In queste calende di marzo, che già anticipano i tepori e i colori della primavera, andiamo in Puglia, in quella terra orgogliosa e forte degli antichi popoli Dauni, Peucezi e Messapi, cara ai Greci e ai Romani. La sterminata spianata del Tavoliere, appena mossa dalle alture della Foresta Umbra sul promontorio del Gargano, ci accompagna con una lunga teoria di campi coltivati verso la nostra destinazione, Palo del Colle, in provincia di Bari. Andiamo nella bella cittadina pugliese per conoscere e vivere direttamente una delle singolarità del Bel Paese, nella feconda provincia italiana, ricca di sorprese e di fascino: il Palio del Viccio. Ci andiamo con lo spirito dei viaggiatori d’una volta, con la curiosità di chi non si accontenta di informarsi sui luoghi, ma desidera annusarli, viverli tra la sua gente, assaporarli attraverso le tradizioni più remote e suggestive. Anche per poter raccontare le emozioni vissute, le valenze del luogo, le bellezze artistiche, le ricchezze della secolare cultura che fa di Palo del Colle un centro di forte interesse turistico e culturale, con spiccate potenzialità di crescita economica poggiate sulle eccellenze del territorio. E allora, andiamo alla scoperta del Palio del Viccio con il racconto della nostra visita.
Il Palio del Viccio
Come l’Uomo vive in risonanza simbiotica con i Luoghi, così il Tempo ne plasma e nutre rapporti, legami, senso di identità ed appartenenza. I Luoghi diventano “sculture” dinamiche, specchio e riflesso del Genius Loci. E attraverso il patrimonio identitario, con i suoi vivificanti riti simbolici, la ciclicità della Storia si compie. Alimentando lo spazio vissuto, individuale e collettivo. Come a Palo del Colle, nel cuore di una Puglia rigogliosa di distese di ulivi, antiche masserie ed ordinati muretti a secco che preludono alle Murge, dove dal 1° al 4 marzo si è tenuto il Palio del Viccio, edizione 2014, storica manifestazione cavalleresca trasmessa in diretta streaming sul sito www.puntotvonline.it per raggiungere le migliaia di famiglie di origini palesi sparse per il mondo. Quattro giorni di festa, di tradizione e di rievocazioni per una manifestazione che affonda le sue origini nella storia e nella leggenda, con documenti antichi che ne collocano l’incipit addirittura al 24 d.C., al tempo di Plinio il Vecchio. Un momento di giubilo che in origine aveva una valenza antropologica e, solo successivamente, ha acquisito dimensione storica e religiosa. La tradizione vuole, infatti, che sia nato come momento di esibizione della maestria degli allevatori nell’addestramento dei cavalli (sono tutt’oggi presenti in loco numerose scuderie), poi diventato una vera e propria ‘dichiarazione identitaria’, sociale e comunitaria: ogni cavaliere simboleggia una famiglia, un “rione” con proprie storie, monumenti e Santi protettori.
Quest’anno, per volontà del sindaco di Palo del Colle, Domenico Conte, del GAL (Gruppo Azione Locale) “Conca Barese” presieduto da Stefano Occhiogrosso, anche sindaco di Bitetto, e di Antonio Amendolara, vice presidente del GAL e Consigliere delegato del Palio del Viccio, l’evento ha avuto una forte connotazione storica, con un ricco cartellone di attività e spettacoli e con un rigore applicato ai minimi dettagli: dalle casacche dei cavalieri con i colori del Rione di appartenenza alle bardature dei cavalli, dai mercatini d’epoca alle prove sportive, dai percorsi enogastronomici agli artisti di strada. Una programmazione che ha abbracciato quattro giorni in un crescendo di emozioni e che ha raggiunto il suo ‘climax’ nel giorno del Palio vero e proprio, il “Martedì grasso” 4 marzo. Molto articolato il programma, mentre la storia prendeva vita nelle vie del borgo antico di Palo, anche attraverso un eccezionale “cantore” in rima degli eventi, quasi un elegante “giullar cortese” d’epoca medioevale, l’attore Gianluca Foresi.
Tutto s’è animato con la cerimonia d’investitura dei Cavalieri, il mercatino medioevale animato da figuranti-attori in costume d’epoca che hanno rievocato “spaccati di vita” e gli antichi mestieri, la mostra delle torture medioevali – realizzata da Pino Potenzieri, che ha illustrato le terribili tecniche coadiuvato da un medico anatomopatologo-, spettacoli di strada con artisti, danzatori, giocolieri e musici, tornei di cavalieri, esibizioni di falconieri, tradizionali giochi e competizioni medioevali, percorsi del gusto con punti ristoro con menù medioevali, e infine un convegno organizzato dal GAL Conca Barese, incentrato sull’identità storica dei nove Comuni del comprensorio – Adelfia, Binetto, Bitetto, Bitritto, Cassano delle Murge, Grumo Appula, Palo del Colle, Toritto, Sannicandro di Bari – e sulle specificità locali, per sviluppare il turismo culturale a livello nazionale ed internazionale. Un convegno intitolato “Borghi rurali e nuovi profili: l’operatore turistico culturale”, per una figura professionale che sappia operare nel turismo rurale per la valorizzazione e promozione delle risorse ambientali e culturali rurali, per la gestione del patrimonio storico-artistico-archeologico e per la commercializzazione dei prodotti turistici. Accanto a questo evento di approfondimento c’è stata un’occasione di incontro tra la delegazione di ospiti stranieri e gli operatori economici, sociali e culturali del territorio, un workshop organizzato con la Camera di Commercio di Bari, con l’obiettivo di aprire nuovi sbocchi commerciali per le imprese e per le eccellenze produttive ed enogastronomiche, cifra della Conca Barese nel mondo.
