I deputati Samuele Segoni, Federica Daga, Patrizia Terzoni, Alberto Zolezzi, Mirko Busto e Massimo Felice, del Movimento Cinque Stelle, hanno presentato una interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare sul vulcano Marsili.
Il Marsili è un vulcano localizzato nel Tirreno meridionale e appartenente all’arco insulare eoliano. Si trova a circa 140 chilometri a nord della Sicilia ed a circa 150 chilometri ad ovest della Calabria, con i suoi 70 chilometri di lunghezza e 30 chilometri di larghezza (pari a 1650 chilometri quadrati di superficie) è il più esteso vulcano d’Europa. Il monte si eleva per circa 3000 metri dal fondo marino, raggiungendo con la sommità la quota di circa 450 metri al di sotto della superficie del mar Tirreno:
In uno studio dal titolo «First documented deep submarine explosive eruptions at the Marsili Seamount (Tyrrhenian Sea, Italy): A case of historical volcanism in the Mediterranean Sea», condotto da Gianluca Iezzi, Carlo Caso, Guido Ventura, Mattia Vallefuoco, Andrea Cavallo, Harald Behrens, Silvio Mollo, Diego Paltrinieri, Patrizio Signanini, Francesco Vetere del 2013 è stata confermata la natura potenzialmente esplosiva del più grande vulcano d’Europa e del Mediterraneo.
Nel febbraio 2010 la nave oceanografica Urania, del CNR, ha iniziato una campagna di studi sul vulcano sommerso. Sono stati rilevati rischi di crolli potenzialmente pericolosi che testimoniano una notevole instabilità. Una regione significativamente grande della sommità del Marsili risulta inoltre costituita da rocce di bassa densità, fortemente indebolite da fenomeni di alterazione idrotermale; cosa che farebbe prevedere un evento di collasso di grandi dimensioni.
Nel corso degli anni sono stati scritti numerosi articoli di giornale che riportavano la situazione del vulcano Marsili.
Nel bacino del Marsili, a circa 80 metri di profondità sono stati trovati grandi giacimenti di depositi di rame, ferro, piombo, zinco e manganese che in un prossimo futuro potrebbero essere sfruttati economicamente.
In data 8 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo nel quale un gruppo di ambientalisti hanno denunciato la loro preoccupazione per le trivellazioni geotermiche che potranno interessare il vulcano sottomarino Marsili.
Secondo la Ola (Organizzazione lucana ambientalista) l’iter del permesso di ricerca per fluidi geotermici, denominato «Tirreno Meridionale 1», della Eurobuilding spa, in collaborazione con l’Istituto geofisica e vulcanologia (Ingv), procede senza sosta.
La Eurobuilding, società di Servigliano (Ascoli Piceno), è in attesa di ottenere dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare parere positivo di VIA (Valutazione d’impatto ambientale) per la perforazione del pozzo esplorativo Marsili 1.
Il progetto prevede la realizzazione, entro il 2015, di 4 piattaforme estrattive per una produzione totale di circa 1000 megawatt di energia geotermica sfruttando il vulcanismo dell’area.
La Ola sottolinea che nello studio preliminare ambientale della Eurobuilding si fa riferimento al rischio di «sismicità indotta» e il progetto viene considerato come una sorta di banco di prova per valutare l’impatto ambientale provocato dallo sfruttamento del campo geotermico del Marsili. «In sostanza – rimarca la Ola – una vera e propria sperimentazione che metterebbe a rischio l’intero ecosistema del mar Tirreno e di quattro regioni costiere (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia)». Del rischio di sismicità indotta connesso alle perforazioni se n’è occupato anche il professor Benedetto De Vivo, dell’università Federico II di Napoli, secondo il quale, riporta l’Ola, «le conseguenze sarebbero devastanti, senza escludere il pericolo tsunami».
Pertanto i deputati del M5S hanno chiesto al Ministro se sia a conoscenza delle evidenze scientifiche e dei fatti esposti in premessa;
se e con quali metodi sia stato valutato il rischio di sismicità indotta;
se siano stati presi in considerazione anche eventuali rischi indotti quale quello delle possibili onde anomale e il loro impatto sulla navigazione e sulle coste;
se non ritenga che l’autorizzazione del progetto possa costituire un significativo precedente per eventuali futuri progetti di realizzazione di impianti geotermici in corrispondenza di altri vulcani attivi presenti nel territorio nazionale.
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