La Fini Giovanardi, “legge carcerogena

La Fini Giovanardi è una “legge carcerogena”, ha causato il sovraffollamento carcerario ed è nata con “un vizio che è quello dello stupro istituzionale e dello sfregio al Parlamento da parte di Carlo Giovanardi”. Non usa mezzi termini il coordinatore nazionale dei garanti dei detenuti, Franco Corleone, durante la conferenza stampa di presentazione dell’appello per l’incostituzionalità della Fini-Giovanardi, tenutosi a Montecitorio, firmato da circa 140 tra giuristi garanti dei detenuti, avvocati, magistrati e rappresentanti di associazioni che oggi stesso verrà consegnato a tutti i giudici della Corte Costituzionale. Atteso per la prossima settimana, infatti, il verdetto della Consulta che si esprimerà sul testo che ha modificato la politica delle droghe in Italia. Una legge “inserita strumentalmente – spiega Corleone – in un provvedimento delle Olimpiadi invernali di Torino, nonostante la riforma si fosse insabbiata in commissione Sanità e Giustizia del Senato perché impraticabile e senza i necessari consensi per essere votata”.
Per Stefano Anastasia, presidente della Società della Ragione, organizzazione promotrice dell’appello, le ragioni che hanno portato la legge in questione di fronte alla Consulta sono lampanti. “L’incostituzionalità è evidente sulla base anche degli argomenti usati dal Presidente della Repubblica in occasione della mancata conversione in legge del decreto “salva Roma”- ha spiegato Anastasia -. La materia è esattamente la stessa. Se il Presidente della Repubblica aveva ragione in quella occasione a richiamare la giurisprudenza della Corte Costituzionale per dichiarare inaccettabili modifiche ai decreti legge che introducessero argomenti estranei alla natura del decreto, per le stesse motivazioni la Corte Costituzionale dovrà dichiarare incostituzionale la Legge Fini Giovanardi”.
Per Corleone, l’appello che verrà consegnato oggi ai giudici della Consulta, “è una testimonianza che il mondo dei giuristi, delle associazioni, dei garanti e degli operatori sono sensibili ad una questione che da otto anni imperversa con repressione dura verso i consumatori di sostanze stupefacenti e i tossicodipendenti con il risultato di riempire le carceri e di ingolfare le aule di giustizia e impegnare le forze di polizia su una repressione cieca e ideologica”. Preoccupano anche le decisioni contenute nel decreto carceri, soprattutto in materia di droghe, dove nonostante ci sia stato il riconoscimento della fattispecie della lieve entità come reato autonomo, restano i dubbi perché, secondo Corleone “non garantisce il non arresto e la non detenzione per lieve entità. Con la pena da uno a 5 anni qualche dubbio ce l’abbiamo”.
Insoddisfatto per gli esiti della discussione sul decreto carceri anche Ivan Scalfarotto, deputato del Partito democratico intervenuto a margine della conferenza stampa. Per Scalfarotto si è trattato di “un’occasione persa” soprattutto sulla questione del Garante nazionale senza mezzi. “Si tratta di un incarico molto impegnativo e pensare che sia completamente privo di risorse economiche sembra francamente un controsenso”. Sull’imminente sentenza della Corte Costituzionale, invece, l’intervento del deputato di Sinistra ecologia e libertà, Daniele Farina. “Non si capisce cosa facciano i parlamentari e perché vengano pagati se poi devono sempre attendere che la Corte Costituzionale faccia il loro mestiere – ha affermato -. Appena la Corte si sarà pronunciata, occorrerà rivedersi per fare un ragionamento di prospettiva”. (ga)