Povertà sanitaria, ”serve una legge chiara e omogenea”

Il malato e’ ‘povero tra i poveri’, secondo la definizione di monsignor Francesco Soddu, direttore della Caritas: fa fatica a nutrirsi ma fa fatica ancora di piu’ a curarsi. E i numeri sono eloquenti: dal 2009 al 2012 c’e’ stato un aumento della richiesta di farmaci del 57% ai centri Caritas. Certo, le medicine costano, […]

sanitaIl malato e’ ‘povero tra i poveri’, secondo la definizione di monsignor Francesco Soddu, direttore della Caritas: fa fatica a nutrirsi ma fa fatica ancora di piu’ a curarsi. E i numeri sono eloquenti: dal 2009 al 2012 c’e’ stato un aumento della richiesta di farmaci del 57% ai centri Caritas. Certo, le medicine costano, ma se ne sprecano anche tante, basti pensare agli armadietti pieni di farmaci inutilizzati, in ogni famiglia e, ancora di piu’ nelle farmacie e nelle strutture sanitarie. Farmaci integri e perfettamente utilizzabili, si intende. Basterebbe trovare la via giusta per donarli. Ci sono le onlus, prima fra tutte il Banco farmaceutico, che se ne occupano, ma il circuito della donazione spesso si inceppa, servono norme che lo garantiscano.
Il primo ‘Rapporto sulla poverta’ sanitaria e sulla donazione dei farmaci in Italia’ descrive nel dettaglio la questione e domani, alle 11, verra’ presentato a Roma, al centro congressi Frentani, nell’iniziativa organizzata proprio dalla Fondazione Banco Farmaceutico Onlus.
Gli aspetti legislativi sono fondamentali quindi, e lo conferma l’avvocato Sonia Selletti, esperto in materia farmaceutica, che collabora con la onlus del ‘Banco’: “Un quadro di norme esiste gia’- spiega- ma non sono omogenee, funzionano in modo sincopato, quando serve un corpo normativo unico per rendere omogeneo il livello di garanzie”. Che la legge sia necessaria e’ intuibile: i farmaci ‘donati’ devono essere non scaduti e in confezioni perfettamente integre, insomma ci vuole un recupero in piena sicurezza che solo la legge puo’ garantire.
“Attualmente esistono vari riferimenti normativi- ricorda la Selletti- come la legge finanziaria del 2008 che stabilisce cosa fare dei farmaci non utilizzati, sia dai privati sia dalle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), tenute a restituirli agli eredi dei pazienti deceduti o a darli alle Asl o alle Onlus. Inoltre, varie regioni hanno varato leggi contro lo spreco di farmaci, normandone il riutilizzo”.
E’ dal ’97 che il legislatore si e’ posto il problema del riuso dei farmaci, con “norme fiscali che prevedono la ‘donazione’ dei medicinali che non possono piu’ essere messi in commercio, a volte per sciocchezze come difetti di stampa nei foglietti illustrativi. E quindi- continua l’avvocato Selletti- erogazioni liberali alle Onlus sono previste. Nel 2006 si cerca di dare attuazione a una direttiva europea in materia, delegando il governo a esprimersi sull’esubero e riutilizzo dei medicinali non utilizzati”.
Interventi sporadici, ma per i farmaci manca una legge sul modello del ‘banco alimentare’. Nel 2011 arriva la prima proposta compiuta firmata dall’onorevole Di Virgilio, ripresa nel 2013 da Lupi, ma si arenano per le crisi di governo.
Al momento e’ il Senato in prima linea su questo fronte con il ddl a prima firma Luigi D’Ambrosio Lettieri e cofirmatari De Biasi, Mandelli e Minzolini. Gli operatori contano molto che questa volta l’iter legislativo possa concludersi: “La legge e’ un grande passo in avanti- commenta Selletti- Ovviamente si tiene conto della specificita’ di alcuni farmaci, come quelli in regime di conservazione particolari, o gli stupefacenti, che vengono esclusi dal circuito delle donazioni. Ma che si approdi alla legge serve a tutti, a chi da’ e a chi riceve, garantisce un percorso tracciato e non affidato alla iniziativa dei singoli”.

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