La morte di Nelson, icona dell’anti apartheid, ha lasciato il mondo nella tristezza. Sebbene se ne sia andato all’età di 95 anni, che già in sé è una rarità per qualcuno che ha passato 27 anni in carcere, la sua eredità rimarrà per anni. Poche persone nel pianeta potrebbero eguagliare la sua immagine straordinaria ed è per questo motivo che il mondo sta celebrando la sua vita invece di essere in lutto. Senza dubbio sarà ricordato come uno degli uomini più grandi della storia.
La ricca eredità che Mandela si lascia alle spalle è impareggiabile. Oltre ai suoi risultati politici, ha combattuto per una società giusta che è culminata nella demolizione del regime dell’apartheid. Ha abbandonato il palcoscenico della politica dopo aver servito solo un mandato, preparando la strada per le generazioni più giovani che prenderanno il comando. Molti leader africani sono noti per tenere il potere fino alla morte. Dittatori come Robert Mugabe in Zimbabwe vengono subito in mente. Al potere da quando lo Zimbabwe è diventato indipendente nel 1980, Mugabe ha continuato a rimanere attaccato alla sua posizione.
“Se c’è qualcosa per cui l’Africa dovrebbe ricordare Mandela, è la sua determinazione a liberare i sudafricani dall’oppressivo regime dell’apartheid e dalla credenza che non si deve essere per sempre al potere per diventare popolare. È questo il motivo per cui ha servito soltanto un mandato e poi ha lasciato. Questa è una cosa che altri leaders africani dovrebbero imitare”, afferma il Adams Oloo, presidente del Dipartimento delle politiche e delle relazioni Internazionali all’università di Nairobi.
L’ex procuratore generale del Kenya Charles Njonjo, un vecchio amico di Mandela che è stato suo compagno di classe all’università di Fort Hare in Sud Africa, parla di un uomo che era molto intelligente ma rimaneva sempre umile. “Era uno studente infaticabile ma sempre pronto ad assistere gli studenti meno veloci con i loro compiti. Ha mostrato questa umiltà e senso di comprensione quando ha accettato di lavorare con lo stesso regime che lo aveva imprigionato per il bene della ripresa nazionale e della riconciliazione”, afferma Njonjo.
La straordinaria levatura di Mandela è esemplificata dai 250 premi che ha ricevuto nella sua vita, incluso il premio Nobel per la pace nel 1993. Con il tipo di affetto che il mondo mostra nei suoi confronti, Madiba, come era noto al suo clan, attrarrà molto probabilmente anche premi postumi.
Un grande uomo che era sempre a suo agio con i giornalisti durante le interviste, Mandela ha ispirato molti leaders mondiali, incluso il presidente degli Stati Uniti Barack Obama che ha visitato il Sud Africa quando Mandela era gravemente malato in ospedale. “Voglio rendere omaggio a questo grande uomo Nelson Mandela per la sua ispirazione. L’Africa dovrebbe accogliere la democrazia e scrollarsi di dosso la cultura della dipendenza dagli aiuti umanitari”, aveva affermato Obama durante la sua visita, ricordandolo poi ieri tra le lacrime dopo la notizia della morte.
Mandela credeva nell’approccio non violento di Mahatma Gandhi per risolvere i conflitti, al quale perciò rendeva omaggio: “Osava esortare la non violenza in un periodo in cui la volenza di Hiroshima e Nagasaki erano esplose su di noi; esortava alla moralità quando la scienza, la tecnologia e l’ordine capitalista l’avevano resa ridondante; ha sostituito i propri interessi con quelli del gruppo senza minimizzare l’importanza del sé. L’India é il paese di nascita di Gandhi; il Sud Africa è il suo paese di adozione”. Di fatto, Mandela e Gandhi erano uomini con idee simili.
La pandemia di Hiv/Aids senza dubbio è rimasta la principale prioritá di Mandela durante la sua presidenza ed il suo pensionamento. Nel continente africano dimora la maggior parte delle persone malate di Hiv/Aids e Mandela decise che bisognava fare qualcosa per arginare la pandemia. In primo luogo, decise di lottare in prima linea ammettendo che uno dei suoi figli era monto di Aids. Qualcosa di inaudito in Africa fino ad allora. Nessuna famiglia, in particolare una famiglia illustre come i Mandela, avrebbe infatti ammesso di aver perso uno dei propri cari a causa dell’Hiv/Aids. Forse prendendo spunto da Mandela, anche l’ex Presidente dello Zambia Kenneth Kaunda ha ammesso in pubblico la morte di uno dei suoi figli per Hiv/Aids. È questo il tipo di leadership per cui l’Africa dovrebbe ricordare Mandela.
Attraverso la sua fondazione Nelson Mandela, che ha lo scopo di promuovere una societá giusta ed imparziale, libera da discriminazioni, egli ha visto l’Hiv/Aids come un’altra guerra che doveva essere combattuta e vinta. Dal 2003, ha sostenuto i concerti “46664” (nome che deriva dal suo numero di identificazione in prigione) che avevano lo scopo di raccogliere fondi e consapevolezza riguardo all’Hiv/Aids.
Pochissime leggende viventi hanno delle giornate internazionali dedicate a loro. Ma per Mandela, il 18 luglio è stato dichiarato Giornata internazionale per Nelson Mandela sin da quando era ancora vivo. La giornata, che coincide con la sua data di nascita, è caratterizzato da atti di carità e gentilezza per dimostrare i valori che lui rappresentava.
Oltre alla fondazione, c’è il Fondo per l’infanzia Nelson Mandela, che supporta i bambini del Sud Africa con la visione di cambiare il modo in cui la societá tratta i propri bambini e ragazzi. Il Progetto Hillbrow Theatre, ad esempio, è un luogo in cui bambini svantaggiati possono esprimersi attraverso l’arte. Attraverso le loro produzioni, gli studenti apprendono importanti capacitá di lavoro di squadra, rispetto reciproco e tolleranza.
Riposa in pace, Tata.
Zachary Ochieng. In esclusiva da News from Africa
(Traduzione di Sara Marilungo)
Lascia un commento