“Per 15 milioni di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributivi scendono, la promessa diventa realtà“. Con un’immancabile tweet Matteo Renzi conferma così, al termine del Consiglio dei ministri tenutosi ieri, il varo del decreto per il taglio del cuneo fiscale sui redditi più bassi, ma per gli incapienti, l'”#oraics” (per dirla col tag coniato dal presidente del Consiglio) è ancora lontana. Il provvedimento annunciato in serata, infatti, riguarda unicamente i famosi 80 euro in busta paga che 10 milioni di italiani con reddito annuo da 8 mila a 26 mila si ritroveranno da maggio. Una misura che per Renzi non si tratta di un bonus “una tantum”, ma di un intervento “strutturale”, legato al taglio della spesa. E le risorse verranno recuperate all’interno del recinto dell’ultima legge di stabilità, allontanando così l’ipotesi di tagli alla sanità, come del resto annunciato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sempre su twitter, battendo in velocità il presidente del Consiglio. Nel corso dello stesso Cdm, infatti, il ministro ha allontanato i timori di possibili tagli. “Ufficiale, niente tagli alla #sanità! Non una vittoria personale, ma dei cittadini e del #SSN. Ora avanti tutta con patto #salute e riforme”.
Tra gli interventi annunciati anche lo sblocco dei pagamenti dei debiti della Pa, la revisione del programma di acquisto degli F35, da cui arriveranno 150 milioni, ma tra i 10 tweet di Renzi, non ci sono novità per gli incapienti, cioè per coloro che hanno un reddito al di sotto degli 8 mila euro lordi l’anno che non può beneficiare di sconti fiscali perché non paga le imposte. Per loro, il presidente del Consiglio rimanda possibili interventi alle “prossime settimane e mesi”. La questione incapienti era rimbalzata sui giornali nei giorni dopo l’annuncio del bonus da 80 euro, ma già da subito, nello stesso Partito democratico c’era chi era scettico su provvedimenti imminenti, proprio per via delle risorse. A mettere in guardia dai facili entusiasmi Filippo Taddei, responsabile economia del Pd, che a Sky Tg24, nei giorni scorsi, ha affermato che per gli incapienti servono risorse aggiuntive.
Andando a spulciare tra le statistiche del ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, ci si rende conto che la cosiddetta no tax area non è poi così residuale: i redditi da zero a 8mila euro l’anno individuano circa 4 milioni di persone. Ma i calcoli, per stabilire quante risorse aggiuntive siano necessarie, non sono poi così facili da fare. Secondo i sindacati, infatti, dei 4 milioni di persone c’è una buona fetta (circa un milione che dichiara circa mille euro) che allo stato attuale delle cose viene considerato “a carico” di altri nella dichiarazione dei redditi. In questo caso, qualora ci fosse un bonus, sarebbero esclusi. Esclusi anche i pensionati, ma la parte più articolata riguarda proprio l’erogazione del bonus. Se per i redditi superiori agli 8 mila euro si interviene con un taglio alle tasse, in questo caso si dovrebbe intervenire con un “credito d’imposta” che finirebbe nelle tasche degli incapienti con la dichiarazione dei redditi e quindi nel 2015. Slitta, così, un intervento che in molti davano per certo e ribattezzato come “mini-bonus” da circa 40 euro, rispetto ai più sostanziosi 80 euro per i redditi medi. Ma per Renzi si tratta solo di un arrivederci. Per loro, quindi, ci sarà un intervento ad hoc. Ma sui tempi, nessuna certezza. “Non do tempi esatti – ha detto ieri alla stampa Renzi – perché quando li do, li rispetto”.
Il presidente del Consiglio annuncia che per 15 mln di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributivi scendono
“Per 15 milioni di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributivi scendono, la promessa diventa realtà“. Con un’immancabile tweet Matteo Renzi conferma così, al termine del Consiglio dei ministri tenutosi ieri, il varo del decreto per il taglio del cuneo fiscale sui redditi più bassi, ma per gli incapienti, l’”#oraics” (per dirla col tag coniato […]
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