Aumentare gli strumenti di trasparenza e controllo, ridisegnare il rapporto con la Pubblica amministrazione e incentivare le forme di promozione e sviluppo. Sono questi i tre nodi centrali della proposta avanzata dal Forum del Terzo settore al governo in vista della legge di riforma del Terzo settore, nel corso di un convegno organizzato oggi a Roma. In particolare, spiega il portavoce del Forum Pietro Barbieri, “proponiamo la responsabilizzazione dei soggetti di Terzo settore attraverso forme innovative di autocontrollo. Per esempio la revisione dei bilanci della cooperazione sociale e uno strumento come la Charity Commission adottata in Gran Bretagna”. Per il Forum è necessario anche rendere pubblici i dati attivando per esempio un “registro unico del Terzo Settore con il conseguente potere sanzionatorio e reputazionale”. E istituire un’apposita Authority, un organismo con finalità pubbliche indipendente, con funzioni di promozione, indirizzo, studio e controllo.
Inoltre, spiega ancora Barbieri “la riforma non può prescindere da alcuni interventi fra i quali quello di riordinare, uniformare, semplificare la disciplina tributaria e fiscale nazionale con interventi come la stabilizzazione del 5×1000. Bisogna poi affermare all’interno dell’Unione Europea, le specificità del terzo settore italiano, non assoggettandosi acriticamente alle regole sulla concorrenza”. Il Forum chiede, poi, di semplificare il sistema di affidamento dei servizi al Terzo settore; prevedere agevolazioni e semplificazioni nell’accesso al credito e strumenti finanziari dedicati;sanzionare i ritardi di pagamento delle pubbliche amministrazioni e di incentivare processi aggregativi nel settore. “Un importante risultato della promozione e sviluppo è la creazione di opportunità di lavoro e occupazione e di sue sempre maggiori tutele – aggiunge il portavoce.
Tra le richieste contenute nel dossier anche quella di regole più chiare nel rapporto con la Pa. “Valorizzare il principio di sussidiarietà verticale e orizzontale non può certo significare sostituire l’impegno dello Stato – continua Barbieri -Occorre evitare:da un lato, un’interpretazione strumentale dell’articolo 118 della Costituzione: le attività sussidiarie dei cittadini non possono essere la risposta al taglio della spesa pubblica sociale. Dall’altro va riformata la PA ridisegnando il rapporto con i cittadini e le organizzazioni sociali. E’necessario un nuovo modello organizzativo: quello della amministrazione condivisa, con la sussidiarietà elemento centrale di riforma della Pa. Solo così si può quindi costruire un nuovo patto di cittadinanza”. “Auspichiamo poche regole semplici e chiare” conclude Barbieri.
Per il Forum, dunque, l’obiettivo è fare in modo che il Terzo Settore, diventi un “soggetto attivo nel fare le sue richieste, un valore aggiunto per il Paese”. “Con un Terzo Settore più chiaro, semplice, consapevole, è possibile lanciare una proposta: l’adozione di un “Programma strategico per i beni comuni e beni collettivi”, un disegno per una politica dei beni comuni, del welfare, della salute, dell’ambiente, della cultura, dell’educazione, che coinvolga e mobiliti tutto il Terzo Settore italiano in uno sforzo, adeguatamente coordinato e sostenuto, per contribuire a rinsaldare e rilanciare il Paese”. Rispetto alla proposta avanzata dal governo il Forum esprime un parere positivo, ma “occorre chiarire la finalità della riforma – aggiunge Barbieri – Occorre che il Terzo settore venga posto nelle condizioni di liberare le sue energie e venga riconosciuto, sostenuto e promosso quale attore strategico per lo sviluppo politico, economico e sociale del Paese, soggetto del cambiamento. Va quindi riconosciuta la funzione pubblica del Terzo settore quale protagonista nell’attuazione dei principi costituzionali della solidarietà e sussidiarietà. Occorre farlo per separare il grano dal loglio. È curioso che siano state scritte le Linee guida di riforma del Terzo Settore senza prima provare a definire prima cosa è, di cosa si sta parlando” .
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