoli ed energie. Per questo abbiamo scelto tre cani, uno shih-tzu, un labrador e un meticcio adottato dal nostro rifugio. Esemplari che conosciamo molto bene e che posseggono caratteristiche etologiche e caratteriali tali da costituire un valido aiuto per i destinatari del progetto”.
La terapia con l’ausilio di animali è regolamentata in Italia dal D.P.C.M. n 51 del 28 febbraio 2003 in recepimento dell’accordo recante disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet therapy.
Il decreto disciplina il particolare rapporto di affezione tra l’uomo e l’animale, al fine di rendere più omogeneo ed efficace l’intervento pubblico nel complesso scenario della protezione degli animali da compagnia. Con la finalità di agevolare una più ampia diffusione dei nuovi orientamenti clinico-terapeutici. Orientamenti che si avvalgono non soltanto dell’ormai notissimo sostegno fornito dai cani ai portatori di handycap ma di un’ampia serie di cure mediche praticate con l’ausilio di animali. L’interazione fra umani e animali ha l’effetto di migliorare la qualità della vita di diverse categorie di persone in special modo bambini, ricoverati in ospedali, pazienti ospedalizzati, pazienti psichiatrici, anziani. Proprio per questo la legge consente l’ingresso di animali da compagnia di proprietà o utilizzati in attività terapeutica in case di cura e strutture protette.
I tre cani prescelti entreranno in contatto diretto con i malati dal mese di febbraio e saranno impegnati in attività assistite dagli animali (AAA) e in terapie assistite dagli animali (TAA). Gli ambiti d’intervento riguardano l’aspetto procedurale fisico riabilitativo con la presenza di un fisioterapista e un infermiere, quello psicologico con la presenza di uno psicoterapeuta e quello pedagogico con un operatore socio assistenziale. Durante lo svolgersi delle attività il cane e il personale medico saranno accompagnati dall’educatrice che controllerà l’iterazione tra co-terapeuta (il cane) e paziente.
“Il progetto, all’avanguardia in Italia, sarà costantemente monitorato e supervisionato dall’intera equipe che studierà in particolare quattro aspetti nel paziente: fisico, psicologico, sociale e spirituale. – dichiara Pier Luigi Castelli, Direttore Scientifico LNDC – Vogliamo valutare l’efficacia di questa pratica e protocollarne l’utilizzo. Abbiamo in programma la realizzazione di convegni e attività divulgative per diffondere i risultati e condividere il metodo con altre realtà analoghe”.
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