Mentre Rainews ci informa che il maxi emendamento del governo fa uscire dal Senato una Legge di Stabilità con un reddito d’inserimento da finanziare con i contributi dalle pensioni più alte, una rivoluzione delle tasse sulla casa, una riduzione del taglio del cuneo fiscale con detrazioni più sostanziose sui redditi medio-bassi e una disponibilità immediata di 100 milioni per l’emergenza in Sardegna, è iniziata la lunga maratona che culminerà con il voto di decadenza di Silvio Berlusconi, con interventi dei vari parlamentari, 22 su 25 pro Cavaliere, che intanto, dal canto suo, rinchiuso nella residenza romana di Palazzo Grazioli, prepara il discorso per il pomeriggio, quando si terrà una manifestazione a suo sostegno sotto casa, mentre rinvia il previsto intervento a Porta a Porta e fa sapere che in Senato lui non ci andrà.
I mezzi di informazione ci dicono che l’atmosfera in aula e nei corridoi è più che tesa, con Sandro Bondi e Roberto Formigoni che hanno avuto un alterco, Alessandra Mussolini che se l’è presa con Angelino Alfano, mentre il presidente Grasso ha respinto l’istanza di voto segreto effettuata da Forza Italia per bocca della senatrice Elisabetta Alberti Casellati, condivisa dagli ex-compagni di partito tramite Schifani, con la motivazione che “la Giunta per il Regolamento del Senato, il 30 ottobre, ha stabilito che per casi di non convalida dell’ elezione che il voto fosse palese perché a tutela della composizione del plenum e non sulla persona”.
Si cerca disperatamente di rinviare la votazione e sono state presentate, da parte del centrodestra, 6 questioni pregiudiziali e 7 ordini del giorno in difformità della relazione della Giunta per le Immunità, mentre si alternano i diversi esponenti di Forza Italia(da Mussolini alla Gasparri) e fa spicco la proposta di Pierferdinando Casini per una “sospensiva e il rinvio alla decisione della Corte di Cassazione sul riconteggio dell’interdizione” perché: “non possiamo liquidare la storia di 20 anni come un evento criminale”.
Mentre la bagarre ed il tour de force continua pro e contro Berlusconi, sui giornali (ma nelle pagine più interne), si parla del fatto che la Legge di Stabilità è stata riscritta da cima a fondo, attraverso un’unica proposta di modifica al testo approvato dal governo lo scorso 15 ottobre, risultando quasi completamente rinnovata , con spazio al reddito minimo garantito, introduzione della nuova carta acquisti per le famiglie in stato di difficoltà economica, fondo di 400 euro a nucleo che viene rimpolpato con 40 milioni all’anno fino al 2016, ed inizio di una “inclusione attiva”, sia in termini di sostengo economico che di presa in carico e di aiuto nei confronti dei minori.
Altra importantissima novità, l’introduzione dell’imposta unica comunale – abbreviata in Iuc – che va a sostituire Imu e Trise, recuperando, però, un pezzo di entrambe: per le abitazioni non principali, infatti, resterà in vigore la tassa già esistente, mentre, per tutti gli immobili, ci sarà una componente di Tasi, il tributo sui servizi indivisibili, che comunque consentirà alle famiglie di accedere a corpose detrazioni.
Ma, insieme, spuntano 3 miliardi per le navi da guerra e un aumento delle accise sulla benzina, con una conferma della politica dei taghli in sanità, con blocco del contratto e della vacanza contrattuale e la FederSpecialiozzandi che esprime delusione per la scelta di “ignorare le istanze delle giovani generazioni, nonostante le decine di emendamenti presentati al Senato con lo scopo di reperire le risorse necessarie per incrementare il numero di nuovi contratti di specializzazione per gli oltre 7000 medici aspiranti specializzandi, stanziare 1000 nuovi contratti destinati ai laureati in altre discipline che possono accedere alle scuole di specializzazione di area sanitaria, e garantire pari dignità contrattuale ai medici frequentanti il corso specifico in medicina generale”, mentre si sono trovati i fondi “per regalare 400 milioni di euro ai policlinici universitari privati a titolo di concorso statale al finanziamento degli oneri legati alle attività strumentali necessarie al perseguimento dei fini istituzionali’”.
