“Liberarsi” dal riscaldamento condominiale si può. Almeno in teoria. Lo conferma la sentenza della Cassazione n.5331 del 3 aprile 2012, che ha dato ragione a un cittadino che si era staccato dal riscaldamento centralizzato, sancendo il suo diritto a farlo e affermando che è possibile procedere anche senza autorizzazione degli altri condòmini. Ma a patto che non si creino danni agli altri inquilini come squilibri di funzionamento o aggravi di costi sia di utilizzo che di manutenzione. Un’ipotesi che non è facile da soddisfare, ma che apre le porte a migliaia di proprietari stanchi di dover sottostare a tutta una serie di regole su tempistiche di accensione e spegnimento, orari di funzionamento e ripartizione delle spese che limitano la libertà personale e a volte portano anche a notevoli sprechi. Adico Associazione Difesa Consumatori mette a disposizione una serie di servizi dedicati a tutte le tematiche relative a casa e condominio all’interno dello Sportello Sfratti e Condominio, e che comprende anche l’attività di consulenza sul tema del riscaldamento.
«I problemi maggiori si hanno con impianti condominiali centralizzati realizzati per un numero ridotto di abitazioni: se anche un solo utente si stacca, l’impianto risulta sovradimensionato e quindi di fatto continua a consumare come prima – spiega Carlo Garofolini, presidente di Adico – di conseguenza, i condòmini rimasti al centralizzato rischierebbero di pagare anche per chi non usa più il servizio. Ma ogni situazione è diversa». Cosa può fare quindi chi vuole perseguire la strada dell’autonomia? «Non è ancora chiaro se basta che l’utente presenti all’amministratore una perizia di parte prima di procedere, o se possa farlo immediatamente e debba essere poi il condominio a dimostrare che il distacco arreca danni, e quindi impedirlo e continuare ad addebitare le spese condominiali – continua Garofolini – la normativa è nuova quindi non resta che attendere le evoluzioni della situazione e ulteriori pronunce dei giudici».
Ma la scelta del riscaldamento autonomo è veramente la più conveniente? «A oggi i motivi più comuni che spingono a questa scelta sono due: una temperatura in casa troppo alta, e quindi uno spreco spesso dovuto a scelte di “quieto vivere” dell’amministratore per accontentare inquilini freddolosi o squilibri della potenza dell’impianto, e l’aumento delle spese a causa della morosità di uno o più proprietari – spiega ancora il presidente di Adico – per l’utente medio la soluzione migliore e più economica sarebbe l’installazione di sistemi di contabilizzazione del calore, che consentono di pagare in base ai consumi reali e non ai millesimi, al netto di una quota fissa comune».
“Liberarsi” dal riscaldamento condominiale ora si può: ecco cosa cambia
“Liberarsi” dal riscaldamento condominiale si può. Almeno in teoria. Lo conferma la sentenza della Cassazione n.5331 del 3 aprile 2012, che ha dato ragione a un cittadino che si era staccato dal riscaldamento centralizzato, sancendo il suo diritto a farlo e affermando che è possibile procedere anche senza autorizzazione degli altri condòmini. Ma a patto […]
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