Il reliquiario e’ stato ricomposto dal vescovo ausiliare dell’Aquila Giovanni D’Ercole che ha partecipato questa mattina alla conferenza stampa. A ricostruire la dinamica del furto sacrilego e’ stato il dirigente della squadra mobile Maurilio Grasso. Gli investigatori ieri avevano ritrovato, su segnalazione dei giovani ladri incastrati dai tabulati telefonici, la teca contenente l’ampolla spaccata in due dove era custodita la reliquia e il crocifisso. Il tutto gettato dietro un cespuglio nei pressi del Sert, nell’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria di Collemaggio. Un angioletto, invece, che era posizionato sopra la piccola urna, era stato recuperato nell’abitazione di Tempera di uno dei tre indagati, tutti conosciuti alle forze dell’ordine. Il vescovo D’Ercole si e’ detto “felice” del rinvenimento. Mancavano solo i filamenti di seta dorata che sostenevano, attraverso una cucitura, il sacro resto nella teca ma questa sera sono stati rinvenuti sotto un letto. A questo punto le indagini della squadra mobile possono considerarsi concluse.
San Pietro della Ienca e’ un vecchio santuario, ristrutturato, dedicato a Karol Wojtyla amante delle montagne abruzzesi dove spesso si recava in gran segreto con il suo fidato segretario Stanislaw Dziwisz, oggi cardinale e arcivescovo di Cracovia. Fu lui, nel 2011 a donare personalmente la reliquia al santuario che sorge alle falde del Gran Sasso aquilano, tra Camarda ed Assergi. Appena si arriva nella chiesetta una stele raffigurante Karol Wojtyla da’ il benvenuto ai fedeli. La preziosa reliquia e’ un pezzetto di stoffa intrisa di sangue, grande piu’ o meno quanto un francobollo, ritagliata dall’abito che Giovanni Paolo II indossava il 13 maggio nel 1981 quando, nel corso di un’udienza generale, rimase vittima dell’attentato in piazza San Pietro compiuto da Ali Agca, terrorista turco.
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