Ogni anno, come è noto, l’ISTAT rivede l’elenco dei prodotti che compongono il paniere utile alla rilevazione dei prezzi al consumo. Il 2014 ha fatto registrare 21 new entry e l’uscita di solamente 3 prodotti per un totale di 1447 contro i 1429 dell’anno precedente.
L’aggiornamento tiene conto delle novità emerse nelle abitudini di spesa delle famiglie e arricchisce, in alcuni casi, la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati.
Questo è il caso del giornale quotidiano online che entra nel paniere ISTAT andando ad integrare la voce giornale quotidiano già presente e riflettendo, così, i cambiamenti dei comportamenti di spesa delle famiglie che oggi sono più tecnologiche di ieri e decisamente orientate a consumi veloci.
Ad assumere più importanza oltre all’informazione anche la cultura, lo spettacolo, i prodotti alimentari e i servizi sanitari. Dentro il notebook definito “ibrido”, ovvero il portatile che può diventare tablet tramite tastiere distaccata, le sigarette elettroniche, il formaggio spalmabile in confezione, i sacchetti ecologici, le cialde per caffè. Escono invece dal paniere le spese per la riparazione del televisore o del computer, mentre lo yogurt biologico e il tailleur vengono sostituiti rispettivamente dallo yougurt probiotico e dall’abito da donna.
Rimane da capire quanto la scelta di inserire nel paniere i quotidiani online possa incidere sul calcolo dell’inflazione. Se da una parte è vero che i numeri intorno all’informazione online sono enormi, quasi totalitari, è anche vero che quasi tutta l’informazione online è fruibile gratuitamente e purtroppo solo un piccola parte è acquistata e quindi direttamente incide sui consumi in senso stretto.
Tuttavia ANSO non può che esprimere soddisfazione per il fatto che anche l’ISTAT sancisca quello che gli utenti/lettori hanno decretato da diversi anni: l’online non è più da tempo la cenerentola dell’informazione. Non ce ne vogliano coloro che da adesso, anche nel paniere, staranno un po’ più stretti.
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