Si e’ aperto ieri a Roma, presso lo Sheraton Conference Center, sino a domani 27 maggio, la VI edizione di I.C.A.R. (Italian Conference on AIDS and Retrovirus), promosso da Simit (Societa’ italiana malattie infettive e tropicali). Il congresso propone un inedito e tridimensionale approccio tra scienza di base, ricerca diagnostico-clinica, competenze delle associazioni di pazienti e/o delle comunita’ colpite dall’HIV. Un obiettivo ambizioso da parte della comunita’ scientifica infettivologica italiana, delle Associazioni dei pazienti e delle istituzioni, in un momento in cui gli standard di assistenza e cura raggiunti in Italia devono confrontarsi con esigenze di sostenibilita’, mettendo cosi’ costantemente in discussione i percorsi intrapresi nei diversi ambiti.
In questi ultimi anni il numero di nuove diagnosi di infezione da Hiv si e’ stabilizzato su circa 4000 nuovi casi all’anno. Nel 2012, piu’ della meta’ delle segnalazioni sono pervenute da tre regioni: Lombardia (27,6%), Lazio (14,5%) ed Emilia-Romagna (10,4%). E’ possibile stimare che circa 150 mila persone in Italia siano sieropositive. Il dato allarmante e’ chel‘eta’ in cui viene posta la diagnosi sia sempre piu’ alta con una eta’ mediana di 38 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. Questo dato si accompagna alla conferma che la diagnosi viene posta sempre piu’ frequentemente troppo tardi, quando l’infezione ha gia’ determinato gravi danni all’immunita’. Dalla meta’ degli anni Ottanta ad oggi la distribuzione dei casi per modalita’ di trasmissione ha subito un notevole cambiamento: la proporzione di casi dovuti alla trasmissione per scambio di siringhe e’ diminuita dal 76,2% nel 1985 al 5,3% nel 2012, mentre sono aumentati i casi attribuibili a trasmissione sessuale. In particolare, i casi attribuibili a trasmissione eterosessuale sono aumentati dall’1,7% nel 1985 al 42,7% nel 2012 e i casi attribuibili a trasmissione omosessuale nello stesso periodo sono aumentati dal 6,3% al 37,9%.
La continua riduzione dei finanziamenti per la ricerca che si e’ registrata negli ultimi anni in Italia, l’ha fatta retrocedere agli ultimi posti delle classifiche dell’Unione europea e dell’Ocse. Stiamo assistendo, infatti, ad un progressivo smantellamento della rete scientifica con il pretesto che le universita’, cosi’ come ospedali e altre istituzioni, sono troppe e quindi inutili e costose. Tutto cio’ sta determinando una continua emigrazione di giovani laureati in altri paesi europei e del resto mondo. Per contro, nonostante i tagli dei finanziamenti, la ricerca italiana continua a classificarsi fra le migliori in Europa e nel mondo.
“In questo scenario- spiega Massimo Andreoni, presidente del congresso e presidente Simit, Societa’ italiana malattie infettive e tropicali- si svolgera’ a Roma, dal 25 al 27 maggio, sotto l’Alto Patronato dalla Presidenza della Repubblica, la Conferenza Italiana sull’AIDS, ICAR, nel quale accanto ad illustri scienziati provenienti dal tutto il mondo saranno i giovani ricercatori italiani a presentare i risultati della loro ricerca. Infatti, gran parte del convegno sara’ dedicato alla presentazione di studi condotti in Italia da circa 100 giovani ricercatori selezionati per le ricerche svolte. La conferenza quest’anno vede partecipare piu’ di mille delegati di cui il 45% rappresentato da donne”.
Il Lazio rappresenta “una delle regioni maggiormente colpite– aggiunge Massimo Andreoni- con una incidenza di nuovi casi di infezione di HIV pari a 8,8 casi per 100.000 persone residenti. Nella nostra regione sono stati segnalati circa 10.000 casi di AIDS. In conclusione, la sensazione che si percepisce e’ che la nuove possibilita’ terapeutiche che rendono oggi questa malattia controllabile nella maggior parte dei casi e un ridotto interesse da parte dei media abbia determinato una perdita di attenzione da parte della popolazione alla trasmissione di questa malattia. E’ utile ricordare che i farmaci che oggi possediamo sono estremamente efficaci ma non in grado di eradicare l’infezione e quindi il trattamento della malattia deve essere considerato cronico per tutta la vita con le conseguenze che questo puo’ determinare”.
La sensazione “di noi specialisti e’ che le denunce di infezione possano essere sottostimate rispetto ai casi effettivi- aggiunge Perno, Professore Ordinario di Virologia Universita’ di Roma Tor Vergata e Direttore Scuola di Specializzazione in Microbiologia e Virologia- Al di la’ dei numeri, cio’ che ci colpisce sono le nuove popolazioni: aumentano le infezioni per i giovani omosessuali, che pensavamo protetti dalle campagne d’informazione. Inoltre l’Italia e’ tra i fanalini di coda in Europa come tempo della diagnosi: e’ troppo tardiva, in fase avanzata, e questo significa minori chance di tornare alla normalita’ anche con una terapia antivirale efficace, nonche’ maggiori chance di contagio di altre persone nel lungo periodo che intercorre tra l’infezione e la diagnosi (tardiva). La colpa e’, purtroppo, semplice: la totale assenza della percezione della malattia e la completa incoscienza di fronte alla gravita’ della stessa. Sesso sregolato e mancanza di percezione del rischio e della conseguente necessita’ di proteggersi, al giorno d’oggi, sono i principali fattori che favoriscono il contagio: rimane importante il ruolo delle droghe, soprattutto cocaina, che abbassano i freni inibitori e provocano un cedimento dello stato coscienzioso e dell’autocontrollo, soprattutto tra i giovani. Si puo’ calcolare un aumento di infezioni, negli ultimi anni, del 10-15% nella fascia piu’ giovane, tra i 16 e i 25 anni, soprattutto a causa di rapporti omosessuali”.
Tra le tematiche che verranno affrontate, la centralita’ del rapporto comunicazionale tra paziente e medico, l’esplorazione delle possibilita’ ad ampio raggio in campo preventivo, la valutazione complessiva del paziente al fine di favorire un monitoraggio d’insieme, l’attenzione a particolari problematiche di popolazione e di condizione clinica, l’imprescindibile correlazione tra il dato di successo virologico e le conseguenti sfide cliniche in funzione della promozione della qualita’ della vita dei pazienti. In linea con la tradizione e la filosofia ICAR, anche l’edizione 2014 dedica ampio spazio al contributo dei giovani ricercatori italiani: nelle comunicazioni orali, nei poster e attraverso il premio ICAR-CROI 2014. Stessa grande attenzione alle persone con HIV ed alle Associazioni, con diversi momenti dedicati nell’ambito del programma scientifico e con l’introduzione di un nuovo topic “scienze sociali e aspetti di comunita’” tra gli argomenti portanti del Congresso. Infine ICAR-LAB, una nuova sessione pensata proprio per confrontarsi e indirizzarsi verso percorsi comuni nei vari ambiti.
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