Stamane a Pescara, nel corso di una conferenza stampa, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, commentando il suo interrogatorio di ieri nell’ambito dell’inchiesta della magistratura pescarese su presunti indebiti rimborsi spesa per viaggi istituzionali, ha detto: “Voglio dire agli abruzzesi che non c’e’ accusa piu’ infamante di essere considerato una persona che fa la cresta sui rimborsi. Non c’e’. E quindi su questo punto spero di aver chiarito tutto e spero anche che di questa cosa la Procura possa tener conto. Credo – ha aggiunto Chiodi – che su questo punto di vista non ci sono delle cose che devono essere chiarite, nel senso che devono essere reperite solo alcune altre documentazioni”.
Il presidente ha reso noto che ammontano a 29 mila euro le spese che secondo i magistrati non avrebbero giustificazioni contabili. Ma Chiodi ha ribadito di non aver mai omesso nulla e che spesso, invece, ha rinunciato ad ottenere i rimborsi “pure dovuti”.
“Per le spese di rappresentanza nel 2012 avevo un budget di 50 mila euro, molto meno di quello che avevano i miei predecessori. Alla ragioneria ne ho restituiti 45 mila. Nel 2013 stessa dotazione e a fine hanno la restituzione e’ stata di 47.500 euro. Non ho mai inteso fare alcuna cresta, come e’ evidente. Su questo punto di vista mi sento sereno, forte, tranquillo e sento di non aver nulla da addebitarmi. Il mio silenzio in questi giorni – ha aggiunto – e’ stato dovuto al rispetto per la magistratura che era giusto che prima conoscesse lei le situazioni, ma anche per la necessita’ di reperire della documentazione che andava vista”.
Chiodi non si e’ sottratto dal parlare di aspetti personali. “Per quanto riguarda le questioni che non attengono a vicende giudiziarie – ha affermato – voglio chiarire subito che gli aspetti personali hanno diritto di essere chiariti ai cittadini se hanno riflessi sul mio comportamento istituzionale. E a questi aspetti non mi sono sottratto. Qualcuno dice che ho commesso un errore, che ho fatto una ingenuita’. Ma io sono fatto cosi’. Si possono fare degli errori, l’importante e’ ammetterli. Su questi aspetti – ripeto – non mi sono sottratto chiarendo che non hanno mai influito sulla mia attivita’ istituzionale. Per esempio mi riferisco alla nomina della consigliera di parita’ (Letizia Marinelli, con la quale Chiodi divise una camera d’albergo a Roma, ndr). Bene, io su questo sono molto contento che la Procura abbia aperto un fascicolo perche’ indipendentemente da quello che dico io, mi si puo’ credere o meno, da parte mia non c’e’ stata alcuna influenza che potesse determinare un favoritismo. E questo saranno i magistrati ad accertarlo”.
Oltre al governatore sono indagati il presidente del Consiglio, Nazario Pagano e 23 politici tra assessori e consiglieri. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato, truffa e falso ideologico.
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Chiodi: non ho abusato dei fondi degli abruzzesi
Negli Stati di diritto, non si commentano le Inchieste della Magistratura. Ci si dimette!