“L’Italia ha un futuro, ma se potrà averlo dipende anche dal terzo settore”. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi parla nuovamente della proposta di riforma del terzo settore incontrando a Milano il comitato editoriale di Vita. “Andiamo avanti, c’è ancora qualche settimana per approfondire, per capire le coperture, anche per dirsi dei no portandone le motivazioni: poi il 27 giugno andiamo in Consiglio dei ministri”. Il premier ascolta gli interventi di presidenti e responsabili di organizzazioni e associazioni, ne raccoglie – assieme al sottosegretario Luigi Bobba – gli spunti e le richieste, poi interviene nel merito di alcune questioni sottolineando però anzitutto il carattere generale della riforma tratteggiata dalle Linee guida pubblicate la scorsa settimana.
“La riforma del terzo settore – dice – non è un omaggio o un tributo all’esperienza di alcuni di noi: la facciamo perché abbiamo un’idea dell’Italia a 360 gradi, è un pezzo del puzzle, di un disegno più ampio di cui parleremo nei prossimi mesi, una volta finita la campagna elettorale”. E specifica infatti che il disegno di legge delega del 27 giugno rimarrà monco se contemporaneamente non si agirà, ad esempio, sui temi della sanità o della scuola: “Le rivoluzioni comunque si fanno un passo alla volta: facciamo quindi con cura questo tipo di intervento nella consapevolezza che molte cose potranno poi essere completate con altri interventi”.
Renzi parla della necessità di coinvolgere tutti gli attori nella riforma e incassa un coro unanime di consensi soprattutto sul tema del servizio civile universale, giudicato come strumento di mobilitazione civile, di educazione all’impegno civico, ma anche di risorsa per individuare la propria vocazione professionale e perfino – in prospettiva – come strumento di reclutamento dirigenziale per le stesse organizzazioni. Il premier mette in evidenza “la differenza fra imprese sociali e cooperazione sociale” e invita a utilizzare il “buon senso” nel giudicare il sistema dei voucher per i servizi alla persona, uno dei temi delle Linee guida che ha sollevato più perplessità: “Sarò democristiano –scherza il premier – ma è sbagliato sia pensare al voucher come ad un totem intoccabile” (il riferimento, neppure troppo velato, è al centrodestra), “sia pensarci con astio” quasi pregiudiziale, come avviene “nel mio partito” (e qui il riferimento del premier al Pd è apertamente esplicitato).
Nel suo intervento, Renzi – riprendendo alcuni degli spunti presentatigli – parla anche di adozioni internazionali, dell’Expò di Milano (che per il premier va caratterizzato con un’attenzione particolare al tema della fame del mondo), di politica estera con riferimento esplicito alla Libia e della presenza delle organizzazioni internazionali nel paese per assistere i profughi, e ancora di fisco e Iva. Proponendo infine un incontro europeo sul terzo settore nel corso del semestre europeo di presidenza.
EXPO’ CONTRO LA FAME NEL MONDO – Sull’Expo 2015 di Milano “ci abbiamo messo la faccia fino in fondo, si possono perdere voti ma non si può perdere un’occasione come l’Expò”. E questo appuntamento Renzi propone di caratterizzarlo anche con un tema che “altrimenti rischia di sparire”: quello della fame del mondo. “Diciamo sempre che è qualcosa di scandaloso ma non possiamo pensare che sia un tema che non ci riguardi”. Da un lato 827 milioni di persone che rischiano di morire di fame, dall’altro un miliardo e 100 milioni di persone che hanno a che fare con l’obesità: un tema che secondo il premier ha anche una forte connotazione educativa e culturale che deve essere ripresa perché “dobbiamo dare la possibilità anche alle nuove generazioni di tornare a ragionare sui grandi ideali”. Il tema – fa notare Renzi – esiste a livello globale ma esiste anche a livello locale, con gli sprechi di cibo, ed è una sensibilità che l’Italia “ha nel suo dna”.
UNHCR IN LIBIA – Per Renzi occorre “riflettere sull’idea che abbiamo di organizzazioni internazionali”, anche con riferimento alla politica estera. E dicendo che le prossime elezioni europee saranno fondamentali per “capire se l’Ue si occuperà di Libia oppure no” porta l’esempio proprio del paese africano, dal quale “arriva il 96% delle donne e degli uomini che affrontano il Mediterraneo” e arrivano sulle nostre coste: per il premier il nodo critico è una politica estera finora incentrata sulla “logica degli inviati speciali dei singoli paesi”. “E la politica estera comune dell’Unione dov’è?”, si domanda Renzi che si dice intenzionato a porre la questione alla riunione dei capi di stato e di governo dell’Unione. Sulla Libia, dice, la questione è “che ci stanno a fare le organizzazioni internazionali”, se sia il caso di permettere all’Unhcr di fare dei campi profughi in prossimità delle coste libiche: “Secondo me si”, afferma. Anche perché “la mancata presenza dell’Onu e della comunità internazionale ha aperto le porte alla presenza sul territorio libico di fondamentalisti che prima erano più lontani”.
ADOZIONI EUROPEE – Sulle adozioni internazionali, Renzi ricorda di “seguire personalmente” la vicenda del blocco delle adozioni in Congo: “Se non ne parliamo – dice – non è per negligenza ma per una scelta precisa legata alla necessità di portare a casa il risultato. Per questo continuerò a non parlarne”. Quanto alle proposte di “adozioni europee”, secondo il premier un conto sarà ragionare su possibili adozioni interne ai 28 paesi dell’Europa, ma un altro è ipotizzare un comune standard europeo per le adozioni provenienti dai paesi stranieri: “Non credo ci convenga”, dice con riferimento a questa seconda opzione. “Penso comunque che sarebbe una buona idea se utilizzassimo il semestre europeo per organizzare, magari a ottobre-novembre, un appuntamento dedicato solo ai temi del terzo settore, per un confronto a livello europeo”.
FISCO E IVA – “Sul tema fiscale non si può intervenire un pezzo alla volta, e anche per la questione dell’Iva deve essere così”, dice il premier con riferimento alle richieste provenienti in tal senso. Renzi ricorda che in Italia ci sono troppe agevolazioni fiscali (“sono 721”), figlie di un “modo di fare le leggi che va profondamente cambiato”. Più spazio ai testi unici, quindi, e più in generale più semplificazione: “Meno passaggi obbligatori ci sono, meglio è”, dice con riferimento all’abolizione del vincolo obbligatorio per le aziende di aderire e farsi rappresentare dalle Camere di commercio: “Capisco che questa modifica del sistema camerale abbia spinto Federsolidarietà e altri a cercare un terreno di discussione anche critica, e questa discussione la porteremo avanti”, ma l’obiettivo della semplificazione –fa intendere- va perseguito. (ska- RS)
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