Di ribellismo pericoloso e diffuso hanno parlato sia Alfano, vicepremier e ministro degli interni, che altri rappresentati politici ed istutuzionali, affermando che il fenomeno insistito ed anzi crescente dei “forconi” è l’effetto della crisi ecominoca ma soprattutto dello spaesamento culturale che ha pereso un gran numero di italiani.
Sarà che ho vissuito con entuisiasmo la stagione dkl ribellismo degli anni 50 e 60 e che, da appassionato di cinema, ho adorato (ed adoro) i gradi ribelli: Polanski, Godard , Truffaut , Malle, Oshima , Tarkovskij, Tony Richardson , Richard Lester , Milos Forman , Cassavetes , Nelson Pereira dos Santos , Carlos Saura, Skolimowski, Szabo, Glauber Rocha, Scorsese, Coppola, Wenders, Fassbinder, Herzog e, qui da noi, Visconti, Antonioni, Fellini, Rosi e poi i Taviani, Ferreri, Maselli, Bertolucci, Bellocchio, Olmi e Scola; ma di fatto non riesco ad avercela con quelli che scendono in piazza, bloccano il traffico e protestano contro una politica inetta e dispendiosa, che adesso si mette il belleto della accellerazione sulla riforma elettorale ed il finanziamento ai partiti, ma continua a non far nulla di concreto per il lavoro, l’innovazione, le infrastutture e la cultura. Mercoledì è prevista una grande manifestazione a Roma, che, hanno promesso gli organizzatori, non sarà violenta, ma intanto, molte testate, parlano di infiltraszioni estremitistiche e malavitose, soprattutto di frange di Forza Nuova, dopo che il portavoce del movimento “9 dicembre”, Andrea Zunino, ha dichiarato: “Vogliamo la sovranità dell’Italia, oggi schiava dei banchieri, come i Rotschild: è curioso che 5 o 6 tra i più ricchi del mondo siano ebrei”.
Chi cerca invece di cavacarli i “forchini” sono i soliti due populilisti: il nuovo Grillo ed il vecchio Berlusconi, mentre il mondo della informazione è perplesso e diviso e cerca, annaspando, i dare un nome e una connotazione a questo fenomeno emergente, “movimento in franchising” secondo La Stampa, “ribelli senza leader” per La Repubblica e “invisibile popolo di nuovi poveri” sul Manifesto.
Quanto a Casarini, uno dei leader più ascoltati, dice senza peli sulla: “Questo movimento è un assaggio di ciò che potrebbe accadere in Italia se un blocco sociale di destra estrema prendesse il potere”. Parole pesanti che l’ex attivista argomenta: “Gli episodi visti nelle nostre città, dalle ronde per imporre la serrata agli esercizi commerciali, agli inni nazionali scanditi col Tricolore al collo e braccio destro alzato, sono scene già viste in Grecia, in Ungheria e nella Francia del Front national”. Una rivolta frutto sì dell’esasperazione provocata dal precipitare della crisi sociale e dalle mancate risposte della classe politica, che però “ha preso, fin da subito, una piega inquietante”.
Certamente quanto sta accadendo dopo la 2prova” sicuiliana del 2012, è qualcosa di più della rivolta del ceto medio contro tasse e politica, tanto che, dicono dalla’interno del movimento, “molto presto l’obiettivo da distruggere cambierà: dopo la casta, i nemici da abbattere diventeranno gli immigrati, rei di sottrarre agli italiani quel poco che c’è. Parole già pronunciata in più di un presidio”. Casarini per spiegarsi fa un paragone: quello con la Lega della primissima ora che negli anni Novanta conquista il suo Veneto: “All’inizio il messaggio leghista catalizza lo spaesamento del Nord di fronte alla globalizzazione al grido di ‘Roma ladrona’, subito dopo però, impotente di fronte ai morsi della crisi, lo trasforma in un aperto atteggiamento di xenofobia e razzismo”.
Allora io tremo e temo che il ribellismo sia reazionario, una sorta di individualismo proprietario antipolitico e antisindacale, espressione di un blocco sociale di destra che con il detonatore della crisi e il ‘catering’ di tifoserie e neofascisti ha trovato il suo momento di visibilità. Un movimento che non disdegna l’autoritarismo, un magma che se si coagula in qualcosa di più strutturato può portarci direttamente nell’Atene di Alba dorata.
Ed allora minacciose si fanno le parole di Giuseppe Vacca, ex parlamentare, presidente della Fondazione “Gramsci”, che interisto dalla Gazzetta del Mezzogiorno sul momento attuale afferma che è del tutto evidente che siamo in una fase di passaggio dalla seconda repubblica a quello che sarà, con la rottura del centrodestra e un governo di coalizione.
E che, in questa realtà, sembra delinearsi, attorno al malcontento popolare, un nuovo schieramento di destra radicale, che va da Forza Italia a Grillo e che pensa di dare la spallata al governo, e che lo fa in modo irresponsabile pensando di impostare in maniera radicale l’alternativa tra chi è contro l’Europa e chi è per l’Europa.
Sicché, ancora più preoccupante della demagogia della piazza, è un governo senza nerbo o coraggio ed il fatto che nel programma del nuovo segretario del Pd non vi sono parole chiare ed attese su quel processo riformatore che prevede il mutamento del bicameralismo perfetto, la riduzione dei parlamentari, l’abolizione delle province e la revisione della riforma del Titolo V della Costituzione, la nuova legge elettorale e l’attuazione dell’art. 49 sui partiti.
Se è vero che i forconi sono confusi e pericolosi, non meno confusa è la pèoltica, soprattutto, ancora una volta il Pd, diviso fra le solite correnti ed incapace di tradurre in pratica ciò che gli elettyori vogliono e che da anni ricevono solo in promessa.
Non è un vaso che oggi Cgil, Cisl e Uil manifestaio con un sit-in contro la legge di Stabilità, che cambia nomi in continuazione ma non contenuti, con una pressione fiscale che non si riduece e risorve sul lavoro che arrivano col contagocce.
Carlo Di Stanislao
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