Non so se ha ragione Grillo a dire che “l’Italicum”, frutto dell’intesa Renzi-Berlusconi, è stato pensato contro il 5 Stelle, ma certamente ha ragione Sorgiu che scrive che il Def presentato ieri dal primo ministro è stato pensato per tagliare le unghie al partito della contestazione globale, con incisive tasse sulla banche e forte riduzione delle spese per apparati unitili e nella prospettiva di aiutare la parte sofferente ma ancora sana della Nazione.
Grillo non ci sta a farsi mettere alle corde e, in un colloquio-fiume con il Fatto Quotidiano, boccia il premier, dicendo: “Renzi è un’invenzione giornalistica e gli 80 euro sono un voto di scambio”, accusando De Benedetti di avere “lobbisti in Parlamento” e attaccando Napolitano, “un vecchio molto furbo che ha violato la Costituzione per crearsi un presidenzialismo che non era previsto dai padri costituenti”.
Poi, nella tappa milanese del suo spettacolo comizio al teatro Ciack, si spinge a dire che Bergoglio ha copiato il suo movimento e, di nuovo sul primo ministro, che è un ebitetino con una “cattiveria terribile”, perché bisogna essere molto cattivi per dire: ‘Ti do 80 euro a famiglia, ti do la pizza se mi dai il voto’.
Poi aggiunge che, in fondo, Renzi è il “figlioccio di Gelli”, mentre appena prima aveva scritto sul suo blog: “Quanti soldi aveva De Benedetti prima del suo ingresso in Olivetti e dopo esserne uscito? Lo stesso per Tronchetti Provera e Telecom Italia e per Mussari e Mps, l’elenco potrebbe continuare a lungo. Forza con il Prenditometro, da imprenditori a prenditori il passo è breve”. E fatto intendere che Renzi è funzionale e quindi voluto da tutti costoro.
E’ convinto, l’ex comico, che alle Europee perché è solo lui che intende cambiare l’Europa, mentre Renzi è “il cazzuncello messo lì per cancellare il welfare”
Ed ironizza sulla lista di vip candidati dal Pd, prima fra tutti l’ex calciatore Marco Tardelli e poi tanti altri che il Nazareno sta mettendo insieme: Sonia Alfano, attuale Presidente della Commissione Antimafia Europea, eletta indipendente nelle liste dell’Idv nel 2009; il magistrato Caterina Chinnici, il deputato Massimo Paolucci, l’ex Ministra dell’Integrazione Cecile Kyenge, l’ex Presidente della Giunta regionale piemontese Mercedes Bresso e tanti altri, fra cui gli europarlamentari “uscenti” Roberto Gualtieri, docente universitario e dalemiano di ferro, in pole position per la riconferma; Sergio Cofferati, ex numero 1 della Cgil, che pochi giorni fa, ha ricevuto il disco verde da parte della direzione del Partito Democratico ligure e Andrea Cozzolino, il quale nome divenne noto ai più per le elezioni primarie per la scelta del sindaco di Napoli.
Quanto ai candidati dei 5 Stelle, Beppe Grillo ha avviato la selezione, mentre cade un altro ‘bastione’ del suo movimento al Senato: Bartolomeo Pepe,che dopo giorni di indugi, ha preso la decisione di lasciare il gruppo di palazzo Madama; mentre i fondatori del movimento chiudono la prima tranche di selezione con i primi venti nomi e cioè quelli risultati primi per ogni regione e che entrano di diritto, candidati i quali . Si saranno in lista grazie a qualche centinaia di voti ricevuti; come nel caso, paradossale, di Manuel Voulaz, il più votato in Valle D’Aosta, che entra in lista grazie a soli 33 voti.
Intanto siamo ad un passo dal fatidico 10 aprile, giorno della sentenza su Berlusconi e la tensione in Forza Italia è naturalmente alle stelle.
Brunetta lancia un ultimatum: o si approva la riforma elettorale prima di Pasqua, o casca il governo e Renzi risponde netto che: “Le riforme le facciamo” e “abbiamo rispetto per Fi”, ma “non accettiamo ultimatum da nessuno, men che meno da Brunetta”, deruibricando la vicenda a “questioni interne a Fi” che devono “risolvere tra loro”.
Intanto, il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, sostiene Brunetta e manda a dire al ministro Boschi (che aveva espresso un parere diverso), che: “le riforme sono possibili solo con l’appoggio di Forza Italia”.
In realtà l’osservatore deve, per capire che si tratta di una recita a soggetto chiedersi una cosa: cosa accadrebbe se si dovesse rompere il patto Renzi -Berlusconi? Semplicemente che quest’ultimo uscirebbe definitivamente di scena e il suo partito si sfalderebbe in mille rivoli, che lascerebbero definitivamente lo spazio al Pd e al M5s. Renzi potrebbe tranquillamente scaricare su Forza Italia la colpa del mancato compimento delle riforme e presentarsi ancora come un personaggio spendibile sul mercato elettorale e Grillo avrebbe buon gioco ad attrarre a se gli elettori orfani del partito-azienda, il quale semplicemente senza Berlusconi, non esiste.
Un recente sondaggio del Corriere dà secondo alle europee il partito di Grillo e declassa fortemente Forza Italia e sono in molti a scrivere che adesso, la vera sfida è a due, fra Grillo e Renzi, con il primo che in n tutte le tappe del suo tour a pagamento ribadisce che il Movimento 5 stelle vincerà le Elezioni europee, come in una profezia che si auto-avvera a forza di ripetizioni.
La strategia è chiara: personalizzare lo scontro con Renzi, per escludere dai media Berlusconi e Forza Italia, che stanno già crollando nei sondaggi e il 10 aprile potrebbero subire una ulteriore mazzata.
Quanto a Renzi replica bene nelle parole e nel def (come visto) ed il risultato finale è che entrambi sottraggono voti sottraggono voti al bacino di Forza Italia, con i ‘populisti’ che si spostano verso Grillo, che rappresenta l’opposizione all’Europa e all’euro ed i moderati che invece premiano la velocità del governo Renzi, che va “come un rullo compressore”.
Quindi, da qui a maggio, la vera sfida sarà tra Grillo e Renzi, per il primo posto e mentre oggi il Pd è stabilmente sopra il 30% ed è in crescita., alcuni danno il partito di Grillo vicino a questa soglia e con l’ottimismo dei sostenitori tornato alle stelle.
Carlo Di Stanislao
penso che sia veramente la nkstra ultima carta w m5stelle