E’ necessario compiere azioni urgenti per combattere le crescenti disuguaglianze di reddito e divisioni sociali in Europa. Questo il grido d’allarme lanciato oggi da Parigi dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nel suo rapporto Society at a Glance. Secondo la relazione, i governi dovranno fare di più nei mesi a venire per tutelare i più deboli che, in una situazione di lieve ripresa economica e tentativi di consolidamento dei conti pubblici, rischiano di essere lasciati indietro e di non venire mai fuori dalla crisi.
La situazione è particolarmente grave nell’Europa meridionale, Italia compresa, in cui gli assegni familiari, le pensioni di invalidità, le indennità di accompagno e i sussidi di disoccupazione, sebbene leggermente cresciuti all’inizio della congiuntura economica negativa, sono ora sotto pressione. Inoltre in molti paesi dell’Europa mediterranea, fra cui l’Italia, i programmi di protezione sociale non sono stati sufficienti ad alleviare le conseguenze della crisi sulle categorie più deboli della società, anche se gli esperti di Parigi accolgono con favore le recenti misure itlaiane sulla previdenza sociale e sul mercato del lavoro.
Secondo la relazione, nel nostro paese il reddito delle famiglie italiane è sceso di 2400 euro fra il 2007 e il 2012, il doppio della diminuzione nella zona Euro. L’Ocse avverte che non bisogna tagliare la spesa pubblica in particolare in ambiti quali l’edilizia sociale e gli aiuti alle famiglie e all’infanzia, Il rapporto Society at a Glance dà un’idea dell’impatto che la crisi economica ha avuto sui più deboli prendendo in esame diversi indicatori: ad esempio, il numero di famiglie che non hanno reddito da lavoro è raddoppiato in Grecia, Spagna e Irlanda ed è cresciuto di almeno il 20% in Italia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Portogallo e stati Uniti. Nel nostro paese, sono il 15% gli adulti che vivono in una famiglia senza reddito da lavoro. E in Italia, come in Irlanda, Estonia, Grecia e Spagna, sono state le famiglie più povere ad aver perso una parte consistente del loro reddito a causa della crisi. Inoltre i giovani sono sempre più a rischio di povertà: in italia, sono aumentati del 3% i ragazzi e le ragazze fra i 18 e i 25 anni che vivono in famiglie con reddito pari alla metà del reddito medio del paese (sono ora al 15,4%). Lo stesso è avvenuto in Grecia, e aumenti percentuali maggiori si sono registrati in Estonia, Spagna e Turchia (+5%) e nel Regno Unito e in Irlanda (+4%). Per quanto riguarda gli under 18, il 17,8% dei minorenni italiani vive in famiglie povere (+2% rispeto al 2007).
L’Italia, insieme e all’Estonia, all’Irlanda, all’Islanda, all’Ungheria, alla Svezia e agli Stati Uniti, è stato il paese che ha fatto registrare tagli più ingenti all’istruzione, in proporzione al Prodotto Interno Lordo. E i giovani sotto i 26 anni che non studiano né lavorano o cercano lavoro, i cosiddetti Neet, sono il 21,1% (5% in più rispetto al 2007, solo la Grecia e la Turchia fanno peggio). Cresciuta nel nostro paese, così come in ben 23 altri stati, la percentuale di persone che dichiarano di non potersi permettere di comprare il cibo di cui hanno bisogno (nel 2011, in Italia, erano il 13,2% rispetto al 9,5% nel 2007, la crescita più alta si è avuta in Grecia, Ungheria e Stati Uniti).
L’Italia è infine il quartultimo paese dell’area Ocse per quel che rigguarda il tasso di occupazione (al 55,5%) e l’unico, insieme alla Grecia, a non avere un insieme adeguato di sussidi per sostenere i redditi bassi. Il rapporto Society at a Glance conclude che, sebbene non sia ancora possibile valutare l’impatto a lungo termine della crisi globale, è provato che condizioni economiche difficili, disoccupazione e povertà aumentino il rischio di contrarre alcuni tipi di malattie, e in special modo di avere problemi mentali.
Maurizio Molinari -RS
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