E questo “dopo aver dichiarato per settimane che era impossibile reperire stanziamenti aggiuntivi per far fronte a gravissime problematiche di carattere sociale (fondo per la non autosufficienza, formazione post-laurea delle giovani generazioni etc.).
La confederazione degli specializzandi ora chiede con forza che: “ nel successivo passaggio alla Camera dei Deputati si provveda a sanare questa grave ingiustizia”, con l’indirizzo dei ricvordati 400 milioni per mettere “in sicurezza il sistema della formazione post-laurea di area sanitaria per almeno tre anni”, dando così “priorità all’istruzione pubblica ed ai giovani”.
Critico anche il commento di Cristiano Gori, docente di politica sociale all’Università Cattolica e consulente scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale, ma soprattutto coordinatore dell’Alleanza contro le povertà in Italia, network di associazioni, sindacati e organizzazioni (fra cui Caritas e Acli in prima fila)., il quale commenta tranchant: “altro che avvio della sperimentazione del Sia (Sostegno per l’inclusione attiva), altro che prima bozza di reddito minimo, i 120 milioni in tre anni, tradotto 40 milioni all’anno, sono solo fumo”.
E critico è anche Ettore Nardi che sul quotidiano Moderati Riformisti di Centro Sinistra scrive che, in materia di pensioni, si è ribadito un danno ai dipendenti pubblici e non a quelli privati e, ancora, che è l’impostazione generale ad essere completamente sbagliata perché, con un burocratico conteggio degli esuberi, partendo dalle piante organiche e, magari, verificando le posizioni organizzative dei soggetti interessati, non si va da nessuna parte.
I prepensionamenti, infatti, andrebbero considerati una grande occasione per restituire efficienza e per abbattere in misura consistente i costi della macchina burocratica, nonché per immettere nuova linfa vitale nelle amministrazioni interessate.
Ma per raggiungere questi risultati bisogna partire dalla platea dei potenziali prepensionandi, dalla stima dei soggetti interessati all’operazione (che, ovviamente, deve essere su base rigorosamente volontaria) e dai risparmi che si intende realizzare.
Sulla base di questi dati bisognerebbe avviare una staffetta generazionale ad ampio respiro che combatta le inefficienze del settore pubblico e consenta ai dipendenti colpiti ingiustamente dalla riforma Fornero di accedere alla pensione e ai giovani di entrare nel mercato del lavoro. Con costi pari a zero nell’immediato e con ricadute positive, rilevanti nel medio periodo, per l’intera economia nazionale.
Non sono contenti neanche gli imprenditori che, col sergretario generale Carlo Giorgi, dichiarano: “L’impianto del decreto ha una logica che non è abbastanza forte per attrarre in maniera decisa investimenti stranieri”.
Anche se Letta junior continua a dichiarare che il governo è forte più che mai dopo le varie fiducie, a bem guardare si poggia su un esecutivo costantemente accompagnato da una rigorosa attività di supporto politico e istituzionale da parte del presidente delle Repubblica che sta lcontinuanda a tessere intorno ad esso una rete di interessi (la gran parte extra politici: Europa, Confindustria, sistema bancario), che però non potranno reggere in eterno.
La prima e più eclatante debolezza che nel contempo ha anche la cifra del paradosso, è la sua scarsa rappresentanza – nonostante sia nato sotto l’egida delle larghe intese – rispetto ai partiti che lo sostengono e sempre più evidene appare la distanza e la diversità di vedute tra i ministri e i loro partiti di appartenenza.
Per cui non la decadenza di berlusconi ma quella della’Italia io temo, in balia di governi deboli e di una politica solo rituale e del tutto incocludente, lontana dalle vere “larghe intese” che invece si realizzano altrove (vedi Germania e Spagna), con conservatori e riformisti che cercano il reciproco sostegno su temi sensibili come il salario minimo ed il miglioramento pensionistico, senza dimenticare sviluppo, innovazione, giovani e lavoro.
Saranno Brasile, Germania, Spagna e Olanda a restare favorite e non solo nei prossimi mondiali di calcio in questo universo di finanza torva che non trova l’uscita dai guasti che lei stesso ha prodotto.
Carlo Di Stanislao
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