I luoghi, la Civitas, la Storia e i suoi riti. Intervista a Domenico Conte, Sindaco di Palo del Colle
Sindaco Conte, ci “presenti” Palo del Colle, la sua storia secolare, le sue tradizioni, con il Palio del Viccio che si è da poco tenuto.
“Palo del Colle, la cittadina che mi onoro di rappresentare, è un comune che conta 21.716 abitanti, a 17 km. dal capoluogo pugliese. La messe di ritrovamenti archeologici del territorio – costituiti prevalentemente da tombe con il loro corredo funerario – sembra avvalorare l’origine preromana dell’abitato, plausibilmente da ascriversi a popolazioni italiche piuttosto che a coloni provenienti dalla Grecia (Francesco Polito – Per la storia di Palo del Colle, Ed. Liantonio, 1934). Alla presenza di tali insediamenti è stato ricondotto l’antroponimo Palionenses, citato nella Naturalis historia da Plinio il Vecchio tra gli antichi abitanti della Regio II. Secondo lo storico Cirielli, tale antroponimo andrebbe ricondotto al toponimo Palìon, mutato in epoca romana in Palium e poi in Palum. Unico nella zona, il centro abitato palese insiste su un colle dominato dal settecentesco “Palazzo Filomarino Della Rocca”, dall’edificio della Chiesa Matrice “Santa Maria La Porta” e dal trecentesco campanile in stile romanico pugliese, tra i più imponenti e maestosi di Puglia, indicato dai Palesi con il nomignolo: u Spiàun (“lo Spione”). Una delle più antiche tradizioni palesi è sicuramente il Palio del Viccio, un rito spettacolare della nostra cultura ancestrale connessa al ciclo agrario. Evento che rievoca un momento storico ben definito, ma pur sempre ricoperto da una patina di leggenda, come sempre avviene in questi casi per la labilità che lo scorrere del tempo ingenera nei “fatti” storici. Parliamo del passaggio della Regina Bona Sforza, della quale si narra che qui fece visita ai suoi allevamenti di cavalli.
Ma la storicità della manifestazione affonda le sue radici in epoche antecedenti. A tal proposito, occorre far riferimento ad uno degli studiosi di storia locale che più si è dedicato al tema, il Prof. Dino Tarantino, che ha permesso di ricollocare, nelle sue opere, i diversi riferimenti storici presenti nei testi antichi, ricomponendo i diversi tasselli, un po’ come si fa in un puzzle. Precisa, infatti, che alla ricerca delle origini storiche del Palio del Viccio, taluni studiosi (F. Polito) hanno richiamato l’autore della colossale fatica enciclopedica “Naturalis historia”, Plinio il Vecchio (23 -79 d.C.) che ivi parla dei “ludi qui fiebant more Palensium” (giochi che si svolgevano secondo la tradizione dei Palesi). Un riscontro si troverebbe anche in un documento del 1546 dell’universitas di Palo, in cui si fa riferimento al Palio detto di S. Luca. Un altro autore, G. Birardi, osserva che la corsa dei cavalieri è sicuro indizio della presenza di molti cavalli “in loco” e collega l’istituzione del Palio con la tenuta di allevamento di cavalli nella difesa di Auricarro al tempo degli Sforza. Iniziato nel 1477 da Maria Sforza, che aveva una grande passione per i cavalli, l’allevamento fu largamente sviluppato da Ludovico il Moro, che – pur possedendo altre “difese” in diverse città pugliesi e calabresi – aveva in quella di Palo la “difesa” più preziosa e rinomata per le razze pregiate dei cavalli. Tanto da annotare che gli incaricati lo dissuadessero dall’istituirne di nuove perché “le iumente del V. Ex. Stano tanto bene, quanto dir se possa”. Se ne conclude che è in tale allevamento che la corsa del “viccio” affonda certamente le sue radici. Può essere avvenuto che, quando nel 1477 il Duca Sforza venne a Bari e fece una visita a Palo, gli addetti alla “difesa” vollero dimostrare la bontà e il grado di addestramento dei cavalli, oltre alla perizia di chi li montava, con l’esibizione di una corsa in salita, lungo il pendìo della collina che portava alla porta del Castello. Una gara nata, insomma, come dimostrazione di efficienza dell’allevamento. Senonché, se la presenza di allevamenti equini nel territorio potrebbe spiegare la forma di torneo cavalleresco assunto dal Palio, essa non chiarisce il ruolo centrale che in questo rito-spettacolo svolge il “viccio”, che, tra l’altro, compare più tardi”.
Infatti, la denominazione del Viccio a cosa fa simbolicamente riferimento?
