Una volta fatte le carte per un’adozione internazionale, le famiglie si sentono lasciate a se stesse nella delicata fase di attesa e di scelta dell’ente cui appoggiarsi, salvo poi ritrovarsi seguite con l’arrivo del bambino in Italia. È quanto emerge dell’indagine I percorsi dell’adozione internazionale: il punto di vista delle famiglie” a cura dell’Istituto degli Innocenti su oltre duemila coppie che hanno adottato nel corso dell’anno 2010.
Sulla base dei dati, la maggioranza delle coppie (81 per cento) dichiara di essersi sentita accolta e accompagnata dai servizi pubblici per la fase di istruttoria. Gli operatori sono ritenuti disponibili e dotati di umanità, percepiti come capaci di porsi “al fianco” della coppia. Man mano che l’iter adottivo procede, però, in oltre la metà dei casi (circa il 57,5 per cento) si interrompono i contatti. Si sperimenta così “un vissuto di abbandono, un silenzio sempre più pesante con il crescere dei tempi medi di attesa” si legge nel documento. Gli stessi servizi, che non sono tenuti a seguire la coppia in questa fase, si rendono conto del problema. Non a caso “alcune regioni hanno inserito, a livello programmatico, interventi strutturati di supporto e accompagnamento in questa fase e molti servizi territoriali in autonomia hanno cercato negli ultimi anni di supplire a questa carenza normativa, attivandosi spesso su richiesta delle stesse coppie” si legge nell’indagine.
I contatti riprendono poi con l’arrivo del bambino: in questo periodo di transizione circa otto neo-famiglie su dieci sono seguite dai servizi. Il dato è maggiore al Nord (nove su dieci), nell’Italia centrale e insulare scende a meno di sette su dieci e cala ancora al Sud, dove solo tre famiglie su dieci vengono seguite. Tendenzialmente si torna in contatto con i servizi entro un mese dal rientro in Italia (51 per cento) o entro 3 mesi (30 per cento). “Preoccupa – fa sapere l’Istituto degli Innocenti – il fatto che più della metà (56,1 per cento) delle coppie non ritenga utile un supporto a un anno dall’inserimento del bambino, lamentando però l’assenza di un supporto soprattutto per l’inserimento scolastico”. (gig-RS)
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