Renzi, il 46,2% del costo di un lavoratore sono imposte. Inattuabile un Jobs Act senza riforma fiscale

La proposta del Jobs Act di Renzi è inattuabile senza una seria riforma fiscale. Renzi, il 46,2% del costo di un lavoratore in Italia sono imposte. A chi conviene assumere? La media dei paesi Ocse è al 35%. Una seria riforma del lavoro e del contratto nazionale del lavoro, va accompagnata da un’altrettanta seria riforma […]

Matteo-RenziLa proposta del Jobs Act di Renzi è inattuabile senza una seria riforma fiscale.
Renzi, il 46,2% del costo di un lavoratore in Italia sono imposte. A chi conviene assumere? La media dei paesi Ocse è al 35%.
Una seria riforma del lavoro e del contratto nazionale del lavoro, va accompagnata da un’altrettanta seria riforma fiscale, i due aspetti sono inscindibili.
Giusto quindi eliminare la precarietà, dare la certezza al lavoratore di un reddito fisso sul quale progettare la propria vita, la famiglia, l’acquisto di una casa o di un’auto, ma come invogliare il datore di lavoro ad assumere?
«Stranamente i lavoratori in Italia non sono tutti uguali, ogni professione, pubblica o privata, ha un diverso inquadramento fiscale e un diverso contratto di lavoro e questo genera disparità e discriminazione dentro lo stesso ceto sociale. Inoltre l’aspetto fiscale gioca un ruolo primario nel rilancio occupazionale e forse, da parte di Renzi, sarebbe stato preferibile ascoltare teorie tipo, abbattiamo di 10 punti il costo di un lavoratore all’azienda e non niente tutela dell’articolo 18 che tra l’altro non è valido per molte categorie di lavoratori».
Lo statuto dei lavoratori è quindi una conquista che non si deve né disattendere e né, tanto meno, congelare, «il rilancio occupazione è un tema scottante, senza occupazione non c’è crescita e senza reddito non si pagano tasse. Insomma, le riforme si fanno guardando la società e non ascoltando le teorie di grandi imprenditori che mai nella vita hanno dovuto sudarsi uno stipendio e la riforma del contratto nazionale del lavoro non può non contemplare un aspetto decisivo: a che punto sono gli stipendi con il caro vita?». Tutto ruota attorno ai tagli da attuare, sul dove trovare i fondi per sostenere una politica di ridistribuzione del benessere, «la sinistra non taglia per non intaccare il suo bacino di consensi politici, la destra fa lo stesso e noi ci litighiamo le bricioline. Una volta i consensi si trovavano non nei salotti o negli uffici, ma in strada, dando ai cittadini ciò che volevano, diritti. Ecco di cosa si dovrebbe occupare Renzi, se vuole davvero diventare il traghettatore, anzi, l’esorcista della sinistra, di attaccare il favoritismo e resuscitare i diritti».
Occorre eliminare le diverse categorie, i lavoratori sono tutti uguali e devono godere degli stessi diritti e possibilità, inoltre, eliminando le diverse gestioni si eliminato gli enti che gestiscono tutte queste categorie e da questo si trovano i fondi per la riforma fiscale.
C’è da dire che Renzi non ci sembra capace di esorcizzare il demonio da dentro la sinistra.
Alcuni punti della proposta di riforma del lavoro ideata dal centro studi di Federcontribuenti:
Eliminata la cassa integrazione, estendere a tutte le aziende, al di la del numero di dipendenti e a patto l’azienda non disponga di altri impianti, la possibilità, davanti la comprovata difficoltà economica, di un temporaneo blocco delle scadenze fiscali, senza il rischio di aggravi, a patto si mantenga inalterato il numero di impiegati.
Accesso facile e al costo degli interessi indicati dalla BCE, per i prestiti richiesti per fare impresa quando previste assunzioni immediate.

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