In realtà, il protagonismo del gallinaceo, che è il vero oggetto del contendere e il fulcro attorno al quale ruota la giostra cavalleresca, spinge a cercare più indietro e a diverso livello l’origine del Palio. Esso trae la sua genesi nella cultura ancestrale dell’ambiente rurale ed è connesso alla ritualità, con la duplice funzione propiziatoria e apotropaica, legata al ciclo agrario. A tal proposito, se è vero che il “Viccio” – nome dialettale di origine onomatopeica – è giunto in Europa dopo la conquista del Messico, sua terra originaria, portato dal conquistatore Hernàn Cortés nel 1522, non è difficile ipotizzare che esso abbia sostituito la funzione del gallo che costituiva il suo antecedente. Il tacchino, cioè, altro non è se non la variante aggiornata e risalente appunto alla scoperta del Nuovo Mondo, del preesistente gallo. Pertanto, solo successivamente il Palio del Viccio ha acquisito una dimensione storica e religiosa. Quella storica, sublimata nel Corteo e nella rievocazione. Mentre quella religiosa era sottesa alla devozione della comunità che si traduceva nell’allestimento dei carri allegorici creati con la cartapesta. Attorno al “rito” del Palio la comunità ha costruito un’identità sociale. Difatti, tutt’oggi sono presenti in loco numerose scuderie con allevamenti di cavalli di razza locale. Di generazione in generazione, i cavalieri hanno trasmesso ai propri figli passione, abilità e destrezza. Ogni cavaliere simboleggia una famiglia, ma anche una comunità, un “rione” con una storia, i propri monumenti e i Santi protettori. Il Palio non rappresenta solo “puro folklore” che trova la sua dimensione caratterizzante nei riti di tipo carnevalesco – non a caso si svolge nell’ultimo giorno di Carnevale, ovvero il Martedì grasso -, bensì è importante per la poliedricità di significati etnologici ed antropologici.”
Quali sono?
“C’è anzitutto la componente della “tenzone cavalleresca”. Il Palio trova la sua cornice storica in Corso Garibaldi, chiamato precedentemente Via del Lago, l’arteria principale del centro cittadino che sfocia in Piazza Santa Croce. A metà strada viene posizionata una corda tesa tra due balconi cui vengono sospesi la gabbia con un tacchino (“u viccie” in dialetto) e, al centro, una vescica piena d’acqua. Obiettivo della giostra è riuscire a bucare la vescica con un’asta acuminata tendendo quanto più possibile il proprio corpo verso il “bersaglio” alzandosi sulle staffe. L’abilità e la destrezza del cavaliere sta nell’equilibrare e coordinare la velocità del cavallo (in netta difficoltà per la conformazione della strada in salita) con la tensione e la postura del proprio corpo: ciò lo porta ad esibirsi in una serie di gesti spettacolari e cavalcate emozionanti. Come in ogni Palio che si rispetti, la tensione emotiva è legata al tempo: in un crescendo di emozioni, gli spettatori s’immergono in una “storia”, anzi nella Storia, calandosi in un universo di significati che raggiunge il “climax narrativo” nella vittoria del cavaliere di turno, osannato dalla folla nel tripudio generale. All’attesa, al lento fluire del tempo, s’accompagna l’esplosione di gioia della massa concentrata nelle vie e nei budelli del centro Ciò crea la tensione della festa, così come narrano antropologi e sociologi. E per citare forse il più importante, l’antropologo delle masse, Elias Canetti. Il Palio è, indubbiamente, l’evento di maggior richiamo della nostra terra attorno al quale, nel corso degli anni, si è costruita e rafforzata un’identità locale ben definita. Difatti, l’edizione del Palio 2014, ha rappresentato l’inizio di una nuova e rinnovata stagione per la nostra comunità. A conclusione della giostra cavalleresca c’è stata la premiazione con figuranti in abiti storici e, a conclusione della serata, il concerto di Umberto Smaila e la sua band.”
Sindaco Conte, la tradizione del Palio del Viccio ha origini antichissime, ma quest’anno avete voluto organizzare un’edizione un po’ speciale, con una ‘quattro giorni’ di eventi e manifestazioni che hanno spaziato dalla dimensione storica e culturale a quella enogastronomica, invitando opinion leaders e personalità anche dall’estero. Ce ne parli.
