Siamo i peggiori pagatori d’Europa. Tra i principali Paesi dell’Unione europea solo in Italia la crisi ha aumentato i tempi necessari per saldare i fornitori. Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia su dati Intrum Justitia relativi a un’indagine effettuata nei primi tre mesi di quest’anno, un’impresa italiana su cinque (ovvero, il 20 per cento degli intervistati) e’ stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti.
“Nonostante il dato sia inferiore a quello registrato nei principali paesi Ue- segnala il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi- e’ drammatico che in l’Italia, con un tasso di disoccupazione che ormai galoppa verso il 13 per cento, molte aziende siano costrette ad espellere una parte del personale perche’ non vengono pagate con regolarita’”.
Purtroppo, continuiamo a essere i peggiori pagatori d’Europa. Se mediamente la nostra Pubblica amministrazione (Pa) paga le imprese a 165 giorni (+107 giorni rispetto la media europea), nei rapporti commerciali tra imprese ci vogliono 94 giorni affinche’ il committente saldi il proprio fornitore (+ 47 giorni rispetto la media Ue). Anche nei rapporti tra privati (cioe’ cittadini/famiglie) e imprese, la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (41 in piu’ della media Ue). In tutti e tre i casi appena descritti, nessun altro Paese d’Europa fa peggio di noi.
Si pensi che nel rapporto tra Pubblica amministrazione e imprese in Bosnia i pagamenti avvengono in 41 giorni, in Serbia in 46 e in Grecia in 155.
Questa situazione assume una dimensione ancor piu’ preoccupante se si analizza l’andamento dei tempi medi di pagamento registrati in questi ultimi sei anni di crisi economica (2009-2014). Nel confronto tra l’Italia, la Francia, la Germania e la Gran Bretagna, solo da noi si sono allungati i giorni necessari affinche’ il committente saldi il pagamento al proprio fornitore. Se tra privati (vale a dire cittadini/famiglie) e le imprese l’aumento e’ stato di 5 giorni, nelle transazioni commerciali tra imprese e’ salito di 6. Drammatica, invece, la situazione nei rapporti tra Pubblica amministrazione e i propri fornitori. I pagamenti si sono allungati di ben 37 giorni, sebbene dal 2011 la nostra Pa ha cominciato a migliorare la sua performance.
Secondo Giuseppe Bortolussi: “Le lungaggini burocratiche, il cattivo funzionamento degli uffici pubblici, i vincoli economici legati al Patto di stabilita’ interno, l’abuso di posizione dominante del committente e la mancanza di liquidita’ sono alcune delle motivazioni che consegnano al nostro Paese la maglia nera nella correttezza dei pagamenti. Nonostante dall’1 gennaio 2013 la legge stabilisca che il pubblico deve pagare entro 30/60 giorni, mentre i privati tra i 60/90 giorni, queste disposizioni continuano a essere palesemente inapplicate, con ricadute molto pesanti soprattutto per le piccole imprese che dispongono di un potere contrattuale molto limitato”.
La Cgia ricorda che in attesa di conoscere l’effettivo stock di debiti accumulati dalla nostra Pa nei confronti delle imprese private, nel biennio 2013-2014 sono stati stanziati 47 miliardi di euro. Ad oggi sono stati pagati circa 23,5 miliardi di euro, mentre il ministero dell’Economia ha annunciato nei gironi scorsi l’avvio di una procedura di erogazione di un’altra tranche per gli Enti locali pari a 1,8 miliardi. Infine, secondo la legge di stabilita’ 2014, il Governo Renzi ha pianificato per l’anno in corso un intervento pari a 13 miliardi di euro, anche se secondo la Relazione tecnica potranno essere pagati nel 2014 solo 5.
Crisi: un’impresa su 5 licenzia per il ritardo dei pagamenti della Pa
Siamo i peggiori pagatori d’Europa. Tra i principali Paesi dell’Unione europea solo in Italia la crisi ha aumentato i tempi necessari per saldare i fornitori. Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia su dati Intrum Justitia relativi a un’indagine effettuata nei primi tre mesi di quest’anno, un’impresa italiana su cinque (ovvero, il 20 per cento degli […]
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