Il racconto di Dino Buzzati (da I sette messaggeri), che narra il cammino di vari messaggeri verso una meta poco precisa, mi fa pensare agli emigrati italiani che avevano la certezza del punto di partenza, mentre quello d’arrivo rimaneva per loro indefinito, anche se pieno di timori e di speranze. La ‘nostalgia’ che il principe scopre, nel racconto buzzatiano, diventa simbolo di solitudine. Quella stessa che ognuno di noi, lasciando il proprio paese, ha provato. Proprio Goffredo Palmerini scrive che gli emigrati si sono confrontati con una “storia di sofferenza e di dolore per affrancarsi da indicibili pregiudizi e diffidenze, per poter conquistare rispetto e stima nella società d’accoglienza con il lavoro, il talento e la creatività, oggi motivo di affermazione e di successo”.
Quando io stesso nel 1954, all’età di quindici anni e mezzo, arrivai a New York su una nave poco stabile, mi sentii come Colombo nell’atto di baciare la terra di un nuovo mondo, pieno di speranza e di volontà. Ci sono voluti tanti anni prima che io capissi compiutamente il lungo processo per diventare ‘americano’. In Italia mi consideravano ‘americano’, benché cercassi di rimanere italiano, e in America mi consideravano italiano, e peggio ancora immigrato, senza mai considerarmi integrato in una società che non mi accettava pienamente. Vedevo le mie origini napoletane con emozioni confuse, con una certa sensazione d’aver perduto valori importanti. Non mi sentivo più come Colombo, ma come Gulliver mentre si sveglia legato con le corde che lo tengono prigioniero.
L’Italia dei Sogni non è propriamente detto un trattato accademico, ma un compendio. e tuttavia questo libro riesce a rendere con rara efficacia, come in un compendio, le peripezie degli emigrati italiani, le loro storie, dove le esperienze umane emergono grazie alla ricchezza d’una narrazione nitida e intrigante, attenta ai particolari, propria di un osservatore meticoloso e paziente, qual è Goffredo Palmerini. Con riguardo e amore professionale, Palmerini rende infatti un grande tributo alla sua città, L’Aquila, al suo Abruzzo, alla sua Italia, con un orgoglio già messo in evidenza in altri suoi libri, specialmente in L’Aquila nel Mondo e L’Altra Italia. Ne L’Italia dei Sogni si trovano ricordi, cronache, successi, resoconti, storie e anche rimpianti del personalissimo mondo degli emigrati, evocati dell’autore con acute osservazioni.
Gli scritti contenuti in questo volume, che con gli altri due citati realizza una perfetta trilogia, riguardano storie, eventi, personaggi e reportages da cinque continenti e riescono a creare un legame forte tra gli espatriati e i quasi sessantuno milioni d’italiani in Italia. Un saggio delle esperienze degli emigrati, insieme ad altre storie singolari degli italiani dentro i confini, sono raccolte in questo volume dal titolo poetico da un aquilano che è riuscito a stabilire rapporti intensi ed assidui con tanti italiani nel mondo, abruzzesi in particolare. Aldilà del testo in sé, questo nuovo libro ci fornisce una moltitudine d’immagini e illustrazioni che evocano, anch’esse, emozioni diverse che ci fanno sognare. Sembra che Palmerini si sia innamorato delle avventure degli italiani all’estero, che con entusiasmo raccontano dei successi e delle loro storie di vita, con le proprie voci. Gli emigrati, espatriati in Paesi con altre culture a volte poco comprensibili, avendo a che fare con lingue per loro nuove e non tutte relativamente facili come lo spagnolo o il portoghese, non immaginavano fin dove potessero arrivare nelle nuove società, quali ruoli avrebbero potuto conquistare.
