C’è il bar vicino alla stazione che assicura ogni mattina un cappuccino caldo, c’è chi come Nicoletta quando torna per le feste porta cibo sano da mangiare, e chi come Rachele e Omar organizza un pranzo nel ristorante di lusso in pieno centro a Roma. Chi dona vestiti e coperte, chi un posto dove ripararsi. E’ una rete informale di aiuto quella che si stringe intorno ai senza dimora nel periodo di freddo pungente e durante le feste, che rendono ancora più insopportabile il senso di solitudine. Piccoli gesti individuali, compiuti al di fuori di ogni forma di associazionismo e volontariato convenzionali che, per chi vive un grosso disagio, possono fare la differenza. “Intorno a chi vive in strada ci sono sempre più persone che danno aiuto e questo nel vissuto di chi è solo è molto importante perché si crea un rapporto –spiega Fabrizio Schedid, responsabile del centro diurno Binario 95, a due passi dalla stazione Termini –Il senza dimora non ha tanto bisogno del cappuccino o di un pranzo ma di essere riconosciuto come persona, quindi anche un piccolo gesto di solidarietà può significare moltissimo”.
I più credenti lo fanno per senso di carità cristiana, i laici per un senso profondo di giustizia, Nicoletta, per esempio lo fa perché sente di aver ricevuto tanto dalla vita. Trent’anni, medico, lavora in Svizzera, e ogni volta che torna per le feste in Italia a trovare i genitori non perde occasione per portare carne o pesce fresco agli ospiti del centro diurno Binario 95 e permettergli di fare un pasto salutare.”Sto ricevendo moltissimo dalla vita e sento la responsabilità di dover restituire un miliardesimo a chi ha meno forze, ha ricevuto meno fiducia, stima e sostegno di me -spiega -E inoltre quando si fa qualcosa di bello per qualcuno l’esperienza piu normale e frequente credo sia quella di rimpianto e grande rimorso per tutto ciò che si sarebbe potuto fare di più e meglio”.
Come lei anche i proprietari del ristorante Casa delle Coppelle, hanno deciso di organizzare un pranzo per i senza dimora della stazione Termini. Ottanta coperti dedicati ai più bisognosi, a una settimana dal Natale in un ristorante francese in pieno centro. “Mio marito Omar da giovane dava una mano alla mensa della stazione Termini -spiega Rachele – quando abbiamo aperto il ristorante abbiamo deciso di fare una cosa simile. Abbiamo organizzato un primo pranzo a luglio chiudendo il locale -aggiunge – ma poi prima di Natale abbiamo deciso di farne un altro rimanendo aperti. C’erano 80 coperti dedicati a loro, e gli avventori del locale non hanno battutto ciglio, anzi ci ha fatto i complimenti per la bella esperienza”.
A pochi passi dal centro c’è anche un cinema che, nei giorni con spettacoli meno affollati consente ai senzatetto di mettersi nelle ultime file per ripararsi un po’ dal freddo. “C’è anche un signore che ha ceduto la sua cantina inutilizzata a una persona che dormiva davanti casa sua -continua Schedid -Molto spesso queste esperienze personali sono molto meglio di quelli che io chiamo i “pranzi ghetto” o le iniziative fatte in pompa magna dalle istituzioni perché. mangiare insieme e non solo dare un panino ogni tanto fa la differenza. E per chi vive in un momento di difficoltà cambia tantissimo, restituisce stima e dignità”. (ec-RS)
Tanti “fanno la differenza” aiutando i senza dimora
C’è il bar vicino alla stazione che assicura ogni mattina un cappuccino caldo, c’è chi come Nicoletta quando torna per le feste porta cibo sano da mangiare, e chi come Rachele e Omar organizza un pranzo nel ristorante di lusso in pieno centro a Roma. Chi dona vestiti e coperte, chi un posto dove ripararsi. […]
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