Torna il Festival dei Popoli

Torna il Festival dei Popoli, la rassegna del film documentario, in programma a Firenze dal 30 novembre al 7 dicembre. Tra i titoli della 54esima edizione ‘We steal secrets: the story of wikileaks’, sui segreti rilevati dal controverso portale web. E poi ‘Centoquaranta. La strage dimenticata’ di Manfredi Lucibello, sulla drammatica vicenda del traghetto Moby […]

festival popoliTorna il Festival dei Popoli, la rassegna del film documentario, in programma a Firenze dal 30 novembre al 7 dicembre. Tra i titoli della 54esima edizione ‘We steal secrets: the story of wikileaks’, sui segreti rilevati dal controverso portale web. E poi ‘Centoquaranta. La strage dimenticata’ di Manfredi Lucibello, sulla drammatica vicenda del traghetto Moby Prince, un disastro in cui persero la vita 140 persone. E poi l’Ilva di Taranto e la Puglia di oggi visti attraverso gli occhi di Cecilia Mangini, la maggiore documentarista italiana che ritorna al cinema con ‘In viaggio con Cecilia’ co-diretto insieme a Mariangela Barbanente.
Il festival, presieduto da Marco Pratellesi e diretto da Alberto Lastrucci, presenta un programma composto da 100 documentari provenienti da tutto il mondo. La manifestazione si svolge nell’ambito della “50 giorni di cinema internazionale a Firenze” coordinata da FST – Fondazione Sistema Toscana.
“Se negli ultimi 50 anni stampa e televisione si sono progressivamente allontanate dall’inchiesta giornalistica – scrive Marco Pratellesi nella sua introduzione – l’eredità è stata parzialmente raccolta dal documentario che spesso riesce a raccontare quelle verità che è impossibile illuminare senza scavare a fondo nei fatti”.
“Il documentario – scrive Alberto Lastrucci nell’editoriale del festival – ti sbatte in faccia la realtà. Lo fa con un linguaggio raffinato, frutto di elaborazione stilistica e ricerca estetica. Ma sempre di realtà si tratta: complessa, ambigua, contraddittoria; e perciò sempre così difficile da comprendere. Lontana dalle semplificazioni a cui la contemporaneità ci vorrebbe abituare, da quegli slogan utilizzati a piene mani dalla pubblicità, dall’informazione-spettacolo o dalla politica-rissa, linguaggi che tendono sempre più a somigliarsi. Il cinema documentario si muove in un’altra direzione. Non offre certezze, non consente che ci si rilassi sulla poltrona. Sollecita questioni, domande, curiosità”.

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