Il nostro, infatti, era un definitivo trapianto, senza sapere cosa ci riservasse nel futuro, sapendo ciascuno per proprio conto che la comprensione della parola parlata e scritta era essenziale per sopravvivere. Circondati dalla indeterminatezza di uno spazio economico vago, direi quasi surreale, c’era in noi la speranza-attesa di una vita migliore, sempre legata all’archetipo buzzatiano dell’errante che ci faceva “girare su noi stessi”, senza mai aumentare la distanza che ci separava dall’Italia, pieni di solitudine e di nostalgia per la terra natale, gli amici ed i parenti lasciati. Ma cosa c’è in questo volume di così vasto interesse umano per gli innumerevoli lettori italiani sparsi per il mondo? Per cominciare, abbiamo un’idea precisa della stampa italiana all’estero e della sua preziosa funzione.
Uno dei riferimenti ricorrenti e principali è il terribile terremoto del 2009 che ha devastato L’Aquila, una delle città più belle d’Italia e la mia prediletta. Città entrata nel cuore di tutti gli italiani all’estero, in modo speciale dopo il doloroso dramma del 6 aprile, rimbalzato sulla stampa da New York a Sydney, da Toronto a Buenos Aires, da São Paulo a Tokio, e in tutti gli altri giornali pubblicati all’estero da oriundi italiani. Anche se non sempre esplicito, un filo costante sembra legare gli argomenti del libro, talvolta apparentemente distanti, con un riferimento dominante alla tragedia che ha sconvolto una città meravigliosa e la vita della sua gente. e tuttavia questo richiamo, sia quando è espresso come pure quando è tacito, manifesta sempre una grande dignità, un coraggio consapevole e una certezza nella ricostruzione materiale e morale dell’Aquila e del suo futuro.
L’Italia dei Sogni inizia con uno scritto sul Santuario dedicato a Giovanni Paolo II e sulla Perdonanza, il primo giubileo istituito da Papa Celestino V. Una breve descrizione ci conduce nell’incantevole villaggio di San Pietro della Jenca e nell’omonima chiesetta medievale. In quel luogo si ricordano tre papi: San Pietro apostolo, Celestino V – che, con la Perdonanza, cancellò il commercio dalle indulgenze – e Giovanni Paolo II, cui è stato dedicato il Santuario di San Pietro della Jenca. Quest’inizio di volume ci fa conoscere un Palmerini profondo conoscitore di aspetti religiosi, mentre narra la storia di Celestino V e di Collemaggio.
D’altronde, come fece con i miei studenti nell’estate 2012, in occasione d’una giornata all’Aquila. Eravamo lì per visitare la città terremotata e Palmerini ci fece rivivere la storia del 1294, di quell’anno memorabile per la città, come fosse qualcosa della nostra stessa memoria. C’era stata in quell’anno di oltre sette secoli fa l’elezione di Celestino V, un papa ancorato alla terra d’Abruzzo e ai suoi eremi, c’erano stati i cinque mesi del suo papato, prima del “gran rifiuto”, o meglio della sua rinuncia. Palmerini ci fece entrare nel clima politico e spirituale di quel tempo, in un contesto straordinario quale può essere la Basilica di Collemaggio. Il capitolo su San Pietro della Jenca si conclude con una invocazione ai pubblici poteri a voler comprendere fino in fondo il messaggio spirituale e civile della Perdonanza, che è poi quel che occorre per la ricostruzione dell’Aquila.
Altri capitoli parlano di eventi culturali, in Italia e all’estero, di un eccellente ospedale di Torino guidato da un abruzzese, classificato tra i primi dieci d’Italia, della fitta rete della stampa italiana nel mondo, cattolica e laica, di radio SBS in Australia che diffonde programmi in più di sessanta lingue, della missione culturale di Palmerini nel nordest d’Italia e di tanti altri eventi che l’autore testimonia con dettagliati resoconti, che non mancano mai di incuriosire il lettore. Il libro rende tributi anche all’arte, al teatro e al cinema italiano, sempre contenendo in sé un grande rispetto per la cultura italiana, l’orgoglio per le bellezze e le tradizioni, l’attenzione per la religiosità del nostro Paese. I riferimenti alla spiritualità sono onnipresenti e danno un volto talvolta quasi mistico a questa raccolta di pensieri e voci dei tanti italiani sparsi nei cinque continenti.
