Non si sono ancora spenti l’eco e le conseguenze dello scandalo Expo che un altro ne parte, con virulenza: il Mose, con Renzi che, a Bruxelles per il G7, si gioca il risultato elettorale e deve prendersi la bonaria battuta di Obama che fa riferimento ai capelli bianchi già spuntati sul suo capo e poi fa scivolare tutto sulle questioni estere, con una cena di apertura a base di pesce e in chiusura semifreddo al cioccolato amaro, in cui Renzi interviene sullo spinoso dossier libico, anche in chiave del dramma immigrazione, parlando di una situazione “critica ma non irreversibile” e sottolineando l’importanza di «ridare energia al processo di riconciliazione nazionale, definendo fondamentale il lavoro degli inviati speciali. A due giorni dalle celebrazioni per i 70 anni dallo sbarco in Normandia, Barack Obama ha lanciato la sua offensiva europea schierandosi al fianco dell’Ucraina nel braccio di ferro con Mosca, mentre Putin è assente ma si fa sentire da lontano rilanciando una rivolta filo-russa nelle regioni dell’est ed il contenzioso sulle forniture di gas che Mosca minaccia di tagliare, mentre Washington conferma un pacchetto di aiuti da 23 milioni di dollari per la sicurezza del Paese.
Somno molto educati i leader mondali e nessuno ricorda a Renzi gli scandali a ripetizione della sua Nazione, ma le prime pagine di tutti i giornali, in Europa e negli USA perlano del fatto che l’Italia sembras incapace di uscire da scandoli e corruzione.
“Quello che sta emergendo in questa vicenda, che ovviamente deve essere vagliata dalla magistratura, è un sistema molto inquietante, ancora più di quello già grave venuto alla luce per Expo”, ha detto riferendosi al caso-Mose Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ai microfoni di “Prima di tutto”, su Radio 1.; aggiungendo che “è innegabile che il sistema degli appalti deve essere ripensato, ma cambiare le regole non basta, perché occorre discontinuità politica e culturale”.
Il quadro che emerge dall’inchiesta relativa al Mose – dice ancora Cantone, “è di una corruzione davvero penetrante, che viene in qualche modo favorita dalla quantità enorme di denaro che gira quando si tratta di Grandi Opere. Ogni volta che accadono fenomeni corruttivi di questo tipo, giocoforza si parla di cambiare le regole. Però, è innegabile – che il sistema degli appalti vada ripensato”.
Intabnto il Pd mette le mani avanti e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti dice ai giornalisti che: “Il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, contrariamente a quello che ho letto, non è iscritto al Pd. Non ha tessera. È un sindaco indipendente e il Pd, che lo sostiene in consiglio comunale a Venezia, non significa che rubi”.
Forza Italia, invece, imbraccia il garantismo e sul “Mattinale” Brunetta scrive: “Certamente la strana vicenda che sta emergendo intorno al Mose ha dei contorni poco nitidi– e le persone coinvolte a vario titolo dovranno in qualche modo chiarire la loro posizione e i loro presunti comportamenti. Detto questo, la posizione di Forza Italia è quella di sempre. Da noi non troverete mai verbali rubati e condanne a priori o a prescindere. Non troverete riportati e trascritti gli spifferi usciti dalle varie Procure o le intercettazioni di questo o quel personaggio chiave”. “Da noi regna il garantismo, prima di tutto – continua il foglio azzurro – Per il rispetto dei coinvolti, ma anche per rispetto dei cittadini e delle istituzioni che non meritano la spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie e le gogne mediatiche preventive. E il nostro è un garantismo, come abbiamo dimostrato a testa alta in diverse e numerose occasioni, a trecentosessanta gradi: con gli amici, e ancor di più con i non amici. La politica non può ripartire dall’azione della magistratura. Non può essere succhia ruote dei protagonismi dei pm di turno”. Quindi di chi è la responsabilità degli scandali? “La rigidità, che non deve certo giustificare eventuali comportamenti illeciti, non ha certo aiutato lo sviluppo di questo grande progetto del Mose – spiegano i forzisti – E poi le regole: troppo complesse, troppo restrittive, troppo confuse. Bandi e appalti poco trasparenti hanno fatto il resto. Urge mettere mano ad un sistema che, in ogni parte d’Italia, porta lungaggini, ritardi, aumenti dei costi e malaffare, ancora non appurato con certezza nella vicenda in questione. Per il resto, il gruppo parlamentare della Camera esprime solidarietà e vicinanza a Galan per le gravi accuse a lui rivolte, siamo certi che saprà dimostrare la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono imputati”. E mentre sventoliamo al mondo il nostro “orgoglio da predoni”, la cosa più incredibile è che a commentare l’ennesima ” Tangentopoli del giorno” ci siano ancora brillanti reduci della prima repubblica: Bianca Berlinguer a Linea Notte ha invitato un politico di corso scaduto come l’inossidabile Cicchitto e un faccendiere ever green come Luigi Bisignani per farsi raccontare che la società civile non è migliore della società politica e che la causa di tutto sono le lungaggini. Anzi Luigi Bisignani che ha veleggiato da Tangentopoli fino alle P3 e P4 ha aggiunto anche che il problema non è la mancanza di controlli, anzi che ce ne sono anche troppi.
Il punto be la summa della situazione la fa su “Repubblica” Massimo Giannini, che dice che da Tangentopoli e Mani Pulite in poi, e per un infinito ventennio di malaffare pubblico e privato, non solo si è fatto assai poco, ma quel poco che si è fatto lo si è fatto assai male, con grandi proclami e piccoli compromessi, leggi-feticcio, da dare in pasto al popolo bue e poi appalti in deroga a volontà, per lucrare fondi neri. Non solo in epoca berlusconiana, che sappiamo straordinariamente nefasta sul piano etico; ma anche in tempi più recenti, che speravamo finalmente proficui sul piano della ricostruzione morale e della legislazione penale.
Fa bene la nostra solerte senatrice Stefania Pezzopane a documentare su facebook con un selfie la totale assenza di aula di senatori presenti invece numerosi nella bouvette, ma faremmo bene a ricordarci che l’assenza è totale e riguarda tutti gli schieramenti e che la richiesta di rinnovamento e cambio di passo basato su onestà, capacità e merito, non deve riguardare solo gli altri.
Carlo Di Stanislao
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