“Per la Municipalità rilanciare questo grande evento ha significato coinvolgere non solo l’intero tessuto produttivo, culturale ed associativo locale, ma soprattutto si è avvertita la necessità di ‘fare rete’, creando un network di città che facessero sistema nel generare un circuito virtuoso, indispensabile per poter competere insieme in contesti ‘macro’ (macropolitici, macroeconomici e macrosociali), attraverso una sorta di marketing territoriale. In tale direzione, gioca un ruolo fondamentale l’azione locale del GAL Conca Barese, incentrata sull’identità storica di nove comuni del comprensorio: Adelfia, Binetto, Bitetto, Bitritto, Cassano delle Murge, Grumo Appula, Toritto, Sannicandro di Bari e ovviamente Palo del Colle. Tale realtà territoriale, in perfetta sinergia con la nostra amministrazione comunale, ha supportato e promosso il Palio in un’ottica di valorizzazione del prodotto-territorio in tutte le sue componenti. Il prodotto-territorio può essere definito come quell’insieme di componenti tangibili e intangibili – i beni storici, culturali, artistici, artigianali, paesaggistici, gastroenologici, le tradizioni – che conferiscono ad un’area territoriale un’immagine positiva, unica e particolarmente fruibile per la potenziale domanda imprenditoriale e turistica. Ovviamente, accrescere il livello qualitativo della manifestazione, vuol dire aprire una finestra sul mondo, facendola rientrare in un circuito di eventi a carattere storico, riconosciuti a livello europeo e non solo. Il Palio ha infatti ospitato delegazioni straniere: ambasciatori, sindaci, operatori economici, turistici, sociali e culturali, con l’intenzione di aprire nuovi sbocchi commerciali per le eccellenze produttive ed enogastronomiche che ci simboleggiano e rappresentano nel mondo. Vasta è stata anche la partecipazione di giornalisti ed operatori della comunicazione che, in un’azione di storytelling, racconteranno con la passione di chi ha vissuto in prima persona le affascinanti atmosfere del Palio del Viccio le bellezze del nostro territorio.
Far rivivere la bellezza della storia medievale cittadina, è stata conferita all’evento una forte connotazione, frutto dello studio di un team di lavoro costituito da storici locali, archivisti, curatori di biblioteche, artisti, sarti e stilisti, rievocatori di professione, musicisti e chef. Ognuno si è dedicato alla cura di un ambito della manifestazione: rigorosa analisi storica, coerenza con gli usi e i costumi locali, congruità dei menù con quelli dell’epoca, allestimenti scenografici privi di anacronismi per scelta di materiale e di musicalità storicamente fondate. Il risultato è stato quello di veder rivivere le vie del borgo antico attraverso il mercatino medioevale, animato da numerosi figuranti-attori con banchi degli antichi mestieri: il ceramista, il cuoiaio, lo speziale, l’iconografo, la tessitrice, l’ingegnere militare, i giochi storici, l’armaiolo, il fabbro, l’arcaio, l’osbergaio, il cerusico, il candelaio e diversi popolani. All’interno del percorso giocolieri, mangiafuoco e musici. Anche Piazza Santa Croce è stata fortemente frequentata e vissuta dai Palesi e dagli ospiti, grazie ai tornei d’arme tra cavalieri appiedati e all’esibizione dei falconieri. Abbiamo allestito, inoltre, un’intera sala dedicata agli strumenti di tortura medioevali, realizzati da artigiani palesi. Ma non solo! Per la prima volta ha avuto luogo la cerimonia d’investitura dei Cavalieri associati a ciascuno dei dieci rioni – Madonna della Stella, Casale dei Greci, Auricarro, Castello, Lago S. Giuseppe, Porta reale, Rue Pleine, S. Sebastiano, S. Vito, S. Rocco – al fine di creare un legame sportivo ma anche emotivo col quartiere rappresentato: una comunità che riconosce ed acclama il proprio ‘eroe’ che porterà in alto i colori della contrada.”
Prima di salutarci, sindaco Conte, congratulandoci per il successo dell’iniziativa – cui ha contribuito anche sua moglie Maria Antonietta che, con il garbo dell’ospite perfetta, ha fatto sentire tutti “a casa”, retaggio di cultura magnogreca per cui l’Ospite è sacro – ancora una domanda: altro “evento nell’evento” è stato il Palio dei Rioni. Ci spieghi di cosa si tratta e lo spirito collettivo che lo ha animato.
“Sì, è una competizione a squadre, laddove i concorrenti, in rappresentanza dei Rioni, si sono sfidati in giochi medioevali: l’albero della cuccagna, la corsa a staffetta nei sacchi e il tiro alla fune. Ad ogni squadra/rione, inoltre, è stato affiancato (per estrazione) un arciere esperto in tiro con l’arco storico, al fine di rendere ancora più avvincente la gara. Al rione vincitore, distintosi per abilità ed audacia, è spettata la facoltà di scegliersi il miglior cavaliere! Il tutto in un clima di grande partecipazione cittadina, ciascuno coinvolto con le proprie competenze, esperienze e passioni, ha potuto riscoprire il senso di una identità forte, riconosciuta e condivisa, ancorata ad un’immagine positiva del territorio e ad una visione di sviluppo che, ci auguriamo vivamente, porterà il contesto locale nella rete di Città turistiche italiane. Restituendo a tutti noi la speranza di una pronta ripresa economica di respiro locale e, speriamo, anche internazionale. Noi ce la stiamo mettendo tutta in questa direzione. E naturalmente siamo aperti a collaborazioni e sinergie.”
