Crisi: -6% di ricavi per il commercio equo

La crisi colpisce anche il fair trade: dopo 3 anni di crescita in controtendenza, i ricavi delle organizzazioni di commercio equo e solidale  hanno visto, infatti, un brusco calo del 6 per cento nel 2012, con una contrazione dei ricavi di quasi 5 milioni di euro (-4.864.076 euro). Lo dice l’ultimo rapporto di Agices, l’assemblea generale del […]

Group of people reaching for sliced cake on table, elevated viewLa crisi colpisce anche il fair trade: dopo 3 anni di crescita in controtendenza, i ricavi delle organizzazioni di commercio equo e solidale  hanno visto, infatti, un brusco calo del 6 per cento nel 2012, con una contrazione dei ricavi di quasi 5 milioni di euro (-4.864.076 euro). Lo dice l’ultimo rapporto di Agices, l’assemblea generale del commercio equo in Italia, che riunisce 84 realtà su tutto il territorio nazionale, reso noto in occasione dell’ultimo incontro nazionale che si è svolto ieri a Trento.

A determinare il calo hanno contribuito in modo significativo le mancate entrate da progetti finanziati, che sono diminuite del 23 per cento rispetto all’anno precedente. Le vendite dei prodotti, invece, scendono del 4 per cento, pari a 3.602.348 euro. Per quanto riguarda la distribuzione: tra i canali di vendita dei prodotti di commercio equo e solidale, si assiste per il 2012 a una crescita in controtendenza, rispetto agli anni precedenti, delle vendite presso i canali commerciali tradizionali (supermercati, negozi bio, grande distribuzione in generale). Questi da soli rappresentano il 21 per cento delle vendite e risultano essere l’unico canale con un segno positivo (+8 per cento). Gli altri canali di vendita perdono il 5 per cento (botteghe del mondo e altri soggetti di economia solidale) mentre perdono ben l’81 per cento la regalistica aziendale e il vending.

A crescere, invece, è il numero di organizzazioni di produttori -spesso molto strutturate poiché racchiudono a loro volta numerose organizzazioni di base- cha passano da 186 a 199 nel 2012. Complessivamente sono stati importati prodotti per un totale di 13.859.462 euro, con un calo pari al 12 per cento rispetto all’anno precedente.L’America Latina da sola rappresenta il 50 per cento del totale delle importazioni il cui ammontare è calato del 9 per cento. La sua produzione è legata all’ambito agroindustriale (caffè, banane, cacao). L’Asia, da cui proviene grossa parte dei prodotti di artigianato e no-food, ha visto le importazioni calare del 16 per cento, scendono anche le importazioni dal continente africano che hanno risentito della crisi accusando un –13%: dato meno rilevante in valore assoluto (rappresentando complessivamente l’11 per cento delle importazioni) ma ugualmente significativo in termini di impatto economico sulle comunità di produttori. Cala anche il numero dei lavoratori e quindi del costo del lavoro sostenuto dalle organizzazioni di commercio equo e solidale passando rispettivamente da 1.202 a 1.039 e da 14.357.176 euro a 13.261.035 euro.

Nonostante il calo drastico di entrate da progetti, che vanno tipicamente a sostegno delleattività info-educative sul territorio, spiega il rapporto, l’impiego di risorse dedicate a questo settore è aumentato nel 2012 in modo significativo passando da 1.569.345 euro a 1.810.697 euro. Diminuisce però il numero di ore che si realizzano (da 9.840 a 8.074,5) in relazione al calo di volontari (da 4.971 a 4.863) e ad una tendenza a utilizzare le risorse disponibili per sviluppare strumenti che consentano di raggiungere un pubblico diverso o più vasto (mostre, video, concorsi, etc ) piuttosto che impiegandole in attività di formazione frontale nelle classi.

“Sono anni non facili per il movimento italiano del commercio equo e solidale: dopo due decenni di espansione nelle vendite di prodotti sugli scaffali delle nostre botteghe, oggi le cooperative e le associazioni che operano sul territorio registrano una preoccupante stasi se non una riduzione del volume delle attività – sottolinea Alessandro Franceschini, presidente di Agices -. E se gli ultimi mesi hanno visto un repentino acutizzarsi di problematiche già presenti da tempo, in molti casi il dato economico è stato accompagnato dall’erosione delle riserve accumulate negli anni, con una complessiva perdita di ricchezza del movimento intero. Tra le cause di questa temporanea difficoltà vanno elencati il calo dei consumi nel commercio al dettaglio- aggiunge – scelte strategiche non sempre fortunate, inefficienze interne al sistema di  distribuzione, il riproporre schemi già collaudati ma probabilmente inefficaci a fronte di uno scenario sociale ed economico radicalmente mutato e infine la scarsa propensione a uscire dalla difficoltà cercando soluzioni comuni”.

E così per rilanciare l’impegno del commercio equo, Agices, sottolinea che “la rivoluzione è alle porte, anzi sulle porte”. Dalle prossima estate le botteghe del mondo italiane inizieranno a ospitare la “vetrofania di equo garantito”: un logo a garanzia dei consumatori, che il negozio sia effettivamente fair trade.  Tra le altre iniziative, il  World Fair Trade Week, che si terrà a Milano dal 23 al 31 maggio 2015. L’occasione è l’assemblea di Wfto, la World Fair Trade Organization, che rappresenta oltre 450 soci, operanti in circa 70 Paesi in tutto il mondo. A Milano sono attesi oltre 300 delegati da ogni continente.

Una risposta a “Crisi: -6% di ricavi per il commercio equo”

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