La destra prova a ricompattarsi attorno a Berlusconi che, in Sardegna, mostra di avere ancora grinta ed appeal. Casini annuncia la sua volontà di tornare nell’area dei moderati ed ampie aperture, ma con primarie per la scelta del canduidato, vengono da Alfano. Fra i vari ritorni c’è anche quello del proscviolto Scaiola a cui il Cav pensa come componente dell’ufficio di presidenza, dopo la bufera giudiziaria per il caso Anemone.
Berlusconi è vivo e vegeto, non ha paura di mostrarsi “nature” e quindi vecchio sulla copertina di Time, è pronto a vincere di nuovo come mostrano i sondaggi che lo ridanno nuovamente in testa ed è intenziona a nominare entro il fine settimana i componenti dell’Ufficio di presidenza, sollecitato dal gruppo dirigente, lealisti in testa, per poi pensare alla costituzione di un comitato ristretto, una sorta di gabinetto formato da non più di 10 persone.
E trema il Pd non solo perché si va ricomponendo “la casa delle libertà”, ma per la ennesima trovata del grande comunicatore ed eterno avversario che ha annunciato un piano ancora segreto ed anche “un po’ folle”, con cui raggiungere e superare quella soglia del 37 percento indicata dall’Italicum come limite da superare per ottenere il premio di maggioranza. Silvio Berlusconi parla al “Corriere della Sera” e, all’indomani dell’annuncio che Pier Ferdinando Casini torna con il centrodestra, avverte: “Sarà una follia, ma io penso di poterci arrivare”.
Ha un bel dire Marco Follini (che ogni tanto ricompare dal nulla) che Renzi a sinistra ha cambiato le regole del gioco e che a destra ci si illude che si possa fare come venti anni fa; il pericolo c’è ed è grande.
Berlusconi ha capito che non si arriverà mai al bipartitismo e quindi ha deciso di tornare indietro di tredici anni, con la coalizione di Centrodestra che, 2001, vinse le elezioni politiche con il 49,56% e quasi 18,5 milioni di voti.
Anche se il gemello diverso di Casini grida all’errore tattico e strategico, il progetto è ambizioso e minaccioso, prevedendo in primo luogo la fusione tra l’Ncd di Alfano e l’Udc di Casini, in modo tale da costruire un partito di ispirazione europea per chi non si riconosce in una Forza Italia troppo sbilanciata sulle posizioni di falchi e pitonesse. E poi quella con la destra, con Fratelli d’Italia che detiene il simbolo di Alleanza Nazionale e l’obiettivo di far rinascere An unendosi con le altre forze della dispora di Via della Scrofa, Storace in testa, in una formazione che possa facilmente superare lo sbarramento del 4,5% previsto. Infine c’è la Lega, con Salvini che è fortemente anti-europeo e quindi oggi non spendile, ma con lo scaltro Cav che punta a trattare soprattutto con Maroni e Bossi, in modo che il Carroccio possa avere una faccia ufficiale e oltranzista di Salvini e una più moderata e incline alla trattative con il Centrodestra degli ex segretari.
Il tutto ovviamente con una Forza Italia rinnovata, grazie anche al ruolo di Toti, capace di tornare verso il 25%, come dicono le attuale proiezioni ed i vari sondaggi. Banco di prova le elezioni europee di fine primavera.
Come scrive Sandro Rogari, Berlusconi farà di tutto per riconquistare i favori del suo solito elettorato; anzi ha già cominciato facendo ripartire gli attacchi a Napolitano.
E gli fa gioco anche l’ottimo rapporto ormai più volte ribadito con Renzi segretario per partito avverso, che lui si guarda bene dalla’infastidire ed attaccare e che, secondo Le monde è il suo degno erede, con un articolo, intitololato: ‘Matteo Renzi, l’homme pressé’, in cui si racconta un interessante aneddoto, avvenuto a gennaio, nei corridoi di Montecitorio, con due deputati, uno di destra e uno di sinistra che si incrociano e il primo che chiede al’altro: “Come avete fatto a trovare l’erede di Berlusconi? Sono passati vent’anni e noi non lo abbiamo ancora trovato”. E quisti che risponde:”C’è una differenza tra i due, Berlusconi è gentile”. L’articolo gioca sul confronto tra il vecchio e il giovane, tra il Cavaliere e il sindaco di Firenze. Stessa ambizione, stesso gusto per gli slogan, anche medesima flessibilità ideologica e stessa capacità di privare il nemico delle proprie argomentazioni, facendo valere anche la capacità telegenica. Tanto che – ricorda Le Monde – è già nato un nuovo soprannome: Renzusconi.
E contro questo stato di cose che è dimostrato amnche dalle liste corte e dalla rinuncia ai collegi uninominali (perché sgraditi a Berlusconi) non c’è nulla che tiene, neanche il M5S, che ha buttato alle ortiche e nel modo peggiore il patrimonioche si era ritrovato fra le mani dopo le elezioni el febbraio scorso.
Sempre più il rottamatore di Firenze rischia di rimanere intrappolato nel suo stesso gioco, di imboccare una strada senza uscita e di spaccare il suo partito e di perdere voti, favorentdo, naturalmente, l’avversario (ma è ancora così?) di sempre.
Carlo Di Stanislao
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