Gentile Ministro Alfano, Le scriviamo per presentare alla sua attenzione la vicenda di Pino Masciari e della sua famiglia. Lei è a capo di un ministero particolarmente sensibile, dedicato in particolare alla sicurezza nazionale e pertanto anche alla lotta alla mafia e Pino Masciari in questi venti anni ha consegnato la sua vita allo Stato per essersi opposto con forza al potere della criminalità organizzata, diventando testimone di giustizia e testimone vivente di legalità. Pino Masciari lo ha dimostrato in questi anni facendo condannare esponenti di spicco della ‘ndrangheta
: gli hanno fatto fallire l’azienda per essersi opposto al sistema criminale calabrese, ha perso la famiglia e gli affetti, il lavoro e la gioventù insieme alla sua moglie e i suoi figli, dalla Calabria fu allontanato 16 anni fa insieme alla famiglia per l’alto pericolo di vita( tutt’ora è sotto scorta per l’attualità del rischio) e inserito per 13 anni in programma speciale di protezione.
Nessuna colonna di cemento, nessuna pallottola, ad ucciderlo oggi sono appendici legate al quel contesto che ha combattuto.
Ora perderà anche la casa perchè gli è appena arrivato un atto ingiuntivo per un debito usuraio e il Ministero degli Interni non porta a compimento ciò che si è assunto per delibera: ma ministro, Masciari è ancora sotto scorta, in Calabria non può tornare perchè è a rischio la sua vita, quella della moglie e dei figli e la testimonianza resa a servizio dello Stato ha cambiato per sempre la sua vita.
È davvero conclusa la lunga odissea di Pino Masciari?
Ce lo dice lui stesso: ” ho chiesto alla Commissione C.le del Ministero dell’Interno di farsi carico della problematica per il semplice fatto che è stata la stessa Commissione che ha deliberato e provveduto ad estinguere il fallimento. Fallimento frutto della mia denuncia contro il pizzo e i mafiosi ”.
La procedura fallimentare è stata amministrata dal 1996 dal curatore avv. Sganga. Nel 1997 Masciari entra nel programma speciale di protezione e dunque trasferito in “località protetta” e lo è tutt’ ora: lontano e sotto scorta.
Il presidente del tribunale della sezione fallimentare di Vibo Valentia è stato arrestato, cosi come l’avvocato della curatela, mentre il curatore è stato denunciato dal tribunale.
” Il mio fallimento è stato punitivo e riconosciuto quale conseguenza per essermi ribellato alla criminalità denunciata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, dalla Commissione Parlamentare Antimafia, dalle varie Sentenze dei tribunali e dallo stesso Ministero dell’Interno. Il fallimento è stato chiuso il 6 ottobre del 2010. Perche ora il Ministero lascia che l’usura si prenda la mia casa? ”.
Il creditore della ditta di calcestruzzi è stato tra i primi a essersi inserito nel comitato dei creditori del fallimento e poi estromesso dalla curatela. Lo stesso non si è opposto alla estromissione nei modi e nei tempi previsti per legge, ma ha aspettato anni, appositamente, per inoltrare la sua richiesta al di fuori della procedura fallimentare e accumulare interessi in quanto si fonda su tassi usurai (22.50% e 18% il debito iniziale era di 50.000 euro oggi ne chiede quasi 300.000 mila) . ” Avevo denunciato il soggetto per usura.
” Oggi sono ancora vittima dello stesso sistema che ho denunciato, ho rinnegato la mia vita e pignorato quella dei miei figli per la legalità. Dopo quasi venti anni, ancora subisco ritorsioni, e ciò che più mi duole, si aggiunge il silenzio delle istituzioni competenti, (Ministero dell’ Interno e Commissione c.le) che mi hanno allontanato dalla mia vita per sempre , tenermi nascosto, privato di ogni affetto familiare e sociale, con mia moglie e i miei due bambini, per troppi anni ”.
Ci rivolgiamo a lei sicuri di ricevere una risposta concreta per la risoluzione delle problematiche che stanno affliggendo la famiglia Masciari ed è urgente che tale risposta giunga in tempi brevi prima che venga persa la casa colpita da quei procedimenti debitori che trovano la loro origine in quella primaria procedura fallimentare che la Commissione aveva inteso risolvere, per dare riscatto al cittadino che denuncia e dunque un messaggio forte di contrasto al fenomeno mafioso, purtroppo ancora vivo e devastante nel nostro paese. (Sentenza TAR Lazio del 23\01\2009).
Ci rivolgiamo a lei come cittadini che vogliono risposte vere e certe.
Ci rivolgiamo a lei in forza della petizione lanciata su www.change.org/pinomasciari che ha superato in pochissimi giorni le 52000 MILA adesioni per donare dignità ad una famiglia che tanto si è sacrificata per noi tutti e per lo stato.
Lei non può ignorare i cittadini che sono al fianco di Pino Masciari e vedono nella sua testimonianza una reale speranza di cambiamento.
Curzio Maltese nella sua indagine giornalistica riporta: “Sì, pago il pizzo. Pago anche le tasse, più o meno, e che cosa ricevo in cambio? Lo Stato non mi garantisce la sicurezza. I trasporti fanno schifo. Se si ammala mio figlio prendo l’aereo e vado a Bologna, perché all’ospedale l’altra volta mi sono dovuto portare lenzuola e medicinali. Poi pago il pizzo, certo, ma nel mio locale non entra un mendicante, la finanza non fa controlli e se mi rubano l’auto me la fanno ritrovare sotto casa. Per il servizio che offrono, non sono neppure cari. L’alternativa? La fine di Pino Masciari”. Repubblica, 25 aprile 2007.
Signor Ministro non può far passare questo messaggio devastante!
Roberta Lemma
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