Carestie, alluvioni, aumento di malattie, guerre per il cibo e aumenti dei prezzi, profughi ambientali, estinzione e migrazione di animali e di specie vegetali. E nessuno sarà risparmiato. L’Italia sarà sempre più a rischio idrogeologico, inondazione e ed erosione costiera. A rischio anche settore del vino e dell’olio, ma anche la stagionatura dei salumi e l’affinamento dei formaggi. A rischio anche tutto il settore del turismo in particolar modo quello invernale-sciistico.
“Gli effetti dei mutamenti climatici si stanno gia’ manifestando in tutti i continenti e attraverso gli oceani. Il mondo, in molti casi, e’ ancora impreparato ad affrontare i rischi che derivano da un clima mutato”. Cosi’ il WGII del ‘Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’Ipcc’ (WGII AR5), la piu’ aggiornata e completa rassegna della conoscenza globale sul tema, presentato oggi a Yokohama, in Giappone. Gli impatti osservati dei mutamenti climatici “hanno gia’ colpito l’agricoltura, la salute umana, gli ecosistemi di terra e negli oceani, le riserve d’acqua e le fonti di sostentamento di alcune popolazioni”, avverte il rapporto. “Nessuno su questo pianeta sara’ risparmiato dagli impatti dei mutamenti climatici”, dichiara Rajendra Pachauri, presidente dell’Ipcc.
Dopo il primo volume dedicato alle basi fisico-scientifiche, questo secondo volume ha per titolo ‘Impatti, vulnerabilita’ e adattamento’ e passa in rassegna gli effetti osservati dei cambiamenti climatici sui sistemi umani e naturali, quanto le nostre societa’, le economie e gli ecosistemi siano vulnerabili e come sia possibile ridurre i rischi connessi ai cambiamenti climatici e coglierne i benefici e le opportunita’. Il Summary fara’ da base alle decisioni ‘politiche’ contro il global warming che, secondo le previsioni dovranno essere prese, dopo la riunione Cop 20 di Lima del 2014, alla Cop 21 di Parigi del 2015.
I cambiamenti climatici possono introdurre “disparita’ economiche all’interno dell’Europa favorendo regioni meno affette ed aggravando quelle piu’ esposte, come quella mediterranea”. Ad esempio “la produzione agricola di cereali diminuira’ nel Sud Europa, mentre potrebbe aumentare nel Nord-Europa con nuove opportunita’ economiche per il settore agricolo in queste regioni”. Nel Sud Europa, intanto, “l’irrigazione sara’ il fattore limitante la produzione agricola e la disponibilita’ idillica diminuira’ in concomitanza con la crescita della domanda per agricoltura, usi domestici ed industria”. Si evidenzia poi “il rischio di impatti negativi nelle zone di produzione del vino a causa dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione e la qualita’ delle cultivar attualmente usate”.
La regione mediterranea, segnalano i materiali diffusi dal Cmcc, viene individuata come “la regione piu’ a rischio dai cambiamenti climatici a causa dei molteplici fattori che vengono impattati: turismo, agricoltura, attivita’ forestali, infrastrutture, energia, salute della popolazione”.
Le misure di adattamento in Europa “possono ridurre” i rischi “entro limiti accettabili, ma queste azioni devono essere ancora implementate in molti Paesi europei, tra cui l’Italia”. I cambiamenti climatici possono introdurre “disparita’ economiche all’interno dell’Europa favorendo regioni meno affette ed aggravando quelle piu’ esposte, come quella mediterranea”. Ad esempio “la produzione agricola di cereali diminuira’ nel Sud Europa, mentre potrebbe aumentare nel Nord-Europa con nuove opportunita’ economiche per il settore agricolo in queste regioni”. Nel Sud Europa, intanto, “l’irrigazione sara’ il fattore limitante la produzione agricola e la disponibilita’ idrica diminuira’ in concomitanza con la crescita della domanda per agricoltura, usi domestici ed industria”. Si evidenzia poi “il rischio di impatti negativii nelle zone di produzione del vino a causa dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla produzione e la qualita’ delle cultivar attualmente usate”.
