Invalidità 75% , nessun segnale di vicinanza da parte delle Istituzioni e nessuna equiparazione della propria condizione a quella di vittima di incidente sul lavoro.
LA STORIA. Matteo, uno studente universitario fuori sede di Lanciano, rimasto ferito la notte del 6 aprile del 2009 a L’Aquila , in una palazzina di Via Generale Francesco Rossi, dove tre soli furono i superstiti. In quel palazzo morirono 22 persone tra le quali la sua ragazza, anch’essa studentessa.
«La situazione sembrava sotto controllo, quando improvvisamente crollò tutto. Sono rimasto dentro, intrappolato per 16 ore sotto le macerie, avvolto da un dolore fortissimo. Poi finalmente una via di fuga e la luce…», racconta Matteo.
Sono i ricordi di qualcosa che si è impresso nella mente come un brutto sogno, uno spartiacque che segna un prima e un dopo. Sulle braccia i segni tangibili, veri. «Braccio sinistro paralizzato, 4 mesi di ospedale, molti interventi e terapie, tante spese» si confida.
LE CONSEGUENZE. In cosa si traduce questo? Dovrà sborsare di tasca propria quanto gli serve. «Adesso mi sto pagando la fisioterapia e i controlli che mi servono», fa notare lo stesso Matteo. Un bel problema per uno studente.
L’APPELLO. «Ho deciso di raccontare tutto ciò perché è qualcosa che riguarda tutti noi. La nostra battaglia – chiude Matteo – ha la funzione di”tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi (art. 1). In Irpinia, nel terremoto del 1980, ci fu il riconoscimento dei feriti come vittime di incidente sul lavoro».
Gli incidenti capitano però non può essere un peso solo sulle spalle di chi li subisce e delle loro famiglie ……
Luisa Stifani
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