Il biglietto da visita è quello stesso mostrato ieri a Francois Hollande: nessuna intenzione di sforare il tetto del 3%, ma tutta l’intenzione di cambiare l’Europa per non consegnarla il 25 maggio agli anti-europeisti.
Con questo biglietto e con la convinzione che troverà le porte aperte perché la cancelliera ha dimostrato di apprezzare il suo piano “ambizioso” per creare lavoro e sostenere famiglie e imprese, Renzi oggi incontro la Merkel, convinto di avere tutte le chances per essere ascoltato, per spiegare le misure economiche che ha in mente che per la maggior parte dovrebbero essere finanziate con la riduzione della spesa (a quanto pare con tagli su trasporti, sicurezza e sanità) e con la ferma volontà di non farsi dettare l’agendo e le modalità e pertanto senza decisioni operative, ma con un “segnale politico” importante in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì a Bruxelles.
Ha detto ieri al Tg 5 che non intende più farsi mettere, come italiano, dietro la lavagna dalla rigorosa Merkel Matteo Renzi, che si presenta forte delle sue convinzioni e del suo entusiasmo ed anche di quanto già dichiarato dal suo commissario Carlo Cottarelli che ha fissato in tre miliardi, in una relazione alla Commissione Bilancio del Senato, il bottino possibile dei tagli della spesa pubblica, obbiettivo che potrà essere raggiunto se si partirà subito con le razionalizzazioni, tra le quali spiccano alcune di impatto simbolico come la riduzione delle auto blu ai soli ministri (con una dotazione di massimo 5 macchine per ministero) o ancora il taglio delle retribuzioni dei dirigenti pubblici, sopra la media europea se rapportate al reddito pro capite della nazione.
Anche le pensioni più generose sono chiamate a contribuire, insieme alle forze dell’ordine e alla Rai in un orizzonte temporale più ampio.
Cottarelli ha indicato in 7 miliardi annui i risparmi possibili nel 2014, ma ha poi precisato che una stima prudenziale li fa scendere a 5, perché, ha detto, l’anno è già ampiamente avviato e sii può disporre di soli 8 mesi per risparmiare, concludendo, prudente, che il target di 3 miliardi è quello più verosimile.
Si accontenterà di questo e delle buone intenzioni del neopremier Renzi la Merkel che certamente sa che per realizzare le sue riforme ed iniziative il nuovo primo ministro di milardi ne aveva promesso 20 e sole poco settimane fa?
Certo la Germania ha bisogno di noi, ma a patto di convincerla che davvero siamo diventati diversi e non spariamo solo bombe attaccandoci a false promesse, senza nessuna garanzia.
il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, a ‘In 1/2h’ su Rai3. Ha detto che si aspetta aspetto che Angela Merkel dica a Matteo Renzi che è importante il suo impegno per rispettare il vincolo del 3%” ma anche che apprezzi “che l’Italia abbia annunciato una serie di misure per rilanciare la crescita” e che, infine, la Germania si dica favorevole a usare lo 0,3-0,4% di margine di deficit per i debiti in conto capitale piuttosto che per il cuneo fiscale, in modo da trovare i soldi per tagliare le tasse ai lavoratori.
Per i debiti della pubblica amministrazione di parte corrente “che sono il grosso” e che vengono stimati tra i 20 e i 100 miliardi di euro, Bassanini, si dice convinto che il pagamento sia possibile “molto prima della fine di luglio, bastano due o tre mesi”, anche perché sono già stati conteggiati nel tetto deficit del 3%”, mentre aggiunge che i debiti in conto capitale, “per i quali bisogna invece trovare una copertura”, e che sono stimati tra i 5 e i 10 miliardi, “i tempi sono un pochino più lunghi”, ridendosi convinto, però, che sia credibile “credibile” la data del 21 settembre indicata dal premier”.
Noi ci auguriamo solo che a convincersi sia la Merkel non perché sia giusto che lei comandi, ma perché, di fatto, è la Germania che ora dette le regole e salva o affossa le nazioni.
Pochi giorni fa, a Porta a Porta, Renzi era scatenato ed ha detto, fra l’altro, tra annunci altisonanti, cifre roboanti e coperture economiche ancora in forse, ha detto che se non vi riesce lo si potrà chiamare “buffone”.
Io mi sono ricordato a questo punto di u film del \1976, “Attenti al buffone”, Davide per la sceneggiatura a Bevilacqua e Manfredi, dove il tema del tradimento è delle false promesse è al centro del racconto, in cui la lotta tra bene e male vede vincitore il secondo, più astuto e che le spara sempre più grosse.
Speriamo, infine, che non abbia ragione chi scrive che, come e più dei due predecessori Monti e Letta, Renzi è solo un ascaro ed un “servo felice”, nemico della libertà secondo l’affermazione della tedesca Maruie Ebner-Eschenbach, una sorta di Jean Sorel in piena ascesa, amante non già di Madame de Rênal ma di un intero paese o perlomeno della metà, che usa un linguaggio diverso dai predecessori ma è animato dallo stesso progetto: radicalizzare il nazionalismo (dietro la propaganda dell’inutile modello macroeconomico della competitività) e le diseguaglianze economiche e sociali (dietro la propaganda della “crescita”); sicché l’incontro di oggi, indipendentemente dai comunicati ufficiali, è tra colonizzatrice e colonizzato, che vuole solo dimostrare al padrone di esserne al servizio.
Carlo Di Stanislao
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