La Bibbia per taluno diventa il libro per il futuro dell’Europa. Qual è il significato di questa nuova unità europea, e dell’abbandono della moneta nazionale per l’euro? Significa controllare in altra maniera il mondo meno sviluppato? E questo mondo sarà meglio dell’altro? Certo è che questo sogno di un’Europa unita è anch’esso parte de L’Italia dei Sogni, un lungo viaggio metaforico verso nuovi orizzonti. Sarà interpretato e re-intepretato come il viaggio di tanti italiani che sono emigrati all’estero. Quest’Europa sarà parte di un nuovo mondo globale, complessivo, dove una nuova esperienza democratica ci farà ricordare il legame che abbiamo con Colombo, quell’italiano che osò veleggiare verso una nuova frontiera piena di speranza e di ricchezza, sia geografica sia spirituale. Un’Europa che si è messa in cammino per raggiungere un altro confine indefinito, non dissimile da quello del principe del racconto di Buzzati, così come fece Colombo nel 1492.
La scoperta dell’America e il ruolo della comunità italiana negli States sono il motivo conduttore di due interessanti reportages da Filadelfia e New York, con le annuali celebrazioni del Columbus Day che si tengono nelle più importanti città degli Stati Uniti, e sopra tutto nella Grande Mela, con la parata dei ‘Knights of Columbus’. Il volume è pieno di storie di abruzzesi di talento che si muovono con successo in tutto il mondo, come il drammaturgo Mario Fratti, lo scrittore Dan Fante – figlio di John Fante che qui in Colorado, a Denver, era nato nel 1909 da un emigrato abruzzese e da un’oriunda lucana -, la compositrice Ada Gentile, l’artista Raffaella Cascella, l’attrice e scrittrice Daniela Musini, il cantante Giò Di Tonno, il musicista Tiero Pezzuti, storie tutte raccontate con una scrittura di rango elevato che si segnala per la precisione e la ricchezza dell’idioma.
E poi ci sono le immersioni nella feconda realtà della nostra emigrazione che, ovunque nel mondo, ha dato e dà lustro all’Italia con testimonianze di vita esemplari. Anche se Palmerini in realtà non lo fa, non potendolo per le date del libro e per il tempo successivo dello storico avvenimento, sembra che le pagine di questo volume simbolicamente lo evochino. Parlo d’un altro straordinario figlio di emigrati italiani: Jorge Mario Bergoglio, nato a Buenos Aires nel 1936, ora Papa Francesco, elevato al soglio di Pietro dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Suo padre lasciò il Piemonte e Torino per cercar fortuna in Argentina, come ferroviere. Un figlio dell’altra Italia, dunque, che diventa il primo Papa latinoamericano, il primo gesuita – ordine religioso che ha dato decine di migliaia di altri ‘messaggeri’ per l’evangelizzazione del mondo – che prepara la sua ‘valigia dei sogni’ e riporta il papato “a casa”. Sembra proprio che Papa Francesco stia in questo nuovo libro di Palmerini, che tratta di persone che come lui stanno dentro la storia della nostra emigrazione. La Chiesa, come la recente Europa, dovrà affrontare vecchi e nuovi problemi. Ma in questo caso Papa Francesco, figlio di emigrati, dovrà ritrovare la sua via del ritorno, come capo di più d’un miliardo di cattolici, sparsi, come gli emigrati, in tutte le parti del pianeta.