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I promotori del Territorio
La forza delle idee, quando le Istituzioni dialogano tra loro
Madonna della Stella, Casale dei Greci, Auricarro, Castello, Lago S. Giuseppe, Porta reale, Rue Pleine, S. Sebastiano, S. Vito, S. Rocco: sono i dieci Rioni che, per tradizione, vengono associati ai Cavalieri per la storica corsa del Palio del Viccio. Al centro dell’attenzione, nell’edizione 2014, sono tornati i cavalieri ed i cavalli. Perché qui, a Palo del Colle, storica terra di maneggi, scuderie e cavalli di razza, essere Cavalieri non significa solo gareggiare. E’ uno stato d’animo, un universo simbolico, nutrito di impegno quotidiano e legami, dove il cavaliere è colui che sa instaurare un feeling con l’animale, colui che sa rispettare un codice, che sa rispettare gli altri concorrenti, che cerca di portare sempre alto il nome di Palo rappresentando i valori più alti in cui crede una comunità. Questo il significato del gareggiare nello storico Palio del Viccio! L’impostazione di quest’anno ha visto, infatti, coinvolta un’associazione di cavalieri di Palo che, per la prima volta in tanti anni, ha saputo elaborare una progettualità sportivo-agonistica che parlasse non solo d’una gara, ma anche di corsi di addestramento, di sicurezza, di rigorosità dell’ambientazione storica. Un ‘universo’ di amplianti significati plurimi.
Ne parla l’ing. Antonio Amendolara, Consigliere delegato al Palio del Viccio e vice presidente del GAL Conca Barese, vulcanico animatore della manifestazione: “Quest’anno abbiamo voluto organizzare un evento in grande, prima di tutto estendendolo da uno a quattro giorni, ma soprattutto coinvolgendo la comunità, le Istituzioni, gli imprenditori locali, in un sinergico mix di pubblico e privato. Mi sembra s’intravedano già segnali di attenzione e di crescita, che fanno ben sperare per il nostro territorio.”
Quest’anno il Palio del Viccio, oltre a rappresentare l’identità storica d’una comunità, ha voluto essere un trampolino di lancio per tutte le realtà imprenditoriali esistenti nel territorio, portatrici di nuove speranze di ripresa economica all’interno d’una perdurante crisi nazionale. Consigliere Amendolara, com’è nata la sua idea di ampliare e potenziare l’evento Palio?
“E’ nata solo un mese prima del Palio… ed è stato tutto velocissimo! In qualità di vice presidente del GAL Conca Barese, avevo presieduto il primo incontro che il GAL aveva organizzato con l’Istituto Svevo Normanno dell’Università di Bari. In quell’incontro era stata focalizzata l’attenzione sul valore storico del nostro Palio, come sulla presenza di un Castello trecentesco. Così, finito il convegno, volli parlare con il direttore dell’Istituto e ci chiedemmo cosa potessimo fare per Palo del Colle: il Palio!, pensai, potevamo valorizzare il nostro bellissimo Palio, così denso di suggestioni storico-antropologiche. Il problema era naturalmente quello delle risorse economiche, che potevamo affrontare con i fondi europei, individuando tre filoni di eventi congiunti: quello enogastronomico, quello religioso e quello legato ai percorsi equestri. Partì da quella consapevolezza l’immediato incontro con i funzionari della Regione Puglia che, pur non potendo concedere finanziamenti all’iniziativa, offrirono la preziosa disponibilità – per noi era già un grande aiuto – ad ospitare in varie location della zona personalità, opinion leaders e mass media, con l’obiettivo di far conoscere e valorizzare il nostro ‘prodotto’ fuori dai confini locali. Alla luce di questa fondamentale base logistica di supporto, avuta la certezza che potevamo andare avanti, demmo subito l’incarico all’Associazione Cavalieri Palio del Viccio di agglomerare tutte le scuderie esistenti a Palo e zone limitrofe per stimolare la partecipazione di tutti.
12 Cavalieri per 12 Rioni! E su questo tassello così nevralgico, in tempi record, sono riuscito a mettere insieme cinque Enti: il Comune di Palo del Colle, Provincia, Regione, GAL e Camera di Commercio. Apprezzando lo spirito sinergico di questa nostra proposta culturale di promozione del territorio, durante l’organizzazione si sono poi aggiunti con entusiasmo – e li ringrazio a nome mio e degli organizzatori – preziosi sostenitori locali, come gli imprenditori “I Siciliani S.p.A.” e “Le Bontà di San Trifone s.n.c.”, che hanno generosamente sostenuto l’iniziativa. Quando pubblico e privato s’incontrano e creano rete a favore della crescita del territorio! E’ stato emozionante vedere come, giorno dopo giorno, ed in tempi brevissimi, il progetto prendesse corpo ed entusiasmasse tutti. Ora stiamo già pensando a lavorare per il futuro, per migliorarci e crescere in quest’iniziativa, sempre con l’aiuto di tutti, che è un fattore fondamentale.”
Le nostre congratulazioni, ing. Amendolara! Una grande determinazione e uno spirito di squadra di cui andare orgogliosi. Il successo del Palio ne è una conferma. Quali sono state le difficoltà incontrate in un mese di complessa e incalzante organizzazione?
“Inizialmente quella di coinvolgere i miei concittadini, che poi hanno aderito numerosi. Ed è stata una grande soddisfazione vedere che nei giorni del Palio se n’è parlato ovunque. Pensate!… 700.000 contatti su Facebook e tante segnalazioni su vari siti e testate, come Puglia Italia, che ci ha seguito con particolare attenzione. Perché l’attenzione dei media, locali, nazionali e internazionali, è preziosa per promuovere un territorio e le sue iniziative. Ringrazio tutti i giornalisti per questo.”