Si verifichera’ quindi un “aumento dei rischi da estremi climatici, soprattutto ondate di calore” con “impatti sulla salute umana, incendi soprattutto nel Mediterraneo e foreste boreali della Russia, perdita di produzione agricola, crisi sistemica (trasporti, lavoro, infrastrutture, energia eccetera)”.
In Europa i mutamenti climatici comporteranno “impatti significativi sulla distribuzione di specie terrestri e marine di animali e piante” con “movimenti di specie verso Nord e a quote piu’ elevate” e “rischio elevato di estinzione locale in presenza di barriere alla diffusione di specie, soprattutto in ambiente alpino”. Si aprira’ quindi la “possibilita’ di nuovi ecosistemi creati dall’assemblaggio di specie dovuto agli spostamenti indotti dai cambiamenti climatici”. I cambiamenti climatici “potranno avere effetti sulla trasmissione di malattie attraverso vettori come artropodi e l’introduzione di nuove malattie”. Nel nostro futuro c’e’ poi un “aumento di rischio di scarsita’ di disponibilita’ idrica, soprattutto nel Mediterraneo, dovuto al concomitante aumento della domanda di acqua per irrigazione, uso domestico ed industriale e riduzione di precipitazioni, scarsa capacita’ di reintegro delle risorse idrico ed aumento dell’evaporazione”. Le strategia di adattamento “possono ridurre il rischio, ma questo rimane alto sia nello scenario piu’ pessimistico di 4 gradi che quello ottimistico dei 2 gradi”. In Europa i cambiamenti climatici sono gia’ visibili: “ritiro dei ghiacciai alpini, aumento delle valanghe sulle Alpi occidentali, aumento dei danni economici, cambiamenti sui cicli biologici delle piante sia terrestri che marine, risalite di specie, pesci tropicali nel Mediterraneo”, sono le evidenze. Cio’ comportera’ quindi anche un “impatto sul turismo” ma “solo a partire dal 2050 in Sud Europa ed alcune aree sciistiche a bassa quota”.
“Il costo dell’adattamento al rischio idrogeologico in Europa va dai 1,7 miliardi all’anno nel 2020 ai 7,9 miliardi/anno nel 2080. Per la citta’ di Venezia la protezione costiera dall’impatto del clima potrebbe comportare una spesa di 1,7-2 miliardi in 60 anni”. Le future proiezioni climatiche in Europa “prevedono un aumento delle temperature in tutte le regioni europee, un marcato aumento di precipitazioni nel Nord Europa ed una diminuzione significativa nel Sud Europa, un aumento di estremi termici (ondate di calore), di periodi di siccita’ (media confidenza), e di estremi di precipitazione”.
Comprendere che il mutamento climatico e’ una sfida che si affronta nella gestione dei rischi, “apre una vasta gamma di opportunita’ per integrare l’adattamento con lo sviluppo sociale ed economico e con le iniziative per limitare il riscaldamernto futuro”, spiega Chris Field, co-cordinatore del Working Group II. Insomma, “in definitiva noi affrontiamo delle sfide- aggiunge Field- ma comprendere queste sfide e fronteggiarle in maniera creativa puo’ rendere l’adattamento ai mutamenti climatici un modo importante per aiutare a costruire un mondo piu’ reattivo nel breve termine e oltre”.
COS’È L’IPCC – il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico o ipcc e’ il gruppo scientifico creato nel 1988 dalle nazioni unite per il tramite dell’organizzazione meteorologica mondiale (world meteorological organization- wmo) ed il programma delle nazioni unite per l’ambiente (unite nation’s evironmental programme- unep) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Si tratta del ‘braccio tecnico’ della Unfccc, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
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