Putin corona il suo sogno imperiale e restaura nei fatti la vecchia unione siglando ad Astana con Kakakistan e Bielorussia, un trattato che, dal 2015, darà luogo al mercato regionale più grande al mondo, con una popolazione di 170 milioni di persone e un Pil totale che sfiora i 2.7 trilioni di dollari, con enormi riserve di risorse naturali che rappresentano un quinto delle riserve di gas mondiale e il 15% di quelle petrolifere. Duro colpo per l’Europa e per l’orgoglio americano, già scavalcato e prima del previsto dalla Cina, con la nascita di una anti-unione europea, come è stata definita, che equivale a rimettere in piedi l’Unione Sovietica, con confini destinati ad allargarsi in breve a Kirghizistan e Armenia. Deve correre ai ripari l’Europa e rapidamente, rinnovarsi e cambiare per sopravvivere, come ripete Renzi, tornare a giocare una partita non di rimessa e rinunciare alla politica austera che l’ha indebolita e corrosa in questi ultimi anni. Quanto all’Italia deve ripartire dopo i rovinosi dati sul pil, la disoccupazione che viaggia verso il 13% ed uno scatto morale annunciato ma remoto, che Renzi cerca di concretizzare iniziando da Expo 2015, rispettando le scadenze promesse e completando la squadra capeggiata da Cantone, per fare luce e sbarazzarsi di appalti sporchi. Poi si tratterà di combattere la burocrazia lenta ed inefficace e di trovare il modo di investire per dare respiro e lavoro per testimoniare nei fatti la voglia di cambiamento. Si tratterà anche di mediare fra industriali e sindacati di semplificare e migliorare la disciplina del contratto a tempo indeterminato, rendendolo più conveniente e attrattivo per le imprese, ma con tutele certe per i lavoratori. E si dovrà anche rimettere mano alla vetusta edilizia scolastica e alla cultura abbandonata da tempo, magari facendo allargare i cordoni della borsa all’Europa. Partita difficile ma non impossibile dopo il trionfo popolare alle europee e la tenuta degli alleati di governo, con Forza Italia che dovrà non porre troppi ostacoli se non vuole una ecatombe finale. Inquietanti notizie vengono dall’India e ci dicono che la violenza di genere non dorme né rallenta, con l’ultimo episodio in un villaggio dell’Uttar Pradesh, con due bambine stuprate e poi impiccate e sette uomini denunciati, fra cui due agenti di polizia. Le vittime, di 14 e 15 anni, erano due sorelle dalit, cioè senza casta o intoccabili, stuprate selvaggiamente e poi impiccate ad un albero di mango. I dati ci dicono che nella sola India si assiste ad uno stupro ogni 22 minuti ed anche se nel paese sono state varate leggi più rigide, la cultura conservatrice e l’atteggiamento passivo delle autorità e della polizia non contribuiscono a contrastare il fenomeno. Ma anche in Italia una donna muore ogni due giorni per mano di un uomo come ha ricordato Monica Schneider, Presidente Commissione Elette del X Municipio di Roma, subito dopo il ritrovamento di una trentenne rumena accoltellata e gettata agonizzante in un canale ad Ostia. La ferocia nel mondo è in crescendo, come crescono le incertezze e le preoccupazioni, il disorientamento e la confusione che infiltra gli ideali e rovescia o annulla la scala dei valori. Di questo ha parlato Obama ieri, nel suo discorso ai cadetti di West Point, dicendo che occorre cambiare strategia e, ad esempio contro il terrorismo, puntare soprattutto su partnership efficaci, chiarendo che, dall’Ucraina alla Siria, dall’Iran alla Corea del Nord e all’Africa, si deve agire collettivamente con gli alleati , ampliando gli strumenti non militari, dalla diplomazia alle sanzioni, dall’isolamento al ricorso alla giustizia internazionale. Dicono gli psicologi che l’aggressività è un istinto di base dell’essere umano, una componente fondamentale dell’inconscio insieme agli altri impulsi primordiali che spingono l’uomo ad agire per soddisfare i propri immediati bisogni ed ancora, che è la paura ad attivarla, esprimendosi con azioni estreme ed ostili, volte alla distruzione o al dominio. Come ha scritto Lucio Garofalo , una paurosa spirale di morte e distruzione ha avvolto l’intera umanità, senza risparmiare più nessun popolo, una spirale di guerra e terrorismo che non pare offrire soluzioni, un mostruoso parto gemellare generato dal medesimo sistema che ha bisogno della violenza organizzata in varie forme e fenomeni, per rigenerarsi, ricostituirsi e perpetuarsi all’infinito. La visione che attribuisce alla “cattiveria umana” la causa dei mali e dei problemi del mondo, è soltanto un’ingenua e volgare mistificazione culturale, mentre il tema è talmente vasto, enorme, complesso, da rivestire un’importanza centrale e prioritaria nell’ambito dello sviluppo storico dell’intera umanità. Ciò che sappiamo è che il nucleo di tale problema risiede nella ingiustizia fra classi e solo quando lo sviluppo delle capacità economico-produttive e tecnologiche della società, raggiunge un livello tale da permettere il superamento e l’eliminazione di questa ragion d’essere si assiste a periodi liberi da violenza individuali e collettive. Il gioco di potere fra potenze mondiali e la sfida per la supremazia nel mondo generano fenomeni ampi e macroscopici di violenza che, tuttavia, si riverbera nei comportamenti e nelle società, come le cronache di ogni giorno ci raccontano. A volte si usa la violenza sugli altri come sfogo per problemi di vita quotidiana, come patologico mezzo di comunicazione per fare capire alla gente ciò che si prova o che si vuole ottenere. Gli aggressori molto spesso, soprattutto quelli più giovani,sono portati alla violenza da situazioni in famiglia che li affliggono e da cui vorrebbero fuggire. Frustrazione ed insoddisfazione sono alla base di questa forma più minuta ma non meno infiltrante di violenza, che si esercita sui deboli e gli indifesi, su donne e bambini in ogni parte del mondo, in un a guerra diuturna e planetaria che continua implacabile nonostante proclami ed ammonimenti.
Carlo Di Stanislao
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