Parliamo anche delle Personalità che avete invitato a partecipare, dall’Italia e dall’estero, grazie al prezioso contributo del dottor Giuseppe Abbati, instancabile e illuminato artefice della promozione del Sistema Italia all’estero, e in particolare della Puglia.
“Sì, il dottor Abbati ci ha molto sostenuto nel promuovere e valorizzare questo evento. Ed è grazie a lui che siamo entrati in contatto con lei, dottoressa Grassi, che ringrazio per la partecipazione al Palio. Perché attraverso lei ed Angelo Giovanni Capoccia, validissimo promotore di pubbliche relazioni e rapporti istituzionali e diplomatici, abbiamo potuto ospitare l’Ambasciatore della Repubblica d’Albania, Neritan Ceka, e Signora. E’ stato per noi un grande onore ospitare un Ambasciatore, docente universitario e archeologo di fama internazionale, con un’infinita bibliografia scientifica all’attivo. Sono stati anche nostri ospiti, oltre ad Angelo Capoccia, prezioso tessitore di rapporti istituzionali, Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore, collaboratore della Stampa italiana all’estero, molto conosciuto tra le comunità italiane nel mondo; Neria De Giovanni, scrittrice insigne, massima studiosa al mondo di Grazia Deledda e presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari; Massimo Milza, dirigente della Presidenza del Consiglio dei Ministri, giornalista e umanista illuminato; Aksjnia Gioia, pianista famosa in tutto il mondo, concertista, soprano e direttore d’orchestra; Antonio Peragine e Signora, direttore del Corriere di Puglia e Lucania, fondatore e presidente del Centro Regionale Assistenza Tutela degli Emigranti (CRATE) che dedica massimo impegno alla valorizzazione del “Made in Puglia” nel mondo e particolare attenzione alle istanze dei Pugliesi all’estero; il regista cinematografico Marcello Scardicchio, noto per i suoi straordinari documentari sulle Terre messapiche. Ma all’evento non potevano mancare da un lato un’importante delegazione di Albanesi kossovari, dall’altro la delegazione degli amici tedeschi di Biebesheim am Rhein, nei pressi di Francoforte, nel Land dell’Assia, con la quale città da 30 anni Palo del Colle ha un forte rapporto di gemellaggio.”
Palo del Colle e l’Emigrazione
Ingegner Amendolara, perché un gemellaggio tra Palo e la Germania?
“Perché Palo del Colle è stata terra d’emigrazione. Ed è anche in Germania, oltre che in Canada e negli Usa, che negli anni ’60 del Novecento emigrarono tanti nostri concittadini. Molti anni fa, erano gli anni ’80, andai in delegazione a Biebesheim am Rhein in visita alla nostra comunità e mi resi subito conto delle discriminazioni subìte e di tutte le difficoltà, anche linguistiche e burocratiche, che vivevano i Palesi in terra straniera. Anche per ottenere un semplice certificato, erano costretti a venire in Italia! Non era accettabile. Così pensai che dovevamo unirci in un Gemellaggio, forma di amicizia aggregante per eccellenza, suggellato ufficialmente nel 1986. Ma quello era un passaggio, anche se molto importante sul piano affettivo e simbolico, ancora formale. E non poteva bastare. Come potevamo – mi chiedevo – noi qui da Palo, aiutare concretamente i nostri concittadini oltre confine? E così facilitai la nascita, lì a Biebesheim, di un ufficio tenuto da tedeschi e da italiani. Ora in quel Comune c‘è un Ufficio Emigrazione con una persona di Palo del Colle che ci rappresenta e che segue in maniera più diretta tutti i problemi della nostra comunità. Era un atto doveroso verso chi è emigrato e vive le sofferenze e le non poche difficoltà date dalla lontananza. Poi, in un’ottica di scambi culturali, turistici ed enogastronomici, abbiamo anche tentato di valorizzare e commercializzare lì i nostri prodotti locali, ma forse non è stata fatta un’efficace comunicazione integrata. Oggi, con l’aiuto del GAL Conca Barese, preziosa struttura per progettare e concretizzare nuovi e significativi orizzonti di sviluppo anche attraverso finanziamenti dedicati, penso di unire tutti i tarallifici della zona per creare un DOP del Tarallo e diffonderlo nel mondo. Il rilancio di Palo del Colle, cui tengo più di ogni altra cosa – insieme allo storico e suggestivo Palio del Viccio – passa anche da qui, dalle nostre straordinarie tradizioni e tipicità pugliesi che vogliamo sempre più valorizzare nel mondo.”
Gli strumenti dello sviluppo territoriale
GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale) e Macroregioni
Il GECT, istituito dall’Unione Europea, può essere utilizzato per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale dell’Europa, anche attraverso la partecipazione ai bandi di finanziamento europei, basti pensare alle tantissime opportunità offerte dai programmi diretti di finanziamento. L’Unione Europea crede fermamente nei GECT, lo ha dimostrato con l’approvazione del nuovo Regolamento 1302 del 2013, che disciplina il funzionamento dei GECT e che entrerà in vigore il 22 giugno 2014. Con il nuovo Regolamento, la UE accresce l’efficienza e l’efficacia dei GECT, tramite l’ampliamento della loro natura, eliminando gli ostacoli burocratici e facilitandone la costituzione e l’attività, mantenendo la facoltà degli Stati membri di limitare le azioni che essi possono realizzare senza contributo finanziario dell’Unione. I GECT godono della più ampia capacità riconosciuta alle persone giuridiche dal diritto nazionale dello Stato membro in cui ha sede, compresa la possibilità di concludere accordi con altri GECT o con altre entità giuridiche, allo scopo di realizzare progetti comuni di cooperazione.