Con questo nuovo tomo Goffredo Palmerini conferma un amore profondo per la sua città, la sua terra d’Abruzzo, per l’Italia e per gli italiani, dentro e fuori i confini del Paese. Con la sua esuberante fantasia, sorretta da una solida conoscenza della nostra storia e della nostra cultura, con un orgoglio tutto italico, segna il cammino della memoria. il volume L’Italia dei Sogni costituisce pertanto un ulteriore apporto al grande giacimento di valori e di memoria collettiva di un Paese come l’Italia che, nella sua storia lontana e recente, ha dato un consistente contributo alle migrazioni, e in fondo alla civiltà del nostro mondo. Dalla sua lettura possiamo renderci conto che veramente ciascuno di noi
ha il diritto di sognare.
Salvatore Bizzarro *
*Salvatore Bizzarroè professore di spagnolo e italiano presso l’università del Colorado College, a Colorado Springs (USA), dove insegna letteratura italiana e latinoamericana, corsi sul cinema italiano e sulla letteratura della rivoluzione messicana. Dal 1989 al 2011 ha svolto la funzione di direttore del programma Italian in Italy. Ha scritto un importante volume sul poeta Pablo Neruda, Pablo Neruda/All Poets The Poet, pubblicato nel 1979 da Scarecrow Press. Ha contribuito, come autore ed editore associato, al libro Latin America During Nixon’s Second Term (American College in Paris Publishers, 1976). Il prof. Bizzarro, oriundo napoletano, ha scritto numerosi articoli sull’America latina, contributi per enciclopedie e uno sul 500° Anniversario della scoperta dell’America (1992). Ha fatto gli studi universitari a New York, presso la Fordham University, dove nel 1964 ha conseguito la laurea Bachelor of Arts. Nel 1965, alla Stanford University, in California, ha preso un master in Hispanic American and Luso Brazilian Studies e, nel medesimo ateneo, nel 1969 ha conseguito il Dottorato (Ph.D.) in letteratura latinoamericana. Professore ordinario di spagnolo e poi d’italiano presso il Colorado College, è stato per ben quattro volte, tra il 1980 e il 2000, preside della Facoltà di lingue romanze, per periodi da due a quattro anni. Ha dato avvio a numerosi programmi di studio in Messico, Italia e Cile. Attualmente è Chairman del Faculty Advancement and Advisory Committee del Colorado College, dove rappresenta la facoltà e le sue esigenze per i programmi accademici. Nel 1972 ha pubblicato il primo volume della serie degli Historical Dictionary dei paesi latinoamericani sul Cile. La seconda edizione del suo Historical Dictionary of Chile è stata pubblicata nel 1986, la terza nel 2005 e la quarta è adesso in preparazione, con la pubblicazione prevista per dicembre 2014 (Scarecrow Press: Rowman and Littlefield Publishing Group). Recentemente ha scritto un capitolo del libro The Power of Place, sulla Mandragola di Machiavelli e la città di Firenze a quei tempi (Chicago, Acm Press, 2012). Il prof. Bizzarro negli ultimi dieci anni ha insegnato a Santiago del Cile con Antonio Skármeta, autore del romanzo “El cartero de Neruda” da cui è stato tratto il film Il Postino. Nel primo anniversario della morte di Massimo Troisi il prof. Bizzarro è stato invitato, dalla sorella dell’attore, a partecipare come membro della Giuria al primo Festival internazionale di Cinema di San Giorgio a Cremano. Ha anche partecipato al Premio Flaiano, nel 2008, nominando Skármeta che ricevette il premio nel 2010. Nel 2009 è stato invitato in Spagna ad una tavola rotonda nell’ambito della Settimana d’Autore di Madrid, dedicata a Skármeta, e vi ha partecipato con lo scrittore argentino di discendenza italiana, Mempo Giardinello, con il critico inglese Nial Binns, con la spagnola Fanny Rubio e con il regista del film Il Postino, Michael Redford. Il prof. Bizzarro ha insegnato a Firenze negli anni accademici 1986/’87 e 2001/’02, in programmi di studi sul Rinascimento, come direttore di 18 università americane (Associated Colleges of The Midwest). Anche quest’anno, come già nel 2012, insegna a studenti americani e canadesi in un corso sul cinema italiano a Sulmona.
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