La sta presentando alla quinta edizione del Forum europeo di Robotica, in corso a Rovereto fino a stasera. Lui è l’ingegner Nicola Vitiello, la sua creatura si chiama Cyberlegs, ossia “Gambe cibernetiche”. Vitiello, 30 anni da Torre Annunziata (Napoli), madre bidella, padre gestore di autonoleggio e due fratelli, da 12 anni vive in Toscana. È ricercatore, nel campo del biomedicale, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa: Cyberlegs è uno scheletro-robot, per anziani con difficoltà di deambulazione e persone amputate agli arti inferiori, che potrebbe essere immesso sul mercato entro 4 o 5 anni, ad un costo accessibile.
«Considerando l’invecchiamento della nostra società», afferma Vitiello, «abbiamo pensato che Cyberlgs possa rivelarsi la risposta al bisogno di muoversi di molti anziani. Una delle principali caratteristiche che puntiamo a sviluppare nel prototipo», afferma Vitiello, «è la leggerezza. L’ invenzione pesa circa 5 chili, ma stiamo lavorando per diminuirne il peso; è già facile da indossare e non costringe a movimenti forzati». Il prototipo Cyberlegs è stato sviluppato nell’ambito dell’omonimo progetto europeo: i partner della Scuola superiore Sant’Anna sono due università belghe (l’Università cattolica di Lovanio e la Vrije Universiteit di Bruxelles), una slovena (l’Università di Ljubljana) e la Fondazione “Don Carlo Gnocchi” onlus di Milano. La durata del progetto, avviato nel febbraio 2012, è di 36 mesi; si concluderà, dunque, quest’anno. Lo sviluppo di Cyberlegs costa 3 milioni e mezzo di euro, di cui 2 e mezzo finanziati dall’Unione europea.
Cyberlegs: le ”gambe cibernetiche’ 2
«Rispetto agli esperimenti realizzati negli anni scorsi», continua Vitiello, «quest’ultima versione di Cyberlegs è stata liberata dai cavi e dagli strumenti utilizzati in laboratorio: una versione compatta, che adesso sarà possibile testare meglio sia in laboratorio sia, presto, nella vita quotidiana». Infatti, sotto il profilo tecnico, il nuovo Cyberlegs appare come uno ‘zainetto’. Pochi chili (le batterie, i motori e il “cervello”) per far muovere lo “scheletro” che aiuta, a sua volta, il movimento delle gambe. «Una caratteristica molto importante», spiega l’ingegnere di Torre Annunziata, «è che, rispetto ad altri progetti simili, Cyberlegs non impone il movimento dell’arto ma lo potenzia, assecondandolo. Permetterà a chi ha subito un’amputazione di camminare avanti e indietro, salire e scendere le scale, alzarsi e mettersi seduti con un minimo sforzo. Una volta industrializzato da chi investirà in questa tecnologia, Cyberlegs diventerà un ausilio alla portata di tutti, al prezzo di poche migliaia di euro».
Nel mondo sono in corso altri test di esoscheletri, come una tuta robotica creata con la stampa 3D, realizzata dall’azienda americana 3D Systems, in collaborazione con EksoBionics: indossandola Amanda, paralizzata dopo una caduta con gli sci ad Aspen, cammina di nuovo. C’è poi il Project Daniel di Mick Ebeling, cofondatore del centro ricerche Not Impossible Labs, che ha realizzato un braccio artificiale, al costo di 100 dollari, per aiutare le vittime di guerra nel Sud Sudan.
Paolo Giovannelli
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