Dottor Abbati, lei, in qualità di coordinatore del Comitato nazionale dell’AICCRE (Consiglio dei Comuni, delle Province e delle Regioni d’Europa) su Macroregioni e GECT, è uno dei più illuminati e dinamici motori della promozione internazionale del Sistema Italia – e della Puglia in particolare – di cui dobbiamo esserle tutti molto grati. Fondamentali sono stati il suo apporto e la sua esperienza anche nel successo di questa iniziativa a Palo del Colle. Ce ne parli.
“Il Comune di Palo del Colle ed il GAL hanno deciso di cogliere le varie opportunità per promuovere il territorio! Hanno saputo farlo ospitando giornalisti e sindaci delle nazioni vicine. La Puglia deve puntare sul turismo! I 700 chilometri di costa, il sole, il clima, il mare pulito, l’enogastronomia insuperabile, la dieta mediterranea, i vini…. sono i grandi gioielli che deve saper vendere nel mondo, insieme ai suoi tesori: i castelli, le cattedrali, i borghi antichi. La Puglia dai mutevoli colori, aperta ed ospitale, deve saper utilizzare le sue immense risorse. E’ una scelta giusta perché siamo alla vigilia di grandi eventi che la regione deve saper sfruttare. L’UE ha instaurato una nuova politica per assicurare risposte ai problemi non risolti. Le esperienze delle Macroregioni del Baltico e del Danubio sono molto positive, e quindi è necessario organizzarsi per sfruttare l’opportunità della Macroregione Adriatico Ionica che inizierà il suo commino nel 2014. Infatti, le Macroregioni sono una novità che porterà grandi vantaggi alle comunità per individuare le necessità, programmare insieme, decidere ed operare sinergicamente. Diversi Stati operano uniti per risolvere vecchi ed importanti problemi. L’AICCRE da anni sollecita le Istituzioni ad utilizzare i tanti finanziamenti messi a disposizione dall’Europa per crescere, per ridurre il divario che esiste con i Paesi del Nord e per rispondere positivamente alle richieste pressanti delle giovani generazioni, alle quali dobbiamo guardare con fiducia, impegnandoci ed offrendo loro orizzonti migliori di quelli attuali.”
Il GAL Conca Barese, strumento di condivisione e propulsione per il Territorio
Il GAL è uno strumento che si pone come un vero e proprio istituto di raccordo tra governi locali, i privati e le comunità di riferimento, valorizzando la propria natura di agenzia di sviluppo a servizio del territorio, in modo da poter orientare le risorse in campo verso i fabbisogni delle comunità. Nello specifico operativo, il GAL ha il compito di informare, diramare i bandi, espletare le istruttorie, con la funzione precipua di creare attorno a sé un network per sviluppare una visione strategica e un modello di sviluppo condiviso da tutti gli attori economici e sociali dei territori verso la risoluzione dei problemi comuni. Uno strumento dinamico, il GAL, in grado di elaborare una strategia organica e coerente di sviluppo condiviso, ponendosi come coadiuvante ‘cabina di regia’ per orientare lo sviluppo locale in sintonia con le potenzialità e le peculiari vocazioni di un territorio.
Al Presidente del GAL Conca Barese, dr. Stefano Occhiogrosso, sindaco di Bitetto, chiediamo come il GAL abbia contribuito e partecipato all’iniziativa di Palo del Colle nelle sue fasi e nei suoi obiettivi di sviluppo territoriale.
“Le enormi potenzialità dell’economia regionale fanno della Puglia una regione viva economicamente e con forti elementi di sviluppo. Se sostenuta in maniera adeguata, le nostre imprese potrebbero proiettarsi all’estero con maggiore incisività, inserendosi in nuovi segmenti di mercato. Il Gal Conca Barese in questo contesto si propone come importante strumento per valorizzare il territorio sul piano agricolo, artigianale, commerciale e soprattutto turistico, sia in termini di ricettività alberghiere (B&B, affittacamere, pensioni, albergo diffuso) che di ristorazione (agriturismo, trattorie, ristoranti). In questa azione di coordinamento strategico, il GAL cerca di svolgere una promozione del territorio anche sul piano culturale, offrendo una caratterizzazione unitaria all’area dei 9 Comuni coinvolti, vista la comune ‘anima’ e le radici medioevali e rurali. Naturale quindi il nostro sostegno a tutte le manifestazioni che sotto il profilo delle tradizioni e degli usi locali si rifanno alla comune origine culturale contadina-rurale. Per questi motivi il consiglio di amministrazione del Gal Conca Barese ha voluto finanziare tutta la parte organizzativa del Palio del Viccio di Palo del Colle, relativa alla comunicazione. In un’economia globale è fondamentale non solo realizzare manifestazioni d’un certo rilievo, ma è anche necessario comunicarne adeguatamente le motivazioni di fondo, coinvolgendo la popolazione locale per riflettere sulle opportunità che ne possono nascere. In definitiva, si devono sostenere gli eventi di rilievo per promuovere l’intero territorio.
Se la Puglia rappresenta un ponte verso i mercati dell’Est e verso i mercati arabi, senza dimenticare il bacino del Mediterraneo, deve dotarsi di infrastrutture idonee, per aumentare la sua ricettività e la sua produttività, come pure aumentare i servizi, la formazione, l’informazione e la comunicazione, se vuole ottimizzare la presenza contestuale del binomio mare-agricoltura, con i porti e aeroporti, e le produzioni delle eccellenze agroalimentari. Il GAL con circa 12 milioni di investimenti all’interno di soli 9 Comuni si muove in tale direzione come agenzia di sviluppo, promozione e marketing territoriale. La terra di Puglia è vasta ed eterogenea, con una grande tradizione enogastronomica; una terra ricca anche di storia, folklore e d’una buona cucina che custodisce immutati avvenimenti, luoghi e racconti singolari. Un patrimonio culturale che ha caratterizzato un passato che si può rivivere nelle viuzze dei centri storici, nei trulli in campagna, nelle aziende agrituristiche e nelle splendide chiese delle nostre comunità che risultano, agli occhi del visitatore curioso, scrigni preziosi di opere d’arte rilevanti sul piano culturale, turistico e storico.”
I rapporti internazionali, tra sinergie e nuovi orizzonti
Ambasciatore Ceka, con le sue ampie vedute internazionali, chi meglio di lei può parlarci delle grandi opportunità di sviluppo della Puglia? Italia ed Albania sono da anni molto legate per importanti scambi culturali, economici e accademici. Un’amicizia sempre più forte tra i due Paesi, alimentata anche dalla vicinanza geografica e dalla comunanza di talune suscettibilità di sviluppo. Lei, tra gli Ospiti d’onore, come ha vissuto questa interessante iniziativa, cosa l’ha colpita maggiormente del Palio del Viccio?
“Prima di tutto mi ha colpito la particolare cura degli organizzatori nel ricreare l’ “ambientazione” medioevale – ne sono uno studioso, anche come archeologo – di questa bellissima iniziativa culturale e di promozione del territorio. Il tutto in una cittadina, come Palo del Colle, così ben conservata e attenta al suo patrimonio storico-artistico, con chiese neogotiche, un bellissimo campanile del XII secolo, un castello e antiche masserie: elementi che connotano la straordinaria specificità di questo antico centro pugliese, non rinvenibile nelle guide turistiche e che invece merita una visita dedicata. Di questo evento, poi, centrato sullo storico e suggestivo Palio del Viccio, ho ammirato la complessità e varietà di iniziative che l’hanno incorniciato adeguatamente: tutto l’ambiente medioevale così sapientemente rievocato attraverso giochi, mercatino, artisti, costumi, sapori dell’epoca, tenzone cavalleresca, musiche. Mentre assistevo alle varie iniziative in programma, sono rimasto colpito anche dalla partecipazione entusiastica, dall’orgoglio di tutta la comunità locale, e in particolare dalla presenza di tanti giovani che con passione si sono cimentati nei giochi, osservandone con rigore le regole e vivendo con impegno lo spirito di appartenenza. Ho partecipato a molte feste in giro per l’Italia, alle quali vengo invitato, ma in pochissimi casi ho potuto riscontrare il forte ‘sapore’, l’humus storico e antropologico che invece ho notato a Palo del Colle.
E mi è molto piaciuta l’idea di far commentare gli eventi dal “giullare” Gianluca Foresi, un abile artista-narratore che ha illustrato con grande talento in rima tutte le manifestazioni, contribuendo a rendere l’atmosfera rievocativa dell’epoca. Mi ha fatto molto piacere, inoltre, ritrovare tanti connazionali albanesi che vivono a Palo del Colle, una comunità che ho visto con mia grande gioia molto ben integrata nel tessuto locale, segno che i Palesi sono persone speciali, ospitali ed accoglienti, molto aperte all’integrazione, come il nostro tempo globalizzato e transculturale suggerisce. Stando a Palo del Colle e conoscendo gli altri Comuni del GAL Conca Barese, grazie all’organizzazione che ce li ha fatti visitare con guide molto preparate, ho scoperto un territorio davvero ricco di bellezze paesaggistiche, artistiche, culturali che mi hanno incantato. Una parte d’Italia bellissima, forse poco conosciuta dagli stessi italiani, che soprattutto al Sud hanno un patrimonio tutto da valorizzare e promuovere. Al Nord ci sono i grandi centri che dominano, al Sud, invece, noto che ogni borgo antico ha una sua identità, con cultura e produzioni locali, in primis il vino e l’olio, che meritano davvero orizzonti di promozione nazionale ed internazionale. Il Sud!… un ‘mondo’ di meraviglie e di persone straordinarie!… Ecco perché più vengo in Puglia, più l’amo!”.
Tiziana Grassi e Goffredo Palmerini
Foto di Gaetano Barile
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